TARANTO – Era l’estate 2014 quando il nostro giornale iniziò ad occuparsi di un losco individuo, tale Pietro Stabile, all’epoca dei fatti maresciallo della Guardia di Finanza a Taranto con il quale il nostro direttore ebbe un diverbio in un ristorante di uno stabilimento balneare a Lama (Taranto), a seguito del quale intervennero il Comando Generale delle Fiamme Gialle ed il Comandante provinciale di Taranto (all’epoca dei fatti) Col. Salvatore Paiano, il quale però come i fatti dimostrano non capì la predisposizione delinquenziale dello Stabile.
Un commerciante Daniele Nunziata si era rivolto nel 2015 al finanziere Pietro Stabile, dopo aver subito minacce ed intimidazioni di vario genere, fidandosi erroneamente dello Stabile e ritenendolo inizialmente, come un “uomo” dello Stato che avrebbe potuto salvarlo, ma gli venne detto che si trattava di una banda di calabresi n’dranghettisti che aveva preso il controllo del “pizzo” nel centro della città, e che per liberarsene il finanziare era riuscito a concordare la somma di 5mila euro. Un comportamento questo abbastanza anomalo per un finanziere, un richiesta evidentemente insolita, che tuttavia il commerciante per mettere fine alle proprie crescenti preoccupazioni ha accettato pur di uscire da quell’inferno.
Le richieste di pagamenti che lo Stabile reiterava giustificandoli come la soluzione per tranquilizzare gli n’dranghettisti che lo avevano adocchiato, continuarono ininterrottamente sino a quando il commerciante del centro di Taranto, trovò dei buoni consigli e decise finalmente di rivolgersi alla Polizia di Stato, denunciando l’accaduto, un’azione questa che consentì così gli agenti di poter organizzare la “trappola”.
Stabile il 18 giugno 2015 , venne arrestato in flagranza di reato per estorsione, dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Taranto mentre si trovava all’interno della sede delle Poste Italiane sul lungomare della città jonica, pochi attimi dopo dopo aver ricevuto una busta denaro da Daniele Nunziata un commerciante del centro di Taranto. I poliziotti lo fermarono con in tasca ancora la busta con 5mila euro in contanti, soldi che il militare infedele aveva richiesto al commerciante per proteggerlo dalle minacce che stava subendo ripetutamente , dall’incendio del furgone per le consegne di lavoro ai colpi di pistola sparati contro le serrande del proprio negozio ed altre intimidazioni. Di cui il realtà Pietro Stabile era il responsabile. Non esisteva nessun “clan” della N’drangheta !
A seguito dell’arresto del 2015, in attesa di giudizio il finanziere era stato successivamente scarcerato, ed aveva iniziato a minacciare il commerciante, intimandogli di ritirare le sue querele, al punto tale da generare in lui e nella moglie, che per ironia della sorte in passato frequentava la moglie dello Stabile, “un perdurante stato di ansia e di paura e da ingenerare un fondato timore per se e per la propria famiglia, nonché una modificazione delle proprie abitudini di vita“. Stabile venne denunciato per stalking e condannato ad un anno e 6 mesi, a seguito di sentenza emessa nel giugno 2017 dal Tribunale di Taranto, decisione questa confermata successivamente in secondo grado dalla Corte d’Appello.
L’ormai ex maresciallo Stabile, che è stato prima degradato a soldato semplice e successivamente espulso dalla Guardia di Finanza, è sottoposto anche ad un terzo processo penale. Infatti nell’ aprile 2018, era stato nuovamente arrestato in quanto ritenuto mandante di ulteriori intimidazioni incendiarie ai danni del commerciante, questa volta però incredibilmente insieme all’avvocato Massimiliano Cagnetta del Foro di Taranto, e due pregiudicati Aldo (detto Alduccio) La Neve e Salvatore Stasolla. Per quest’ultimo procedimento Stabile ha scelto il rito abbreviato e la sentenza dovrebbe arrivare entro la fine dell’estate.
Piero Stabile, secondo le accuse a suo carico aveva commissionato l’incendio del furgone utilizzato al lavoro del commerciante Nunziata che lo aveva fatto arrestare nel 2015 al La Neve , il quale a sua volta delegò lo Stasolla che aveva eseguito il tutto con la collaborazione dell’avvocato Cagnetta che nelle spedizioni punitive incredibilmente gli aveva fatto da autista.
Ieri l’ex maresciallo Piero Stabile assistito dall’ avvocato Attavilla è stato condannato a 9 anni e sei mesi di reclusione dal giudice Patrizia Todisco , una pena addirittura più pesante di quella richiesta dal pubblico ministero Ida Perrone che aveva chiesto la condanna a 8 anni di carcere. Il giudice inoltre ha disposto una provvisionale immediatamente esecutiva di 50mila euro che lo Stabile dovrà pagare in favore del commerciante che si era costituito parte civile nel processo. Sarà adesso un processo civile a determinare l’ammontare del risarcimento.