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3 Luglio 2024 16:28
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Le furbate della Santanchè con i soldi della cassa Covid ed i “profondi rossi” delle sue società

Durante il lockdown la sua Visibilia ha richiesto la Cig a zero ore. Il manager al telefono: “I dipendenti? Tutti qui al lavoro”. Anche le altre avventure imprenditoriali della senatrice di Fratelli d’Italia non sono esattamente dei successi.
di Nicola Borzi e Thomas Mackinson*

Marzo 2020. L’Italia sprofondava nella prima ondata del Covid, la pandemia entro fine aprile avrebbe fatto quasi 30 mila vittime. Lockdown, imprese ferme, disoccupazione, famiglie in difficoltà. Il 17 marzo il governo Conte emanava d’urgenza il decreto legge “Cura Italia” con i sostegni per famiglie, lavoratori e aziende. In quei giorni anche Visibilia Editore, società quotata in Borsa il cui azionista di maggioranza (48,6%) all’epoca era la senatrice di Fratelli d’Italia – e oggi ministro del Turismo – Daniela Santanchè, faceva domanda per gli aiuti della Cassa integrazione Covid. Ma alcuni dipendenti di Visibilia ufficialmente in cassa integrazione a zero ore, percependo gli aiuti Inps, continuavano invece a lavorare a orario pieno.

La vicenda emerge da documenti in mano alla Consob, che Il Fatto ha potuto esaminare, e coinvolge tanto la società quanto il ministro Santanchè, che all’epoca ne era presidente e amministratore delegato. Non basta: secondo i documenti i fatti sono proseguiti con forme diverse almeno sino al novembre 2021, nonostante fossero noti a manager ed esponenti di Visibilia, tra i quali Dimitri d’Asburgo Lorena, compagno della Santanchè subentratole ai vertici aziendali a fine 2021.

Il 22 marzo 2020 Visibilia Editore comunicava che nonostante “le misure restrittive annunciate dal presidente del Consiglio e la decisione del governo di chiudere tutte le attività non essenziali fino al 3 aprile” non avrebbe “bloccato la produzione e la vendita dei giornali. L’attività operativa viene garantita in smart working e dove necessario fisicamente garantendo la piena compliance rispetto alle misure di sicurezza”. Il 20 aprile seguente il consiglio di amministrazione di Visibilia Editore, presieduto da Santanchè, “con l’obiettivo di tutelare la solidità finanziaria dell’impresa” deliberava “di mantenere invariato l’organico, ma di ricorrere allo strumento della cassa integrazione in deroga, con diversi regimi per il personale, dal 2 marzo 2020 e per le successive nove settimane, per equilibrare, parzialmente, l’assenza degli incassi storici. La cassa integrazione ordinaria prevede il versamento al lavoratore di un’indennità pari all’80% circa, in funzione dei massimali di legge, dello stipendio che avrebbe percepito se avesse potuto effettuare il suo normale orario di lavoro. L’azienda integrerà al 100% la retribuzione netta mensile di tutti i dipendenti che dovranno accedere alla cassa integrazione prevista dal decreto Cura Italia”.

Ma i documenti nelle mani della Consob raccontano un’altra storia: la parte della retribuzione a carico di Visibilia Editore è stata mascherata anche come “rimborso chilometrico”. La società avrebbe inoltre compilato, all’insaputa di alcuni dipendenti, le autocertificazioni Inps, coinvolgendo manager che non potevano restare “a zero ore” per il ruolo apicale e la funzione pubblica rivestiti. A continue richieste di regolarizzazione della situazione, uomini di Visibilia Editore avrebbero chiesto di tacere. Ne emerge traccia in alcune telefonate in mano a Consob.

