Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte si sbatte ormai da molte settimane, per far conoscere tra interviste e dichiarazioni pubbliche il suo “no” ad ulteriori invii di armi in Ucraina e all’aumento delle spese militari, e più in generale l’allarme sulla corsa mondiale al riarmo. “Giuseppi” si sente un leader internazionale (in realtà senza esserlo) e non accetta di essere messo da parte, e quindi adesso prova a portare la battaglia anche in Parlamento.
Piccolo particolare: ieri Conte alla Camera si è visto bocciare un ordine del giorno, in cui chiedeva di assicurare un confronto parlamentare prima di procedere con un nuovo decreto interministeriale che autorizzi la sesta fornitura di armi agli ucraini. Un dibattito “sull’indirizzo politico sotteso alla strategia militare perseguita, per consentire a tutto il Parlamento di pronunciarsi” sosteneva Conte, rivolgendosi direttamente al premier Giorgia Meloni e al ministro della Difesa, Guido Crosetto, affinché “accettino il confronto democratico e tengano conto del fatto che siamo una democrazia parlamentare” prefigurando un voto su nuove risoluzioni.
Il governo ha dato parere contrario e l’Aula di Montecitorio ha respinto la richiesta, che è stata appoggiata solo da Nicola Fratoianni e da qualche deputato di Sinistra italiana e dei Verdi. Non è un caso la circostanza che il Pd non abbia partecipato alla votazione. Quindi per il momento si continuerà sulla scia del governo Draghi, limitando al Copasir l’illustrazione di un eventuale nuovo decreto per l’invio di armi a Kiev, fino al 31 dicembre, quando scadranno i termini fissati dalla Legge in vigore e servirà un nuovo via libera del Parlamento per proseguire con le forniture militari. Ed il Governo in aula può contare su una maggioranza granitica.
Conte sempre più ostinato alla ricerca di una posizione che gli dia visibilità mediatica l’altro ieri ha depositato alla Camera un’interrogazione, a sua prima firma che verrà sottoscritta anche dai deputati grillini che siedono in commissione Difesa, per invitare il Governo a riferire sulla decisione degli Stati Uniti di rimodulare i piani di aggiornamento dell’arsenale nucleare nelle basi Nato in Europa. E si tratta di un centinaio di bombe, ospitate in Italia, ed in Belgio, Germania, Olanda e Turchia.
Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha riferito che verranno sostituite con ordigni più moderni, teleguidati, a elevata precisione. Lo scambio dovrebbe avvenire con almeno tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni a dicembre. Anche se dal Pentagono smentiscano la possibilità di un rischio di escalation nucleare della guerra in Ucraina, lo stesso segretario alla Difesa avrebbe spiegato in sede Nato che questa strategia mira a rassicurare gli alleati europei rispetto al sostegno americano di fronte alle manovre dei russi.
Il presidente del M5s nella sua interrogazione al governo, chiede “se il piano di aggiornamento dell’arsenale nucleare, messo in atto dagli Stati Uniti d’America, sia stato condiviso con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il ministro della Difesa dopo l’assunzione dei loro incarichi“. Conte vuole sapere “quali siano gli intendimenti del governo in merito a tale accelerazione programmatica messa in atto dagli Stati Uniti, nell’ambito dell’indirizzo politico di difesa nazionale”. Almeno in questo caso gli arriverà una risposta dal premier Meloni o dal ministro Crosetto. Anche se per “Giuseppi” Conte probabilmente sarà l’ennesimo boccone amaro da ingoiare.