La notte scorsa ho portato mio figlio in ospedale al “Vito Fazzi” a causa dell’ingestione di un corpo estraneo. Quando siamo arrivati, trattandosi di un bambino, naturalmente siamo passati subito (previo tampone fatto dopo pochi secondi). Hanno chiamato il chirurgo pediatrico reperibile che ha chiesto degli esami strumentali, dai quali, purtroppo, non si evinceva dove fosse il corpo estraneo nemmeno con il contrasto (era di plastica e non di metallo).
Intanto il bambino continuava ad avere dolori e a dare di stomaco. Cosicché il pediatra mi dice che dobbiamo intervenire e, dopo un confronto con il medico dell’endoscopia, decide: si va in chirurgia endoscopica. Tempo 3 minuti mio figlio era già sulla barella con accanto 2 infermieri, 1 anestesista, 1 pediatra
E quando siamo arrivati nel blocco operatorio (mi hanno permesso di arrivare fino all’ultima porta) c’era il chirurgo endoscopico che ha voluto parlare con me per capire cosa doveva cercare nello stomaco di mio figlio. Poi tutti dentro. Ho fatto in tempo a fare un sorriso al bambino per rassicurarlo e dirgli che lo aspettavo lì, e poi via: la mia vita nelle loro mani.
Ma ero serena, perché loro avevano dimostrato non solo competenza e risolutezza nel prendere la loro decisione, ma erano stati squisitamente gentili e disponibili con me e con il piccolo. Mentre ero in attesa fuori da quella porta coi vetri opachi (immaginate il mio stato d’animo), il medico di endoscopia è uscito un secondo per chiedermi un’altra informazione sull’oggetto ingerito, io ho risposto. Lui è rientrato.
Ho atteso solo un’altra manciata di minuti e poi ho visto uscire i due medici, mi venivano incontro… uno di loro aveva in mano un contenitore di plastica trasparente con un tappo rosso. Lo avevano trovato ! L’occlusione dello stomaco era stata risolta e il bambino stava bene. Quando si è svegliato dall’anestesia lo hanno amorevolmente rimproverato (e hanno fatto bene) e poi gli hanno fatto delle battute scherzose per farlo ridere.
Ecco, questa mia esperienza volevo condividerla con voi, perché parlar male e trovare punti di debolezza nella sanità pubblica a volte è facile, e (ci mancherebbe) è giusto che i casi di malasanità vengano denunciati; ma credo sia doveroso raccontare anche quando le cose vanno bene. Non perché sia una notizia (so bene che così dovrebbe sempre essere), ma perché alle volte si rischia di generalizzare, e invece io oggi posso dire che in ospedale ho incontrato professionisti seri e preparati, persone perbene, responsabili e sopratutto vere.
Grazie a tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari del reparto di Chirurgia Pediatrica del “Fazzi” di Lecce, grazie anche alle addette all’accettazione del Pronto Soccorso della notte scorsa, per la loro gentilezza e per la loro solerzia; e poi grazie a Edoardo Karol, per il coraggio che ha dimostrato durante le ore più difficili. Il nome che porta non è stato scelto solo perché è molto bello.