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3 Luglio 2024 10:24
3 Luglio 2024 10:24

Acciaierie d’ Italia (ex Arcelor Mittal) continua a pagare in ritardo le aziende dell’indotto dello stabilimento di Taranto

25 milioni di euro di debiti non pagati dall'ex-Ilva-Arcelor Mittal (ora Acciaierie d' Italia) ai fornitori dell'indotto, nell' imbarazzante silenzio degli esponenti pugliesi della Lega, il partito di cui il ministro Giorgetti è vicesegretario vicario, proprio mentre è in corso la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 12 giugno, dove si presentano anche a Taranto e Genova con una lista con il nuovo logo “Prima l’Italia”, la “cosa” che Matteo Salvini ha creato in vista delle amministrative siciliane, e che assomiglia parecchio ad una nuova forza politica.

Presentata un’interrogazione parlamentare al ministro per lo sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sui ritardi accumulati da Acciaierie d’Italia nell’effettuare i pagamenti dovute alle aziende in appalto dell’indotto , da un gruppo di parlamentari del Pd, prima firmataria Chiara Gribaudo, piemontese, e dalla presidente della Commissione Attività produttive, la toscana Martina Nardi, a cui si sono uniti i deputati pugliesi Francesco BocciaMarco Lacarra, e Ubaldo Pagano (ex segretario provinciale del Pd a Bari, ma eletto a Taranto) .

Al momento attuale solo le aziende associate di Confindustria Taranto lamentano crediti non corrisposti per 25 milioni di euro. Il prefetto di Taranto ha annunciato una nuova cabina di regia per monitorare i ritardi nei pagamenti dei fornitori attivandosi per lo smaltimento dei residui passivi per un primo stanziamento di 3,7 milioni di euro. Una risposta parziale. Chiediamo al Ministro di farci pervenire al più presto quali soluzioni intende adottare in merito al monitoraggio e smaltimento degli arretrati a carico del gruppo Acciaierie d’Italia, per quanto di sua competenza, al fine di garantire la sopravvivenza delle migliaia di imprese dell’indotto distribuite su tutto il territorio nazionale” si legge nell’interrogazione parlamentare.

I parlamentari del Pd, evidenziano un altro passaggio dell’interrogazione anche altri aspetti della situazione complessiva nella quale si trova lo stabilimento siderurgico di Taranto : “Continua a destare preoccupazione lo scenario gestionale e finanziario di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, il più grande complesso siderurgico europeo. Da un lato, come già denunciato dalle organizzazioni sindacali, c’è incertezza su alcuni aspetti strategici come il piano manutenzioni, il piano industriale, il piano investimenti, la sicurezza degli impianti, i livelli di produzione e il ricorso agli ammortizzatori sociali. Dall’altro le difficoltà finanziarie che, con il continuo ritardo dei pagamenti, rischiano di mettere in ginocchio imprese e lavoratori dell’indotto”.

Imbarazzante il silenzio degli esponenti pugliesi della Lega, il partito di cui il ministro Giorgetti è vicesegretario vicario, proprio mentre è in corso la campagna elettorale per le elezioni amministrative a Taranto, dove si presentano con una lista con il nuovo logo Prima l’Italia, la “cosa” che Matteo Salvini ha creato in vista delle prossime amministrative del 12 giugno, e che assomiglia parecchio ad una nuova forza politica. O, quantomeno, potrebbe diventarlo. E del resto, se davvero si trattasse “solo di un esperimento su scala locale” – scrive il quotidiano IL FOGLIO – non si spiegherebbe il motivo per cui il segretario del Carroccio ha dato mandato di occuparsene a colui che da sempre, nella Lega, è addetto alla scrittura di statuti, e cioè Roberto Calderoli. Che non è l’unico “colonnello” leghista coinvolto nell’operazione di restyling della Lega nel centrosud.

Nell’atto costitutivo firmato nello studio di un notaio bergamasco, pochi giorni primi di Pasqua, tra i soci fondatori figurano altre firme di prestigio. Quella di Lorenzo Fontana, vicesegretario federale della Lega. Quella di Giulio Centemero,  tesoriere del partito di via Bellerio. E poi il senatore Stefano Candiani, “varesotto” che in Sicilia è già stato commissario. Tutti a tenere a battesimo un logo che, tra la vecchia guardia, ha creato un malumore che è risalito fin nel cuore del leghismo che fu, a indispettire perfino lui, il “senatur” Umberto Bossi

Non è un caso quindi che da Genova sino alla Sicilia, passando per Taranto, le liste leghiste hanno il nuovo “logo” al posto della Lega-Salvini premier. Anche perchè alle ultime regionali la Puglia al voto non si è “legata” alle promesse dei leghisti che con il loro pessimo risultato, boicottando Raffaele Fitto, hanno consegnato la Regione a Michele Emiliano.

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