Ancora una volta la gestione commissariale da prova di serietà e rispetto per i lavoratori, con l’annuncio fatto al Ministero dello Sviluppo Economico dal commissario Pietro Gnudi , che ha comunicato di aver destinato una prima tranche di 10 milioni di euro, prelevato dal secondo prestito ponte ricevuto dalle banche, per pagare le imprese dell’indotto ILVA che lavorano in appalto per lo stabilimento siderurgico, le quali soffrono conseguenzialmente la crisi di liquidità dello stabilimento siderurgico tarantino.
A questa prima ondata di pagamenti, farà seguito una seconda fase con altrettanti 10 milioni di euro che verranno pagati all’inizio del prossimo anno. Questi pagamenti daranno una grossa mano all’indotto siderurgico tarantino che sino ad oggi attendeva pagamenti stimati intorno ai 20 milioni di euro.
“Abbiamo già ripetutamente sollecitato e fatto presente, anche ai parlamentari tarantini – ha dichiarato Enzo Cesareo presidente della Confindustria jonica – che questa crisi. è insostenibile Le aziende dell’indotto siderurgico senza gli incassi dei propri crediti dall’ ILVA, infatti, non avrebbero potuto corrispondere gli stipendi e pagare anche le tredicesime. Si rischiava quindi di creare una discriminazione tra i lavoratori dipendenti dell’ ILVA e quelli dell’indotto, costretti ad un Natale critico nonostante lo sblocco della seconda rata del prestito ponte“.
Gli scenari più probabili per lo stabilimento siderurgico tarantino negli ultimi giorni portano direttamente ad un intervento del Governo con il ritorno all’acciaio di Stato, anche se per un tempo limitato .
“Il commissario – ha aggiunto Cesareo – ritiene l’indotto e l’appalto di Taranto strettamente funzionali alle attività dello stabilimento siderurgico. Dovremmo quindi essere garantiti in un eventuale riassetto della società e non subire alcuna incertezza”. Valutazioni queste che sono dir poco imbarazzanti. Come si fa ad avere incertezze in presenza dell’intervento diretto dello Stato ?
Ma forse Cesareo è un pò preoccupato per le sue attività imprenditoriali personali, che secondo voci circolanti lo avrebbero portato a ridimensionare fortemente le sue attività in Brasile, vivendo nello stesso tempo una profonda crisi per la sua azienda tarantina.