Il giudice Raffaele Viglione della seconda sezione civile del Tribunale di Taranto ha condannato Fabio Arturo Riva, nel primo grado del giudizio in qualità di erede del padre Emilio ex proprietario dell’Ilva, contro cui prima della sua scomparsa nel 2014 venne intrapresa la causa , anche nei confronti dell’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, a risarcire per oltre 12 milioni di euro (8 dei quali solo per danno d’immagine) il Comune di Taranto e le sue partecipate Amiu spa ed Amat spa .
Riva e Capogrosso erano già stati condannati in sede penale rispettivamente a 22 anni e 21 anni di reclusione nel processo “Ambiente svenduto” per il presunto disastro ambientale causato dallo stabilimento siderurgico di Taranto, che è il più grande d’ Europa . Il giudice ha disposto il risarcimento di oltre 3 milioni e 200mila euro per i danni materiali subiti dal patrimonio immobiliare comunale nei quartieri Città Vecchia e Paolo VI e 8 milioni di euro come risarcimento per il danno all’immagine, alla reputazione e all’identità storica e culturale della città, ormai nota in tutt’ Italia per il suo inquinamento ambientale.
La sentenza di primo grado è relativa ai danni che la grande fabbrica avrebbe causato alla città negli anni tra il 1995 e il 2014. Il giudice Viglione nella sua sentenza di circa un centinaio di pagine dopo aver ricostruito la storia giudiziaria dell’acciaieria ed i contenuti delle perizie e degli studi scientifici, scrive che “i racconti, i numeri, le scene di questo disastro ambientale hanno gettato nell’oblio dell’immaginario collettivo ogni legame identitario della città al mare e al proprio passato: la storia gloriosa e millenaria di Taranto, che l’aveva vista ‘capitale della Magna Grecia’ tra le più antiche, floride e potenti colonie fondate nell’Italia meridionale e nella Sicilia orientale, è stata soppiantata dalla sua storia recente, una cronaca nera fatta di immagini terrorizzanti e record percentuali indesiderati“.
Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha commentato la sentenza: “Le parole del giudice Raffaele Viglione sono inequivocabili: Taranto, la sua storia e le sue stesse aspirazioni hanno subito un danno enorme, a causa delle emissioni dello stabilimento siderurgico. Quelle parole sono terribili e confortanti, allo stesso tempo, perché raccontano quel che ci è accaduto, ma confermano anche la bontà degli sforzi che in questi anni abbiamo compiuto per riposizionare l’immagine della città. Ringraziamo l’avvocato Massimo Moretti, che ha difeso l’amministrazione comunale: grazie al suo ottimo lavoro, ci è stato riconosciuto un risarcimento. Quel che la comunità si aspetta, però, è molto di più“.
“Vorremmo essere liberi dalle conseguenze di questa convivenza, – continua la nota del sindaco di Taranto – vorremmo esprimere quell’autodeterminazione che consente ovunque di poter essere anche, e non solo, città industriale, senza il carico di conseguenze e sofferenze che appesantiscono il nostro sviluppo. Crediamo nella giustizia e crediamo anche nella politica. Soprattutto perché questa vicenda ha bisogno di uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni coinvolte, a partire dal Governo”.
Nel frattempo è finalmente pronto il decreto del ministero dello Sviluppo economico che prevede gli indennizzi ai proprietari degli immobili esposti all’inquinamento del siderurgico di Taranto. L’ha anticipato e dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti rispondendo nel “question time” al senatore Antonio Misiani, già viceministro all’ Economia e Finanze, ed attuale commissario del PD a Taranto.
“La recente iniziativa del senatore Pd Antonio Misiani, che ha interrogato il ministro Giancarlo Giorgetti sugli indennizzi per gli immobili danneggiati dall’inquinamento nel quartiere Tamburi, è un ottimo esempio di come si possa costruire questo percorso” prosegue Melucci “Se l’iter si sbloccherà, come ha dichiarato il titolare dello Sviluppo economico, e avremo il decreto attuativo che aspettiamo da un anno, da quando l’onorevole Pd Ubaldo Pagano (eletto a Taranto n.d.r.) fece istituire il fondo per gli indennizzi, guadagneremo un altro scampolo di giustizia per quei tarantini che hanno subito più di altri il peso della presenza industriale. È certo che non arretreremo di un passo, dritti verso l’obiettivo di ricostruire la relazione tra industria e città: a Roma chiederemo ancora, e con voce sempre più alta, un accordo di programma che tenga insieme salute, lavoro e sviluppo“.
Riva e Capogrosso hanno già annunciato che faranno ricorso in appello. Per cui il risarcimento chissà se e quando arriverà.