Favoritismi agli “amici” imprenditori operanti nel turismo in cambio di sostegno elettorale, al fine di aumentare e consolidare il proprio consenso ed instaurare quello che gli investigatori chiamano “il sistema Cariddi“ indicato come “un consolidato sistema corruttivo politico-imprenditoriale che, da oltre un decennio, pervade l’amministrazione comunale di Otranto“. Un sistema fondato per potenziare il proprio bacino elettorale mediante rapporti privilegiati con imprenditori che assicurandosi corsie preferenziali nei rapporti lavorativi con la pubblica amministrazione in cambio secondo gli inquirenti avrebbero procacciato voti in campagna elettorale .
È quanto emerso dalle indagini condotte dalla pm Roberta Licci e dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone della procura salentina, affidate ai Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Provinciale di Lecce, contenute nell’inchiesta “Hydruntiade” (l’antico nome della città) che ieri ha fatto finire in carcere i fratelli Luciano e Pierpaolo e Cariddi, rispettivamente 54 e 56 anni: il primo (Luciano) commercialista e predecessore dal 2007 del fratello Pierpaolo, ingegnere edile ed attuale sindaco di Otranto, rieletto dal centrosinistra lo scorso giugno con una lista civica e poi sospeso a seguito dell’inchiesta “Re Artù”. I militari della Guardia di Finanza e i Carabinieri del comando provinciale di Lecce hanno eseguito stamane dieci ordinanze di custodia cautelare – due in carcere e le altre ai domiciliari – e sequestri di strutture del settore turistico.
L’ ordinanza cautelare di oltre 900 pagine disposta dal gip di Lecce, Cinzia Vergine, ha posto agli arresti domiciliari altre otto persone, tra liberi professionisti, funzionari comunali e noti imprenditori del settore turistico-ricettivo come il presidente di Federalberghi Puglia Raffaele “Mimmo” De Santis, Roberto De Santis di Martano (Lecce) considerato il vero “dominus” dell’operazione Twiga da realizzare ad Otranto insieme a Flavio Briatore (estraneo alle indagini) con la società di famiglia FLG INVEST, una srl, costituita il 3 settembre 2015, capitale sociale 10.000 euro, con sede a Roma, in via della Scrofa 57, coinvolti insieme al primo nell’episodio corruttivo sulle concessioni per lo stabilimento balneare per “vip” mai realizzato, Luigi Bleve e Salvatore Giannetta.
Il Twiga Beach Club di Otranto nasceva ufficialmente sulla carta da un accordo siglato il 23 maggio tra la Billionaire Lifestyle, la società casa madre di locali di lusso che fa capo a Flavio Briatore, ed alcune società di imprenditori salentini: la FLG Invest srl di Luigi, Gloria e Francesco De Santis; la San srl, i cui soci sono Gabriele Sticchi ed Emanuele Moscara; e la “Cerra s.r.l.”; con la partecipazione infine di Vincenzo Pozzi, e di Mimmo De Santis.
L’indagine che ha dato la luce all’inchiesta “Hydruntiade” ha origine nel dicembre del 2017, quando alcune condotte poste in essere dalla compagine amministrativa di un comune salentino vennero poste all’attenzione del Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri di Lecce e, quindi, al vaglio della locale Procura. Dagli sviluppi delle indagini, condotte solo in una fase successiva anche dai finanzieri del Nucleo PEF (Polizia Economico-Finanziaria) del comando provinciale della Guardia di Finanza di Lecce e dalla Compagnia di Otranto, fino alla primavera del 2022, sarebbe un modus operandi dell’apparato pubblico ispirato, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia a regionale. Complessivamente 60 gli indagati, raggiunti alle prime luci dell’alba da provvedimenti giudiziari spazianti dalla notifica di informazioni di garanzia fino all’applicazione di misure restrittive della libertà personale e cautelari di natura reale.
“Roberto De Santis assicurava, grazie ai suoi contatti in contesti romani, la sua candidatura a senatore nel collegio di Lecce a Luciano Cariddi“, riporta il capo di imputazione, per le elezioni Politiche del 4 marzo 2018. A confermare questa affermazione vi è anche un’intercettazione telefonica a Roberto De Santis : “E’ fatta, è fatta. Mi ha chiamato Lorenzo…comunque è chiusa, Lecce è chiusa“. Luciano Cariddi: “E’ chiusa Lecce, sì va bene? Ti piace?“. Roberto De Santis: “Va bene, va bene…cerchiamo di….fare, una cosa e l’altra, no? Dobbiamo essere bravi, con equilibrio”. Infine nell’intercettazione viene riportato l’invito che Luigi De Santis avrebbe rivolto ai fratelli Cariddi a partecipare ad un convegno con il leader storico della sinistra italiana, Massimo D’Alema. Il legame fra De Santis e D’ Alema è quasi trentennale, “cementato” anche dalla reciproca comproprietà della barca a vela “Ikarus“.
Ma non solo. Roberto de Santis salentino di nascita e internazionale d’adozione, viene considerato Il braccio economico di Massimo D’Alema, ed in un intervista con il collega Danilo Lupo (ora inviata di Massimo Gilletti) spiegava quali erano i suoi interessi nel grande affare del gasdotto Tap, realizzato nel Salento, grazie ad un accordo tra la società russa Avelar (di cui Roberto De Santis era consigliere d’amministrazione) e la svizzera Egl (azionista della TAP- Trans Adriatic Pipeline). Eccovi una sua conversazione con Giampaolo Tarantini, intercettata dalla Guardia di Finanza di Bari.
