La denuncia dei soci di minoranza di Visibilia, la società editrice da cui Daniela Santanchè è uscita due settimane fa, ha trovato i primi riscontri nelle indagini condotte dai pm Roberto Fontana e pm Marina Gravina della Procura di Milano e del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza di Milano, che hanno rilevato “Gravi irregolarità nella gestione della società” e “rilevanti omissioni degli organi di vigilanza“.
Daniela Garnero Santanchè (il cognome del primo marito, chirurgo estetico), è stata eletta cinque volte in Parlamento come deputata e senatrice tra An, PdL, Forza e Fratelli d’Italia dopo deviazioni con La Destra (movimento fondato da Francesco Starace)ed il proprio Movimento per l’Italia, dissoltosi nel nulla.
“E’ assolutamente falso che io sia indagata e daremo corso a azioni legali” ribatte la Santanchè supportata dal suo legale, l’avvocato Salvatore Sanzo che smentisce l’esistenza di un fascicolo per bancarotta “mancando il presupposto obiettivo della liquidazione giudiziale”, esibendo il documento della Procura di Milano richiesto dall’avvocato Nicolò Pelanda con il quale si conferma la non iscrizione della Santanchè nel registro degli indagati della Procura.
La legge fallimentare prevede che una Procura possa indagare e iscrivere per bancarotta anche in pendenza dell’istanza di fallimento e prima della dichiarazione di default. La vicenda della società Visibilia rientra in questo caso, come hanno ricostruito le Fiamme Gialle che hanno analizzato i bilanci dal 2016 al 2020, ipotizzando lo stato di insolvenza.
«Visibilia Editore ha registrato costanti perdite già dall’esercizio 2016, seppur calmierato dall’erronea contabilizzazione delle poste dell’attivo patrimoniale “avviamento” e “imposte anticipate”»– sono le conclusioni della Gdf che spiega che «le iniezioni di liquidità derivanti dal finanziamento attraverso Poc (prestito obbligazionario convertibile) cum warrant hanno sì permesso la prosecuzione dell’attività, ma anche di fatto causato il crack del valore azionario regredito del 99,97 per cento». Secondo la Guardia Finanza, non vi sono prospettive di continuità aziendale, in quanto «l’irreversibilità dello stato di crisi di Visibilia, assimilabile a tutti gli effetti al concetto di insolvenza prospettiva» è relativa alla «incapacità non solo passata, ma anche e soprattutto futura di pagare i propri debiti in un ragionevole arco temporale».
I soci di minoranza della società Visibilia detentori di oltre il 5 per cento del capitale sociale nel loro esposto di giugno, riferiscono di aver investito nella società della Santanchè per le prospettive di sviluppo on line delle testate, ma soprattutto per “la fiducia che ispirava una tale figura istituzionale» e per i controlli più stringenti a cui sono soggette le «persone politicamente esposte“. Ma queste considerazioni si sono rivelata contraria alle aspettative dell’investimento effettuato. I firmatari dell’esposto sostengono che il crollo del valore dei titoli sia stato conseguente innanzitutto a causa del contratto di finanziamento dell’ottobre 2017 sottoscritto tra Visibilia Editore ed un fondo degli Emirati arabi Bracknor Investment Ltd, che è stato ceduto nel maggio 2019 a un altro fondo, Negma Group Ltd. Società che con la conversione delle obbligazioni in azioni hanno poi “concorso significativamente a far crollare il valore del titolo”.
Nel 2007 la Santanchè aveva fondato la concessionaria Visibilia che raccoglieva pubblicità per i quotidiani Libero, Il Riformista e Il Giornale all’epoca diretto dal suo ex compagno Alessandro Sallusti, ora direttore del quotidiano Libero edito dalla famiglia Angelucci. Nel 2014 la Santanchè edita Ciak, Pc Professionale e Villegiardini rilevate dalla casa editrice Mondadori, e l’anno successivo nel 2015 rileva dalla RCS Periodici i settimanali Novella 2000 e Visto. Insieme all’ex compagno Canio Mazzaro, con il quale ha avuto il figlio Lorenzo, acquista la società alimentare Ki Group e quella di arredamento di esterni Unopiù.
Dopo aver licenziato ad agosto 2017 tutti i 14 dipendenti di Visto e Novella2000, le due testate acquisite da Rcs, la società Visibilia Magazine è stata liquidata, e viene liquidata anche la Dani Comunicazione (la 1a società fondata dalla Santanchè a Milano) e la Albatross Srl. I numeri sono impietosi: la Visibilia Srl (in liquidazione) ha segnato nel 2020 perdite in bilancio per 3,36 milioni, la D1 Partecipazioni (in liquidazione) di 33 mila.