Tra queste una conference call del 12 novembre 2021 alla quale parteciparono alcuni manager di Visibilia e Dimitri d’Asburgo Lorena, oggi presidente e Ad. Un manager lamentava “non avendo avuto mai comunicazioni in merito alla cassa integrazione, che tipo fosse, quando iniziasse… buste paga ricevute sei mesi dopo… ho detto “ma mi mandi una comunicazione ufficiale della cassa integrazione?”, non m’è mai arrivato niente. Sono andato al Caf e ho detto “senta l’azienda mi chiede questo” lei mi ha fatto domande… ho detto “guardi non so niente, perché comunicazioni non ne ho”. Ho provato a chiedere all’Inps perché poi i soldi me li manda l’Inps. Lei si è presa le buste paga, m’ha detto “scusi ma lei è in cassa integrazione a zero ore? Dico “ma dove lo legge”, “Si capisce perché c’è scritto, lavorato zero, vede la sua busta paga addirittura in negativo”. Dico “Cosa vuol dire?”, “Che lei non deve lavorare”, “Come non devo lavorare!?”, “Ma lei sta lavorando?”, “Sì! Cioè non ho mai smesso di lavorare”. Mi ha detto “guardi che lei in questo modo…” mi ha detto, è complice… che praticamente sto commettendo un illecito. Mi ha detto “lei deve smettere di lavorare, mandi una Pec all’azienda”. Mi ha fatto vedere la legge, articoli di giornale: i dipendenti vengono perseguiti come reato di truffa aggravata allo Stato…”.

Daniela Santanchè ed il suo compagno Dimitri d’Asburgo Lorena

Risponde D’Asburgo:Anche M., sta qua davanti a me… è a zero ore. So’ tutti a zero ore… te ti sei messo in regola e però magari hai messo in difficoltà l’azienda, bastava ne parlassi con noi e non avremmo avuto problemi… adesso, è chiaro, non è che possiamo renderli all’Inps perché sarebbe come ammettere…”. Un altro manager: “Il problema ce l’ho io, se domani mi inizia un controllo, ti fa vedere il computer che hai lavorato da aprile 2020, maggio, giugno, ecc… evitiamo”.

In una telefonata del 17 novembre 2021, un manager di Visibilia riferiva “sul pregresso c’è poco da fare… nel senso… tu o vai lì e ti auto denunci, però non conviene a nessuno dei due, perché l’Inps ti ha pagato… loro non se ne accorgono… A noi c’hanno detto che il passato non si può sanare… perché hai preso i soldi… un conto dici “non li ho presi… lo sa ripagando” ma qui invece è diverso. Ma questa cosa perdonami, è un discorso tra me e te e lo sappiamo io, io e te, l’azienda, e te, che tu hai lavorato da casa. Sì, ma lì sono delle note spese…”. Un manager risponde “Eh ma io non c’ho le pezze d’appoggio delle note spese”. Il primo manager: “Lo so no, no… facciamo figurare… come gli altri, le note spese figurative, cioè tipo rimborsi chilometrici”, al che il secondo “Ma se non mi sono mosso, c’è il Covid”, e il primo “Allora che hai lavorato, lo sappiamo io, noi e te… l’Inps non sa che tu hai lavorato”.

Contattati dal Fatto Quotidiano,Visibilia Editore né Daniela Santanchè hanno commentato

(*articolo tratto da Il Fatto Quotidiano)

I “profondi rossi” delle società di “Dani” Santanchè

di Antonello de Gennaro

Nel novembre 2021 Daniela Santanchè ha rassegnato le dimissioni irrevocabili dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Visibilia Editore di cui detiene il 48.64% capitale sociale della società. Tale partecipazione è detenuta attraverso le controllate Visibilia Editore Holding S.r.l., per il 40.87%, e attraverso Visibilia Concessionaria S.r.l., per il 7.77%.

Se le dimissioni sono state giustificate dalla presenza di impegni legati al ruolo istituzionale rivestito dalla Santanchè che non permetterebbero alla stessa di proseguire a svolgere in modo adeguato le attività di presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della società, aveva dichiarato al quotidiano Libero che si era dimessa “Perchè adesso l’azienda si è ristrutturata e ha meno bisogno di me”.