Nel fascicolo di indagine, nel quale compare anche l’ex senatore ed ex assessore regionale Totò Ruggeri viene ricostruita l’ascesa nella politica di Luciano Cariddi, primo cittadino dal 2007 al 2017, e la successiva “candidatura ereditaria” del fratello Pierpaolo, del quale l’ex sindaco – secondo le ipotesi accusatorie della Procura di Lecce – sarebbe di fatto il suo “alter-ego”, continuando a veicolare l’operato istituzionale, condizionandone ogni scelta sul piano amministrativo e relazionale con gli imprenditori locali, al punto da essere riconosciuto ancora come “il sindaco”.
Luciano Cariddi ex candidato al Senato della Repubblica col centrodestra (Forza Italia, Lega, Udc e Fratelli d’Italia) era risultato primo dei non eletti con 95.081 voti alle Elezioni Politiche del 2018 , passando nel 2020 alla Lega, era di fatto il punto di riferimento fondamentale quanto essenziale per gli imprenditori che avessero intenzione di effettuare investimenti ad Otranto, esercitando assieme al fratello Pierpaolo Cariddi ed al suo “giro” di sodali, un vero e proprio controllo del territorio, grazie sopratutto alla complicità dei funzionari comunali Roberto Aloisio, Giuseppe Tondo ed Emanuele Maggiulli che recentemente è stato condannato per i presunti abusi del Twiga assieme al sindaco Cariddi e all’imprenditore Raffaele “Mimmo” De Santis.
Agevolazioni nella concessione di autorizzazioni e permessi per strutture ricettive, ristoranti e stabilimenti balneari, ma anche affidamento diretto o attraverso gare pilotate, cioè “inquinate” di appalti pubblici agli imprenditori “amici”, che in cambio garantivano il loro impegno e sostegno, a volte anche in denaro, durante le campagne elettorali. Una “monetizzazione della funzione pubblica” scrive il Gip Vergine che il sindaco Pierpaolo Cariddi avrebbe concretizzato pure con l’affidamento di incarichi professionali allo studio professionale avviato con suo fratello Luciano, attraverso il puntuale ricorso a collaboratori prestanome uno dei quali, Marco Maggio, è finito anch’egli agli arresti domiciliari.
Le accuse a vario titolo contestate dalla procura di Lecce nei confronti degli indagati sono di “associazione per delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia”, “corruzione elettorale“, “corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio“, “frode in processo penale e depistaggio nonché turbata libertà degli incanti“, “truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea“.
Secondo gli inquirenti e la mercificazione della “cosa pubblica” sarebbe stato un sistema operante da anni e ben consolidato, come lo stesso Luciano Cariddi affermava e confermava durante un’intercettazione in cui, in relazione ad un’ennesima vicenda giudiziaria relativa al Comune di Otranto, diceva: “«Quante ce ne siamo scampate…e qua hanno tentato di denunciarci per le “c…te”, invece no?…se erano andati a trovare veramente le cose giuste vedi che saremo già finiti in gattabuia“”.
La spregiudicatezza e la pervicacia a delinquere del sindaco Pierpaolo Cariddi – sostiene il Gip nella sua ordinanza cautelare – sarebbe dimostrata dalla circostanza che il primo cittadino non abbia avuto alcuna remora a proseguire le sue condotte ritenute illecite, anche all’indomani del rinvenimento nel suo ufficio di alcune “cimici”. L’episodio in questione è quanto avvenuto lo scorso 25 gennaio 2019, quando alcuni operai impegnati nella manutenzione dell’impianto elettrico per a sostituzione delle luci, scoprirono incautamente delle microspie negli interruttori della luce, installate all’interno dello studio in Municipio del sindaco Cariddi.
Ignorando chiaramente il fatto che i dispositivi fossero stati installati dagli investigatori delle forze dell’ordine per captare i suoi colloqui, lo stesso Cariddi contattò subito il comandante della stazione carabinieri di Otranto, il luogotenente Salvatore Erriquez, mettendolo al corrente dei fatti: “Cambiando le luci della stanza mia, negli interruttori, abbiamo trovato una telecamera una ricetrasmittente …quindi, io mo, voglio denunciare questo fatto, perché non so da dove viene … da chi può venire!“. I Cariddi erano quindi in allerta, come sostengono gli inquirenti, infatti nel pomeriggio dello stesso giorno, due donne controllarono minuziosamente la stanza del sindaco con un scandagliatore magnetico, rintracciando ulteriori microspie.
Arresti domiciliari disposti anche per l’ingegnere Roberto Aloisio, 50 anni, di Maglie, componente dell’Ufficio Tecnico comunale; Giuseppe Tondo, 69 anni, di Otranto, geometra, ex componente dell’Ufficio Tecnico; Marco Maggio, 40 anni, di Cannole; per l’imprenditore dei supermercati Salvatore Giannetta, 63 anni, di Minervino; per il presidente di Federalberghi Puglia Raffaele De Santis, 76 anni anni, di Otranto, condannato nel processo Twiga a 3 anni e 3 mesi; per l’imprenditore Roberto De Santis, 64 anni, originario di Martano, con residenza a Maglie; per l’ingegnere Emanuele Maggiulli, 56 anni, di Muro Leccese, condannato martedì scorso a 4 anni di reclusione sia nel processo Twiga che Dolce Riva; e per l’imprenditore Luigi Bleve, 61 anni, di Otranto, nuovo gestore del Country Club, sul cui acquisto vi è un’altra storia torbida.