E’ arrivata la svolta definitiva nelle indagini in corso sul decesso del fruttivendolo Antonio Massari, che lo scorso 7 febbraio del 2013 si presentò all’ospedale ‘Giannuzzi‘ a Manduria in gravissime condizioni , abbandonato dai due sconosciuti accompagnatori che subito dileguarono. L’uomo, che aveva subito un trauma alla nuca con la frattura della base cranica che gli aveva provocato un’emorragia cerebrale, venne successivamente trasferito nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale “Santissima Annunziata” di Taranto, dove decedette dopo una settimana, il 16 febbraio senza mai aver ripreso conoscenza e quindi senza aver potuto rilasciare alcuna dichiarazione alla polizia giudiziaria.
I Carabinieri del Comando provinciale di Taranto nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio hanno arrestato 4 persone. In carcere e’ stato tradotto il presunto autore dell’omicidio, mentre sono state poste ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento un altro uomo e due donne .
Di omicidio preterintenzionale dovrà rispondere Luigi Dalemmo, di 21 anni, di Brindisi, l’unico indagato attualmente detenuto in carcere. Ai domiciliari sono stati invece posti la sua fidanzata, Loredana Tondo, di 24 anni, di Manduria, e la madre della ragazza, Antonia Piccinni, di 42 anni, ed Antonio Di Lauro, di 52 anni, di Manduria, a cui è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Pompeo Carriere del Tribunale di Taranto su istanza del pm Antonella De Luca. Gli investigatori ritrovarono la vettura del Massari, ancora aperta, proprio nei pressi dell’ingresso di un deposito di legna sito alla periferia di Manduria, dove sarebbe stato commesso l’omicidio.
Il deposito è gestito dalle due donne coinvolte negli arresti, Piccinni e Tondo, che sono rispettivamente la moglie e la figlia di Pietro Tondo, un noto pregiudicato del posto, attualmente in carcere per associazione di tipo mafioso, ritenuto componente del clan capeggiato da Vincenzo Stranieri.
Nel deposito lavorava occasionalmente anche Luigi Dalemmo il giovane fidanzato della ragazza, considerato il reale ‘esecutore dell’omicidio. Fu infatti proprio il Dalemmo a dichiarare di essere stato egli stesso a telefonare a Massari per invitarlo ad un incontro nel deposito per chiarire personalmente alcuni apprezzamenti ritenuti un pò troppo confidenziali ed “allegri”nei confronti della sua fidanzata. Incontro che, a suo dire, si era concluso pacificamente. Dalle indagini della Procura di Taranto e’ emerso invece che Dalemmo e Massari in realtà avevano avuto una lite ed uno scontro fisico e che la vittima era caduta all’indietro da una rampa interrata di tre metri, volo che gli procurò il trauma mortale alla nuca