di Antonello de Gennaro
Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, trent’anni fa, l’allora presidente del consiglio e segretario del PSI, Bettino Craxi osò sfidare gli Stati Uniti d’America a Sigonella, e forse fu allora che iniziò la sua fine. La CIA gliele fece pagare a caro prezzo. I fatti che precedettero e seguirono quella notte potrebbero essere un’ottima trama per una fiction a puntate, una fiction di quelle che solo gli americani sanno costruire con grande maestria quando fanno a riferimento a “fatti” veramente accaduti, ma quella notte d’autunno in quell’aeroporto di Sigonella dove allora ancora contavano gli italiani, si rischiò tanto. E chi vi scrive, quella notte l’ha vissuta in diretta, lavorando nello staff del Presidente Craxi.
Non ci sono immagini di quella notte, almeno, fino ad oggi, e se ci sono non sono disponibili. Qualcosa si trova in qualche filmato della Rai che può documentare con efficacia quanto accadde in quelle ore piene di tensione. Ore drammatiche che segnarono l’ultimo atto del sequestro della nave Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi che avvenne il 7 ottobre alle ore 13.07, mentre la nave si accingeva a lasciare le acque egiziane per arrivare in Israele. La nave da crociera venne dirottata dai terroristi palestinesi, al largo di Port Said, in Egitto. Arafat inviò Abu Abbas ed il 9 ottobre sembrava essere arrivati ad una soluzione senza spargimento di sangue, infatti la nave venne liberata ed i dirottatori con Abu Abbas salirono a bordo di un Boeing dell’EgyptAir. Nel frattempo, si scoprì che un passeggero paralitico americano, era stato ucciso e scaraventato in mare dai terroristi .
La reazione degli USA fu immediata. Il presidente statunitense Ronald Reagan, mentre si trovava in volo da Chicago per rientrare a Washington, decise di accettare e sostenere la proposta del Consiglio di sicurezza, disponendo unilateralmente senza consultare nessuno di fare intercettare l’aereo egiziano.
Dalla portaerei americana “Saratoga” che si trovava in navigazione nelle acque del Mediterraneo partirono quattro aerei F-14 Tomcat che affiancarono l’aereo egiziano nel cielo, poco sopra Malta. Alle 23.50 del 10 ottobre la Casa Bianca telefonò al presidente italiano Craxi e annunciarono che il Boeing dell’EgyptAir, con a bordo i dirottatori e Abu Abbas, era stato intercettato da quattro caccia F-14 ed obbligato a dirigersi verso l’Italia. Di lì a pochi minuti tutti i velivoli atterrarono a Sigonella. Per sbloccare la situazione, durante quelle ore cruciali si incrociarono centinaia di telefonate. Ma non tutte partirono dalle stanze di Palazzo Chigi.
L’America voleva fare tutto e subito. In pratica pretendeva di prendere gli assassini del loro compatriota ucciso, ed i mediatori palestinesi per trasferirli subito negli Usa. La posizione contraria di Bettino Craxi era legittima: i sequestratori avevano colpito una nave italiana in acque internazionali, dunque devono essere processati a Roma e non negli Stati Uniti. Inoltre Abu Abbas era stato un mediatore e non un complice, anche se il commando appartiene alla sua fazione.
Gli F-14 americani dirottano l’aereo egiziano sulla base di Sigonella, dove già dal 1959 esiste l’insediamento della Naval Air Facility della VI Flotta USA nel Mediterraneo. L’autorizzazione del Comando italiano all’atterraggio del volo egiziano arrivo solo allorquando il velivolo aveva già dichiarato l’emergenza combustibile e appariva chiaro e lampante che non sarebbe stato in grado di poter volare e procedere oltre.
Il Boeing egiziano atterrò quindi a Sigonella ma venne subito accerchiato da venti Carabinieri e trenta avieri armati del VAM, che a loro volta vengono accerchiati dalle forze d’assalto della “Delta Force” al comando del generale Carl Steiner che erano atterrati in precedenza dell’aereo di linea egiziano, volando su due Lockheed C-141 Starlifter dei Navy SEAL. Ma i militari americani vengono circondati a loro volta da altri Carabinieri, che nel frattempo erano confluiti dalle caserme di Catania e Siracusa. E tutti avevano la sicura disinnescata ed il colpo in canna, pronti a far fuoco se costretti.
Alla fine delle convulse telefonate e trattative diplomatiche fu il presidente americano Ronald Reagan a fare un paso indietro, e sotto il controllo di quattro ufficiali USA (e cinque militari addetti al collegamento via radio), i quattro terroristi vennero presi in consegna dai militari italiani e trasportati in volo a Ciampino, il secondo aeroporto della Capitale.
Il senatore Gennaro Acquaviva, capo dello staff di Bettino Craxi a Palazzo Chigi ha recentemente rivelato che per evitare le intercettazioni fu costretto più volte a scendere nella Galleria di piazza Colonna per comunicare con un telefono a gettoni, “Eravamo sicuri di essere intercettati. Poi negli anni successivi ci siamo accorti che era più il Mossad della Cia, ma sapevamo di essere sotto intercettazione. E poi, a quell’epoca le più sicure erano le cabine telefoniche pubbliche…”.
Una vicenda nota, questa ricordata sommariamente, che è stata riproposta in un libro edito da Mondadori dal titolo “La notte di Sigonella”, uscito questa settimana nelle librerie, scritto e voluto dello stesso Bettino Craxi, contenente molti documenti inediti e la corrispondenza declassificata statunitense. Nel 2001 un quaderno della Fondazione Craxi, a cura di Franco Gerardi, metteva in luce quella vicenda che, all’epoca, riempì di orgoglio tutti gli italiani a seguito delle decisioni prese dal loro premier. Poi, come sempre accade alle vicende umane, grazie allo “squallore” ed opportunismo politico si è dimenticato tutto ciò, e si è tornati nella “normalità”. Probabilmente per Bettino Craxi “la notte di Sigonella” fu il punto di partenza del suo declino e della sua immeritata fine politica.
Un giorno la storia racconterà che dietro l’inchiesta milanese “Tangentopoli” ed il tanto esaltato “pool Mani Pulite” della Procura della repubblica di Milano, in realtà si muovevano agenti ed operazioni della CIA, il servizio di spionaggio americano, specializzato a destabilizzare Governi dimezzo mondo. E fu l’inizio del declino sociale, politico, economico del nostro Paese.