Nei giorni scorsi il solito giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, che imperversa a parlare di politica, economia e cronache giudiziarie, senza avere alcuna competenza specifica in nessuno dei tre settori, annunciava (leggi QUI) lo spegnimento dell’ altoforno 2 dello stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto, ma poverino ancora una volta ( e non è la prima…) è stato smentito dai fatti. Appena 48h fa la Gazzetta del Mezzogiorno, giornale sempre più allo sbando, in crisi di lettori, ed economica , i cui dipendenti e giornalisti lavorano con i contratti di solidarietà, scriveva : “Domani l’Ilva avvierà lo spegnimento dell’altoforno 2, eseguendo l’ordine del custode giudiziario Barbara Valenzano. Almeno questo è quello che gli inquirenti si attendono, visto quanto contenuto nel verbale di accesso al siderurgico, firmato lunedì scorso dalla Valenzano e dai legali dell’azienda, che prevede entro il 24 luglio – domani appunto – la consegna del cronoprogramma di spegnimento dell’impianto, consegna che dovrà certificare l’avvenuto avvio delle operazioni”.
Infatti l’ AFO2 non è stato spento ed i legali dell’ ILVA hanno presentato alla procura di Taranto istanza di facoltà d’uso dell’altoforno 2, sottoposto a sequestro nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente dell’8 giugno scorso . L’istanza, contrariamente a quanto scriveva la Gazzetta del Mezzogiorno, non “è stata concordata con i magistrati al termine di una serie di incontri che si sono susseguiti dopo il vertice avvenuto nei giorni scorsi nella procura generale a Lecce“, ma bensì dopo aver concordato la linea da seguire con il Governo ed il Ministro dello Sviluppo Economico, ed i tre commissari. L’ ILVA non è vincolata a nulla, ma bensì è tenuta all’esecuzione di una serie di misure di sicurezza, alcune delle quali peraltro erano già state attuate, e quindi la prosecuzione dell’attività produttiva è assolutamente legittima, nonostante i pareri poco illuminati di qualche magistrato di provincia e di qualche giornalista disinformato abituato a scrivere sotto dettatura .
Il Consiglio Generale della Confindustria “ha espresso unanime preoccupazione» per la vicenda ILVA che, sottolinea l’associazione degli industriali rischia di assumere contorni drammatici, in primo luogo per le conseguenze sui livelli occupazionali ma anche per la strategicità che riveste nel nostro paese la produzione di acciaio, asset fondamentale“. Come “sostegno all’impresa e al territorio tarantino è stato deciso che la prossima riunione del Consiglio Generale di settembre si svolgerà a Taranto”. Ci auguriamo che venendo a Taranto il presidente Squinzi ed i vertici della Federacciai ricordino un particolare che sfugge spesso negli “ambienti” confindustriali nazionali e tarantini, e cioè che il Gruppo RIVA loro associato non ha mai risanato lo stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto, ed ha evaso oltre 1 miliardo e mezzo di euro , e come ha accertato la Procura della Repubblica di Milano in collaborazione con la Guardia di Finanza del capoluogo lombardo.
Piero Gnudi, commissario straordinario dell’ILVA, nel corso dell’audizione in commissione Ambiente della Camera dei Deputati, ha detto .”Non stiamo cercando di salvare un’azienda decotta ma un’azienda che può essere efficiente, creare ricchezza e mantenere occupazione. Sarebbe un impoverimento del nostro sistema industriale – ha aggiunto Gnudi – se questo nostro sforzo non dovesse avere successo quando abbiamo chiesto la commissione straordinaria abbiamo fatto un piano industriale per i prossimi cinque anni, quest’anno si perde, ma abbiamo dovuto chiudere il forno cinque, ora è chiuso il forno due, una volta messi apposto questi problemi torneremo in piena attività, con una liquidità consistente a partire dal 2017».
Il collega Paolo Biondi dell’agenzia internazionale Reuters ieri ha scritto che “Lo scontro tra la magistratura pugliese ed il governo va ben oltre la vicenda delle 44 persone e 3 società rinviate a giudizio ieri per il caso Ilva. Come dice oggi l’ex presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, mette in scena “uno scontro di potere che non fa bene a nessuno“. Al di là della vicenda processuale che dirimerà responsabilità sulle tragiche vicende di questi anni, il recente sequestro dell’altoforno ha evidenziato il braccio di ferro tra procura di Taranto e Governo……Oggi assistiamo talvolta a una magistratura che incrocia i guantoni con la legge invece che preoccuparsi di verificare che venga rispettata. Non viviamo in uno Stato etico dove esistono valori dai quali farsi governare, ma in uno Stato di diritto governato da leggi scritte, che cambiano e vanno applicate nella loro mutevolezza“
Mirabelli nell’intervista rilasciata al bravo collega ed amico Antonio Galdo sul quotidiano della Capitale, Il Messaggero, dice poi che non bisogna “eccedere nell’uso dello strumento del sequestro preventivo degli impianti, come abbiamo visto accadere a Taranto…….L’uso degli strumenti va adeguato al rispetto di norme che regolano rapporti economici e sociali“.
L’intervista è stata ampiamente ripresa anche dall’ Agenzia ANSA che ha ricordato la riposta del Presidente emerito della Corte Costituzionale Mirabelli, alla domanda: I sequestri degli impianti dell’Ilva? “La Corte Costituzionale ha già dato un parere che mi sento di condividere in pieno. Ci vuole un ragionevole bilanciamento degli interessi, cioè da una parte il diritto al lavoro e dall’altra le condizioni di sicurezza per la salute e per l’ambiente. Ciò significa, per esempio, non eccedere nell’uso dello strumento del sequestro preventivo degli impianti” che ha aggiunto “Bisogna farne un uso sobrio. E la Corte Costituzionale con la sua sentenza non tira la palla in corner, non si chiama fuori, ma scandisce bene il metodo per arrivare a una soluzione nell’interesse di tutti e per evitare un conflitto istituzionale, un vero braccio di ferro, tra potere politico e giudiziario”. “Uno scontro di potere – ha concluso Mirabelli riflettendo sui sette decreti sull’ ILVA fatti dal governo – che non fa bene a nessuno. Il punto è come assicurare la continuità della produzione di un’industria essenziale per il Paese nel rispetto della tutela primaria della salute e dell’ambiente”.
Parole queste che in molti nel Palazzo di Giustizia di Taranto, scrivani e ventriloqui compresi, dovrebbero rileggere attentamente, e possibilmente farne tesoro. Se ne sono in grado.