di ANTONELLO de GENNARO
11 settembre 2001, una data indimenticabile per New York ma anche per tutto il mondo occidentale. Immagini che circolavano fra le agenzie di stampa e quelle fotografiche come un lungo e triste video racconto di quel giorno. Inizialmente ritraevano i grattacieli ancora in piedi dinnanzi alle quali erano immortalate piccole figure, che erano delle persone in volo, degli esseri umani come noi, che quel giorno si trovarono quasi imprigionati nei piani superiori rispetto al punto in cui i due aerei di linea dirottati dai terroristi si erano infilati nelle “Twin Towers” (le torri gemelle) come getti d’acqua nella neve. Alla fine i morti furono circa 3 mila.
Quelle persone vedendo irraggiungibile ogni via di fuga interna alle torri e nella e consapevolezza che nessuno avrebbe potuto raggiungerli lassù e salvarli, in molti si erano buttati nel vuoto quando l’assedio delle fiamme e l’odore acro del fumo era diventato insopportabile. Dalle Twin Towers avevano preso a volare persone come se fossero dei fogli di carta che raggiungevano Silenziosi il suolo con una lentezza apparente. Quelle immagini, quei frame altro non erano che degli interminabili secondi che qualsiasi corpo avrebbe impiegato per volare giù dalle centinaia di metri d’altezza di quei grattacieli.
Mentre le dirette televisive avevano già filmato e mostrato a tutto il mondo quell’orrore le foto che arrivavano sul desk delle redazioni invece, ribaltavano del tutto la prospettiva. Primi piani, freddi e spietati. Donne e uomini in pose per lo più scomposte. Ma una foto aveva sconvolto più delle altre. Quella che vedete qui sopra.
Una guerra contro un nemico è invisibile. Vite umane ridotte in brandelli e in cenere. Le altre, dei loro concittadini, sconvolte. Anche le nostre vite, più fortunate di chi ci ha rimesso la vita, sono cambiate. Quelle ferite che portiamo dentro di noi da 20 anni sono invisibili ma non sono indelebili. Quelle immagini strazianti rimarranno scolpite dentro di noi. E non riusciremo a cancellare dalla nostra memoria il titolo “America under attack“ che la Cnn scelse per titolare la più spaventosa tragedia dei nostri tempi.
La C.I.A. il più celebrato servizio segreto del mondo e la più discussa e temuta rete d’ascolto e spionaggio mondiale non avevano avuto il minimo sospetto o allerta. La rete di sicurezza americana venne clamorosamente trafitta in più punti. La superpotenza rimasta si scoprì, nell’era di Internet e della multimedialità create dalla propria tecnologia, debole, insicura ed impaurita.
Oggi 20 anni dopo siamo tutti americani. Come i passeggeri dei voli dirottati che un terrificante e sofisticato piano terroristico trasformò in proiettili umani. Come i newyorchesi che quel maledetto giorno si apprestavano ad andare al lavoro, affollando gli ascensori, tutti con l’assillo americano della puntualità ed efficienza. Come quelle persone che si sporgevano disperate dalle torri invocando aiuto e sono state divorate dalle fiamme o come quelle che si sono lanciate nel vuoto.
Da quel giorno siamo ancora oggi tutti americani anche nel guardare e ricordare con un mix di dolore e rabbia crescente quelle vergognose inqualificabili manifestazioni di giubilo del terrorismo palestinese davanti alle immagini di morte di civili inermi e continuiamo a domandarci quale sia veramente il mondo nel quale viviamo.
Una cosa è certa: il nostro pensiero di sdegno per il terrorismo ed il nostro potenziato rinvigorito amore per i nostri “fratelli” americani e di tutto il mondo che hanno perso la vita o i propri parenti o amici quel maledetto 11 settembre 2001. Noi non dimentichiamo.