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22 Novembre 2024 09:48

Giorgetti : “Basta con i rivoluzionari da Scuola Radio Elettra ! Salvini non li ascolti”

La “realtà” secondo il ministro Giorgetti, è fatta di una situazione di crisi impressionante, a cui la politica è chiamata a far fronte. "I cittadini, vanno rassicurati, non spaventati, agitando paure e pericoli inesistenti". Ci sono invece situazioni reali a cui dare risposte: l’inflazione, i salari al palo, i mercati impazziti. Ce n’è abbastanza per far sbandare Paesi molto più solidi del nostro, figuriamoci l’Italia

Giancarlo Giorgetti, il leghista più vicino a Draghi, prima di partire per Ankara con il premier per il vertice con Erdogan ed esponenti del governo turco, aveva lanciato un avviso chiaro ai suoi colleghi della Lega, partendo da quei “rivoluzionari della scuola Radio Elettra” come li definisce in privato, che cercano di convincere Matteo Salvini ad uscire dal governo. Il ministro dello Sviluppo Economico nel suo intervento a braccio tenuto ieri mattina dinnanzi agli assicuratori dell’ Ania, aveva mandato il suo “allarme”: “È un momento molto particolare, di incertezza, che travaglia imprese e famiglie. A queste bisogna restituire un minimo di garanzie” aggiungendo in maniera sibillina: “Occorre saper cogliere il senso storico del momento. Ed essere all’altezza“. Esattamente il contrario di quello che sostiene il “cerchio magico” salviniano con in testa l’incontrollabile Claudio Borghi insieme ad altri aspiranti rottamatori leghisti.

Una cosa è ormai chiara: Giorgetti non ce l’ha con Salvini. Anzi tende ad allontanarlo da quelli che lo consigliano negativamente e precisa: “Matteo è decisamente avanti rispetto a tanti altri che lo circondano” ben consapevole che la politica ha le sue regole e riti e teme che Salvini possa cedere al richiamo del “nordismo”. Il crescendo dello scontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi ha provocato una speculare tensione anche tra la Lega e il governo, come testimoniato dalla giornata politica di ieri. Mentre l’ala “dura” della vecchia Lega pressa Salvini per rompere subito, posizionandosi accanto ai grillini, la posizione di Giancarlo Giorgetti è diametralmente contraria sostenendo che dovrebbe essere proprio Lega il partner più coerente nel sostenere il governo guidato dell’ex presidente della Bce, per raccogliere finalmente i risultati di questa “scelta di responsabilità“.

Giorgetti ha la sgradevole sensazione che un’ala del suo partito si vergogni di far parte del Governo Draghi ed invece non rivendichi mai con soddisfazione i provvedimenti sinora conquistati. Fatti concreti, come gli incentivi alla filiera dell’automotive, la cabina per gli investimenti che permette il re-shoring, ovvero il ritorno delle produzioni in Italia, il potenziamento dei contratti di sviluppo che, saltando mille pastoie burocratiche, adesso permettono di realizzare progetti innovativi con aziende importanti. Provvedimenti questi insieme alle tante cose cose fatte passare in Consiglio dei ministri, che non sono mai stati esternati dalla comunicazione leghista.

Il premier Mario Draghi ed il ministro Giancarlo Giorgetti

Ha origine anche da qui il disagio di Giorgetti, che 48ore fa è sfociato nel faccia a faccia a muso duro a porte chiuse con gli adepti dell’accoppiata Borghi-Bagnai. Un confronto dai toni accesi, con sguardi duri e chiari. Sicuramente un’atmosfera ben differente dalla parte “soft” manifestata da Giorgetti di fronte alle telecamere all’uscita da via Bellerio . “La politica non è filosofia, è l’arte del possibile. Se volete fare la rivoluzione, auguri” e rispondendo alle critiche sull’eccesso di pragmatismo ha precisato: “Io parlo in un certo modo. Se vi fa schifo, se non serve e pensate non sia utile, amen. Tolgo il disturbo“.

Di fronte a una platea ammutolita e spaventata dalla possibilità che la riunione potesse concludersi con le dimissioni del ministro più autorevole prestigioso della Lega, a quel punto Giorgetti ha piazzato l’ultima mina: “Voi pensate che io sia parte del problema. Alle mie spalle mi accusate di essere una sorta di incrocio fra Rasputin e Andreotti. Benissimo, basta che lo diciate. Mi è già successo in passato con Umberto Bossi di non essere considerato “in linea”: sono stato a casa qualche mese e mi sono riposato. Che problema c’è?”.

Giorgetti è stato come sempre molto chiaro ma altrettanto duro ed esplicito : “E gli alleati del centrodestra? Forza Italia e centristi, ci avete pensato? Sono tutte merde? Ma che c…dite? Come pensate di avere la maggioranza dopo le elezioni, con Conte e Letta?“. Di fronte a queste parole la reazione è stata di gelo assoluto, occhi persi, sguardi in alto degli aspiranti rottamatori pur di non imbattersi in quelli del ministro, mentre Salvini, a centro del tavolo, nascondeva un impercettibile sorriso che a Giorgetti è sembrato nascondere un moto di soddisfazione del segretario per la sfuriata contro “i rivoluzionari della scuola Radio Elettra“, quasi fosse sollevato dal fatto che finalmente qualcuno li obbligasse a un confronto brutale con la realtà.

La “realtà” secondo il ministro Giorgetti, è fatta di una situazione di crisi impressionante, a cui la politica è chiamata a far fronte. “I cittadini, vanno rassicurati, non spaventati, agitando paure e pericoli inesistenti”. Ci sono invece situazioni reali a cui dare risposte: l’inflazione, i salari al palo, i mercati impazziti. Ce n’è abbastanza per far sbandare Paesi molto più solidi del nostro, figuriamoci l’Italia. Chissà se nella Lega gli daranno ascolto. Giorgetti tuttavia è convinto che, questa volta, nessuno potrà dire di non aver capito.

L’ultima cosa da fare adesso è aggiungere l’instabilità politica all’instabilità economica e finanziaria che stiamo subendo. Per Giorgetti se Conte ed i Cinque Stelle andranno avanti nella loro strategia di sganciamento, la Lega deve comportarsi in maniera esattamente opposta: diventare l’ultimo baluardo a difesa del premier e del governo. Contro i grillini, ma anche contro il Pd che “prova a piantare le sue bandiere come lo ius scholae e la cannabis, sapendo benissimo che non andranno da nessuna parte“.

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