Nel 2021 la Visibilia Concessionaria ha chiuso il suo bilancio di esercizio in perdita di 149 mila euro, la società Immobiliare Dani di 4.900 euro . I revisori della Bdo non sono stati in grado di esprimersi sul bilancio 2021 di liquidazione di Visibilia Editore. La società, su richiesta da Consob, lo scorso 20 giugno ha confermato i suoi conti, ma anche i nuovi revisori di Rsm non si sono espressi neanche sulla semestrale chiusa con 600 mila euro di perdita e debiti netti per 3,9 milioni, ed a giugno alcuni azionisti hanno sporto ricorso civile al Tribunale di Milano per presunte “gravi irregolarità” di gestione.
La Santanchè è stata amministratore dal 2019 al 4 marzo scorso di Bioera – società quotata all’Aim, gestita da Canio Mazzaro che nel 2013 aveva comprato per 900mila euro il 40% di Visibilia – e dal 2019 sino al 2020 anche di Ki Group: i revisori della Rsm non sono stati in grado di esprimersi né sui conti 2021 e la semestrale 2022 di Bioera né su quelli 2021 di Ki Group, che negli ultimi mesi ha ridotto i dipendenti da una sessantina a 7 grazie ad uscite volontarie, licenziamenti e ingiunzioni per il pagamento di stipendi, contributi e Tfr.
La Procura di Milano ipotizza anche una frode fiscale da 393 mila euro nella compravendita di uno yacht. Sulla Biofood Italia Srl, un’ altra società che univa Mazzaro e la Santanchè, a fine settembre i pm hanno chiesto l’archiviazione per la neoministra, ma non per l’ex compagno Canio Mazzaro: nonostante fosse presidente e rappresentante legale e società, Daniela Santanchè ha provato di non avere ruoli operativi, e quindi poteva non sapere delle questioni fiscali.
Anche lo stabilimento balneare Twiga di Forte dei Marmi, amministrato dall’ attuale compagno della Santanchè, il “principe D’Asburgo”, Dimitri Kunz, non naviga in buone acque . Il bilancio 2021 riporta incassi (ricavi) per 6,24 milioni di euro, a fronte di una concessione demaniale pagata allo Stato appena 20 mila euro, ed un utile di esercizio 435.151 euro. La società ha debiti per 4,17 milioni, 1,05 dei quali sono tributari (Fisco) e previdenziali e 1,37 con le banche (con Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana e con il Mps per un prestito del 2020 con scadenza 2028).
Nella relazione è presente una sanzione dell’Ispettorato del lavoro per 68.043 euro “impugnata nelle sedi opportune”: l’azienda Twiga ha 180 dipendenti cui applica i contratti del turismo/pubblici esercizi per chi lavora in discoteca e ristorante e quello turismo/stabilimenti balneari per gli addetti al bagno. A giugno 2021 l’Agenzia delle Entrate ha notificato alla società due ingiunzioni di pagamento contestando il ritardato pagamento di due rate dei piani di ammortamento relativi alla verifica fiscale fino al periodo di imposta 2015. La società ha fatto “tempestivo ricorso in autotutela alla Commissione Tributaria in parte accolto con una riduzione dell’importo richiesto di 101.955 euro”. Ma c’è anche un accertamento sull’imposta di registro applicata, per un maggior tributo di 23.897 euro.
Sulla neoministro Santanchè pende il rischio di megaconflitto d’interesse sul business balneare. Infatti il ministero del Turismo dovrà predisporre le nuove, fondamentali gare per tutto il settore in attuazione del Ddl concorrenza. Il Twiga ribatte che la “dottoressa Garnero Santanchè non ha nessun incarico e ruolo nella società ed è socio indiretto di minoranza”. Ma in un’intervista di fuoco rilasciata il 20 agosto scorso al quotidiano economico Verità & Affari diretto da Franco Bechis, dal titolo “Draghi ha svenduto i lidi all’Ue, per noi viene prima l’Italia”, la Santanchè in campagna elettorale affermava che “il Twiga non è un divertimento ma un impegno molto serio e totale, sono vent’anni che non faccio vacanze. I bandi 2023 sugli stabilimenti balneari approvati dagli ultimi governi mettono a rischio molte famiglie”.
Probabilmente il premier Meloni per risolvere questo insanabile conflitto di interessi della Santanchè dovrà togliere la delega sulle concessioni balneari alla Santanchè delegandola al nuovo ministro del Mare. Resta da chiedersi: ma è stato opportuno nominarla ministro ?