Whatsapp ha lanciato Community (comunità), un progetto annunciato a inizio anno, ma attivo da oggi Gruppi di discussione più ampi. Più strutturati. Progettati per aiutare aziende, scuole e gruppi privati a comunicare meglio e in modo più organizzato. La società, controllata dalla holding Meta, ha reso noto che nei prossimi mesi sarà disponibile sia per iOS che per Android in tutti i Paesi dove è attiva.
Community: cosa prevede la nuova funzione
La nuova funzione consentirà agli utenti di connettersi sull’app di messaggistica all’interno dei gruppi che riterranno importanti. Si potranno creare community, o rendere community una chat di gruppo già esistente. Diverse le opzioni introdotte: maggiore controllo da parte degli amministratori; chiamate vocali e video con 32 persone; sondaggi; più facilità di condivisione e recupero dei file messi a disposizione di tutti, anche di dimensioni fino a 2 giga; gruppi estendibili fino a 1.024 utenti; possibilità di creare sottogruppi.
La sfida a Signal e Telegram
Le comunità sembrano, dalla descrizione fatta dall’azienda, qualcosa di simile ai gruppi di Facebook. Ma a differenza di questi non daranno la possibilità a ‘estranei’ di entrare nel gruppo. Anche perché, a differenza di Facebook, Whatsapp si basa sui numeri di telefono. Che comunque, precisa l’azienda, non saranno visibili a tutti. Una decisione presa per soddisfare le istanze più stringenti in termini di privacy.
Inoltre, le comunità sono nascoste, non pubbliche. A parte questo aspetto, sembra una mossa che avvicinerebbe Whatsapp più ad app come Telegram e Signal. Che però offre la possibilità di gruppi con decine di migliaia di iscritti e diverse funzionalità. E nelle comunità non si potrà accedere su richiesta, ma servirà essere invitati.
La nuova funzione di Whatsapp prevede che all’interno del gruppo si possano condividere messaggi e segnalarli come “importanti“. La creazione di sottogruppi è libera, e potrà essere fatta da singoli utenti. Con le nuove funzioni, Whatsapp “mira ad alzare il livello di comunicazione delle organizzazioni con un livello di privacy e sicurezza che non si trovano da altre parti”, ha commentato Mark Zuckerberg, CEO di Meta.
Al momento mancherebbero delle assicurazioni sul rischio che all’interno delle comunità si possano creare spazi per comportamenti illeciti. Gruppi d’odio, o di diffusione di materiale pornografico. Ma i test effettuati finora (50 in 15 paesi pilota) avrebbero minimizzato questo rischio.