Sei dipendenti della Telecom, in servizio presso la sede di piazzale Mater Ecclesiae a Bari, telefonavano dalle utenze aziendali per ricaricare i cellulari dei loro familiari, così rubando traffico telefonico fino a 1800 euro per ciascuna utenza. Ora sono accusati di furto aggravato e sono stati sospesi dal posto di lavoro in attesa del giudizio. La Squadra mobile di Bari nei giorni scorsi ha notificato loro l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (ex-art. 415bis) . I fatti contestati si riferiscono a quanto avvenuto nel periodo intercorso fra novembre 2012 e giugno 2013.
Le indagini coordinate dal pubblico ministero dr.ssa Bruna Manganelli, sono iniziati nel novembre 2012 a seguito di una dettagliata denuncia dell’azienda telefonica, la quale aveva constatato un anomalo picco di traffico in uscita da alcune utenze aziendali, quelle in uso agli indagati, verso cellulari. Dagli accertamenti svolti in collaborazione con l’ufficio «funzione sicurezza territoriale Telecom Italia», è venuto fuori che «da alcune utenze interne aziendali venivano effettuate, in modo sistematico, telefonate che, per il numero e la durata – come si legge in una nota della Procura di Bari – erano assolutamente incompatibili con una ordinaria attività d’ufficio ed erano dirette esclusivamente ad utenze di telefonia mobile di diversi gestori».
Le indagini hanno accertato decine di migliaia di telefonate di questo tipo, fatte anche di notte e nei giorni festivi, persino quando gli uffici erano chiusi. I dipendenti avrebbero avviato dai telefoni fissi dell’ufficio sei telefonate contemporaneamente (il massimo consentito), mettendole tutte in attesa, verso altrettante utenze cellulari anche di altri gestori che usufruivano dell’opzione che consente di ricaricarsi in base alle chiamate ricevute.
In alcuni casi le telefonate venivano fatte partire alle 20, quando si concludeva il turno di lavoro, e duravano anche fino all’alba. «Gli indagati – spiega la Procura – con tale sistema ricaricavano utenze cellulari intestate ai propri familiari o conoscenti per decine di migliaia di euro».