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26 Dicembre 2024 01:58

Indagine di mafia della DDA di Catania. Sequestrati dai Carabinieri del Ros 17 milioni di euro all’editore della Gazzetta del Mezzogiorno

La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio "per avere, da numerosi anni, apportato un contributo causale a Cosa nostra catanese" nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo che è anche il presidente della EDISUD spa, la società editrice della Gazzetta del Mezzogiorno.

Ingenti somme di denaro sono state sequestrate su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catania a Mario Ciancio Sanfilippo, l’ editore catanese al vertice di un gruppo editoriale cui, tra l’altro, fa capo il quotidiano pugliese LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO e “LA SICILIA” di Catania.  Sotto sequestro antimafia è stato sottoposto un rapporto bancario intrattenuto da Ciancio tramite una società fiduciaria del Liechtenstein in un istituto di credito con sede in Svizzera, sul quale erano depositati titoli e azioni per un valore stimato in circa 12 milioni di euro. Inoltre è stata  sequestrata la somma in contanti di circa 5 milioni di euro depositata nella filiale di una banca catanese. Il sequestro è stato effettuato dai Carabinieri del Ros di Catania, a cui erano state delegate le indagini penali e patrimoniali.

la sede barese de LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
la sede barese de LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio “per avere, da numerosi anni, apportato un contributo causale a Cosa nostra catanese” nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo che è anche il presidente della EDISUD spa, la società editrice della Gazzetta del Mezzogiorno. Domani davanti al gup si svolgerà  l’udienza preliminare per stabilire se l’editore dovrà o meno essere processato. A carico di Ciancio, gli inquirenti hanno raccolto e riscontrato le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia. La procura distrettuale antimafia catanese  ha ricostruito complessi affari intrapresi dall’imprenditore e nei quali secondo l’accusa aveva interessi la “mafia“, motivo per cui ha delegato al Ros le indagini patrimoniali che hanno portato alla scoperta dei fondi occultati all’estero. Sono stati individuati depositi bancari in Svizzera, alcuni dei quali schermati tramite delle fiduciarie di Paesi noti come paradisi fiscali, grazie anche alla cooperazione prestata dalla procura di Lugano attraverso una rogatoria e secondo i trattati internazionali. E’ stata proprio la procura di Lugano ad acquisire dagli istituti di credito svizzera documentazione bancaria ritenuta rilevante e fondamentale a livello probatorio per le indagini.

CdG GdF CCDelle altre attività investigative sono state delegate al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania che ha acquisito le movimentazioni bancarie e altre informazioni sulle quali il consulente del pm, la società multinazionale “Price Water House Coopers spa“, specializzata in revisioni in bilancio, sta ricostruendo il patrimonio di Ciancio negli anni. La richiesta di sequestro urgente è  avvenuto allorquando la procura catanese è venuta a conoscenza della circostanza sospetta che Mario Ciancio Sanfilippo aveva dato la disposizione bancaria di monetizzare i propri titoli detenuti in Svizzera e di trasferire il ricavato in istituti di credito italiani. Nella richiesta di sequestro sono stati ricostruiti numerosi affari dell’editore che, secondo i pm, sono stati infiltrati da Cosa Nostra catanese sin dall’epoca in cui l’economia della città era sostanzialmente imperniata sulle attività delle imprese di un gruppo di “cavalieri del lavoro“, tra i quali Graci e Costanzo. Dalle indagini è emersa quella che gli inquirenti definiscono “una sperequazione non giustificata” tra le somme di denaro scoperte in Svizzera e i redditi dichiarati da Ciancio ai fini delle imposte sui redditi in un ampio arco temporale.

Il programma televisivo Report” già sei anni fa aveva messo in evidenza numerose criticità tra le attività di Mario Ciancio nell’inchiesta “I viceré” ( realizzata del collega Sigfrido Ranucci) andata in onda il 15 marzo 2009.

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