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3 Luglio 2024 14:16
3 Luglio 2024 14:16

I Carabinieri di Taranto confiscano beni per 230mila euro ad un condannato per associazione di tipo mafioso

Il provvedimento si inserisce in un’ampia strategia istituzionale dell’Arma dei Carabinieri, volta a contrastare l’accumulo di patrimoni illeciti da parte della criminalità organizzata e più nello specifico da parte di individui ritenuti socialmente pericolosi e quindi dediti abitualmente a commettere delitti
di Valentina Rito

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale, emessa dalla Sezione Penale del Tribunale di Taranto, su richiesta del pm Milto Stefano De Nozza della Procura Distrettuale Antimafia di Lecce, procedendo alla confisca di beni per un valore complessivo di circa 230.000 euro, sottratti a Ferdinando Rizzi, 62 anni soprannominato “Fernand u rizz“, imprenditore edile di Palagiano noto pregiudicato della provincia di Taranto, già condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso nell’ambito dell’organizzazione locale denominata I compari di Palagianò.“, il quale sarebbe risultato, appartenente al “clan Putignano” operante a Palagiano nella parte ovest della provincia di Taranto, dedito alla commissione di numerosi reati, tra i quali omicidio, estorsione, sequestro di persona e traffico di sostanze stupefacenti.

La confisca è stata disposta dall’Autorità Giudiziaria, secondo quanto previsto dal Codice Antimafia, su beni individuati dopo prolungate e complesse attività di indagine economico-patrimoniali, condotte dagli investigatori dell’Arma, estese anche al nucleo familiare, che hanno consentito di verificare una notevole sproporzione tra i beni a loro riconducibili ed i redditi dichiarati. I beni confiscati, infatti, sono terreni agricoli ed in particolare agrumeti, sui quali era stata costruita una villa di grosse dimensioni, completa anche di piscina.

Il provvedimento si inserisce in un’ampia strategia istituzionale dell’Arma dei Carabinieri, volta a contrastare l’accumulo di patrimoni illeciti da parte della criminalità organizzata e più nello specifico da parte di individui ritenuti socialmente pericolosi e quindi dediti abitualmente a commettere delitti, che vivono esclusivamente o quasi dei proventi derivanti dalle attività criminose.

L’indagine, che ha visto impegnati per mesi gli uomini e le donne dell’Arma Jonica ,  è stata condotta secondo quanto stabilito dal Metodo Falcone, ovvero il contrasto alla criminalità organizzata attraverso lo strumento delle indagini patrimoniali. Proprio l’indimenticabile Giudice Giovanni Falcone affermò che: “il vero tallone d’Achille delle organizzazioni mafiose è costituito dalle tracce che lasciano dietro di sé i grandi movimenti di denaro connessi alle attività illecite più lucrose. Lo sviluppo di queste tracce attraverso un’indagine patrimoniale che segua il flusso di denaro proveniente dai traffici illeciti, è quindi la strada maestra, l’aspetto decisamente da privilegiare nelle investigazioni in materia di mafia…”

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