La notizia ha incuriosito Pier Luca Santoro, un esperto di marketing, comunicazione & sales che dal 1987 in poi é stato responsabile del marketing e dell’organizzazione commerciale di grandi imprese (Star, Farmaceutica Giuliani, Bonomelli ecc.) che ha approfondito la questione analizzando i conti della società che pubblica diversi periodici, sia mensili che settimanali, tra cui Ville Giardini, Ciak e PC Professionale, acquisite dalla Santanchè nel marzo 2014 dal Gruppo Mondadori.

Dal 2015, l’anno dopo la quotazione in  borsa della società, al primo semestre del 2021 Visibilia Editore ha perso la bellezza, si fa per dire, di oltre 4,5 milioni di euro, l’avventura editoriale della “pitonessa” , quella che si candidò con La Destra di Francesco Starace con lo slogan “Abbiamo la bava alla bocca” è stata da sempre tutto fuorché un successo tanto da veder scendere la sua quota, come sopra riportato, al 48.6% quando inizialmente ne deteneva il 62%, avendo ceduto ad un fondo arabo, con sede alle isole Cayman, la Bracknor Ltd, una parte delle quote per risanare i debiti. Ma l’andamento del titolo negli ultimi cinque anni è disastroso.

Anche il primo semestre del 2021 in cui per molti editori si è avuto un rimbalzo rispetto al 2020, è negativo con ricavi in calo e Ebit e risultato netto in peggioramento rispetto al pari periodo dell’anno scorso. Pure le altre avventure imprenditoriali della senatrice di Fratelli d’Italia non sono esattamente dei successi, e di recente la Santanchè ha lasciato un’altra società azzerando la propria partecipazione con 44mila euro di perdite.

Insomma, forse è vero che Visibilia non aveva più bisogno della Santanchè ma probabilmente non nel senso delle sue dichiarazioni, visto che, a giugno 2021, i conti non non sono certo quelli di una società in  salute e “ristrutturata“, e che sin qui la vita da imprenditrice sicuramente non è stata costellata di successi, non potendo più contare delle “aperture” pubblicitarie che le arrivavano per tramite di Luigi Bisignani. Nell’intervista ad “A Ciascuno Il Suo” di Radio 24, Bisignani parlò anche dell’offerta avanzata dalla Santanché per i periodici Rcs. “Se mi avesse chiesto consiglio, le avrei detto – rispose Bisignanidi stare molto lontano dall’ acquisito ora di un gruppo di periodici, accollandosi 110 giornalisti”.

E’ stato il CORRIERE DELLA SERA a raccontare le successive “rotture” della Santanchè con AN-Alleanza Nazionale . Cosa che non impedì alla Santanchè grazie ai buoni “uffici” di Bisignani a mantenere rapporti con tutti. “In questo scenario politico si innesta la mia attività collaborativa, senza fini di lucro, a favore della Santanchè. In pratica feci stringere i rapporti tra lei e la famiglia Angelucci… In seguito questo rapporto si istituzionalizzò con una iniziativa che io stesso le consigliai, e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità denominata Visibilia, che poi è diventata la società che ha raccolto per circa un anno la pubblicità degli Angelucci“”.

Luigi Bisignani, interrogato per la prima volta dai pubblici ministeri di Napoli Francesco Curcio (ora procuratore capo a Potenza) ed Henry John Woodcock, che l’avevano inquisito per il reato di associazione segreta, mise a verbale “Ho facilitato la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia, ovvero la Santanchè, e Eni, Enel e Poste”. Lorenzo Borgogni, all’epoca direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica dichiarò a verbale: “Bisignani ufficialmente lavora alla Ilte, in ogni caso io so che è molto legato a Letta e Scaroni e che ha “le mani in pasta” in tante cose; a tale proposito posso dire che ha grande influenza sull’Eni. Alfonso Papa (l’ex magistrato deputato del Pdl, indagato nell’inchiesta napoletana) me l’ha presentato Luigi Bisignani a casa di Daniela Santanchè in occasione di una cena circa due anni fa…” Ma questa è un altra storia ancora tutta da raccontare….

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