La decisione del Movimento 5 Stelle di non votare il “Dl Aiuti” al passaggio al voto del Senato, uscendo dall’Aula, ha spinto il governo Draghi alla crisi politico. Sul provvedimento con le misure urgenti su energia, imprese, investimenti, politiche sociali e crisi ucraina l’esecutivo ha infatti posto la questione di fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Alla Camera il M5S guidato da Conte – fortemente contrario alla norma che spianerebbe la strada alla costruzione del termovalorizzatore a Roma – aveva confermato la fiducia al governo, astenendosi invece sul provvedimento in sè. Uno schema, che non era replicabile in Senato, dove il voto è unico.
Poi il voto di fiducia a Palazzo Madama con 172 favorevoli, 39 contrari e, come detto, tutti i Pentastellati assenti. Una dimostrazione che questa maggioranza può fare a meno tranquillamente del M5S. Subito dopo la votazione il Consiglio dei ministri è stato sospeso: lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi. “Buffoni, buffoni”. Partono dei cori da stadio in Aula contro i senatori del Movimento 5 stelle, subito dopo l’annuncio della capogruppo, la senatrice Maria Domenica Castellone, di non partecipare al voto sulla fiducia al Dl Aiuti da parte del suo gruppo. Al grido di “Buffoni, buffoni!”, alcuni parlamentari hanno espresso il proprio dissenso per la presa di posizione del gruppo che sostiene la maggioranza.
Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni da presidente del Consiglio: “Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico“. La sua rinuncia all’incarico di premier che verrà comunicata stasera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata anticipata da un comunicato che pubblichiamo di seguito
Il comunicato di Draghi
Buonasera a tutti,
Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.
La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più.
È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.
In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.
Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.
Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia.
Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi.
Queste condizioni oggi non ci sono più.
Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.
Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.
Grazie.
L’annuncio delle dimissioni del premier italiano Mario Draghi ha fatto il giro del mondo come “breaking news” di tutte le principali agenzie di stampa, dalla francese Afp alla tedesca Dpa, fino all’austriaca Apa. La notizia viene rilanciata anche dalla Bbc, che apre il sito sulla crisi di governo in Italia.
Questi adesso gli scenari possibili.
Il primo, visto come il più fisiologico: il premier Mario Draghi, rimette il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, il quale lo rinvia alla Camere (o anche solo al Senato). Draghi tornerebbe quindi a chiedere la fiducia ai parlamentari e a questo punto i 5 Stelle potrebbero votare a favore, facendo rientrare la crisi. Una seconda alternativa è che Draghi ottenga la fiducia anche senza il Sì dei 5 Stelle. In questo caso il governo continuerebbe con una nuova maggioranza (e un conseguente rimpasto): eventualità contemplata da Forza Italia e Italia Viva ma esclusa al momento dallo stesso premier.
Il Secondo scenario ipotizza che Draghi decide di non parlamentarizzare la crisi ma rassegna dimissioni irrevocabili. In questo caso inizierebbero nuove consultazioni. Una delle ipotesi è che Mattarella dia un mandato esplorativo ai presidenti di Camera e Senato per sondare la possibilità di formare un nuovo governo. In caso di esito negativo il capo dello Stato scioglierebbe le Camere e si andrebbe invece al voto anticipato, con urne a settembre o ottobre.
Mattarella respinge le dimissioni di Draghi
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, non accogliendo di fatto le sue dimissioni: è quanto si legge in una nota diramata dal Colle. Il capo dello Stato ha inoltre invitato il premier a presentarsi in Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica.