di Antonello de Gennaro
Il 17 luglio 2015 sulla vicenda dalla pretesa chiusura dell’ AFO2, l’ altoforno 2 dell’ ILVA che insieme all’altoforno 4 produce il gas necessario alla produzione di tutto lo stabilimento, si è celebrato lo scontro più elevato a livello istituzionale che sia mai accaduto a Taranto, con la richiesta di identificazione e contestuale iscrizione dei poveri lavoratori nel registro degli indagati della Procura .
Ebbene quello che avete sinora letto sui giornali, non ha mai rivelato i retroscena dei fatti realmente accaduti che soltanto il Corriere del Giorno è in grado di raccontare. Venerdì 17 luglio, il procuratore della repubblica di Taranto, Franco Sebastio era in ferie. E come lui in ferie si trovava anche il comandante provinciale dell’ Arma dei Carabinieri col. Daniele Sirimarco, nei confronti dei quali come ben sapete questo giornale non è mai stato molto “tenero”….
Quindi entrambi sono assolutamente estranei alla follia giuridica della Procura tarantina che addirittura voleva calpestare ed ignorare un decreto Legge sul quale è apposta la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è anche il Presidente del CSM, il Consiglio Superiore della Magistratura.
A sostenere e disporre con fermezza l’intervento dei Carabinieri all” ILVA per identificare gli operai in realtà è stato il procuratore aggiunto Piero Argentino (a lato nella foto) che ha affiancato la pm titolare dell’inchiesta, la dr.ssa Antonella De Luca che peraltro è un’ “allieva” di Argentino avendo svolto l’ “uditorato” (cioè la pratica) proprio sotto la sua guida. Un intervento inutile quello disposto della Procura ai Carabinieri sull’ AFO2, in quanto per acquisire i nominativi degli operai bastava richiedere all’ ILVA l’elenco del personale in servizio senza dover “terrorizzare” inutilmente i poveri incolpevoli operai che stavano facendo semplicemente il loro dovere: lavorare. Ma secondo nostre fonti istituzionali ed attendibili , il procuratore aggiunto Argentino non ha voluto sentire ragioni. Ed ha spedito i Carabinieri all’altoforno.
Scrivendo questo articolo, cari lettori, sono consapevole e pressochè certo di subire prima o poi, qualche attenzione o ritorsione dalla Procura della Repubblica di Taranto, così come l’ ha subita a suo tempo una nostra collega (che stimiamo) e cioè Annalisa Latartara che è attualmente sotto processo (“violazione del segreto d’indagine“) per aver fatto anche lei il proprio lavoro, e cioè informare. In questo caso però stranamente il direttore responsabile da cui dipendeva il lavoro della Latartara è stata prosciolta dalle accuse. Ma tutto ciò, cari lettori, non mi preoccupa. Per fortuna competente sul nostro e mio operato, è la Procura di Roma, guidata da un gentiluomo, da un “signor Magistrato” , il dr. Giuseppe Pignatone. E quindi possiamo dormire sonni tranquilli.
Un processo nei confronti della nostra collega Latartara, richiesto e voluto proprio dal dr. Argentino, sul cui operato presto leggerete qualcosa di incredibile attraverso la pubblicazione degli atti “integrali” del Tribunale di Potenza che ha condannato il pubblico ministero Matteo Di Giorgio. Stiamo lavorando per acquisire la documentazione sul comportamento processuale del dr. Argentino, che è stato ritenuto dai giudici potentini poco credibile, e che sarebbe stata trasmessa e segnalata dalla presidenza del Tribunale di Potenza al CSM .
Quel “maledetto” pomeriggio di venerdì 17 luglio i centralini delle istituzioni tarantine sono letteralmente “esplosi”. Le telefonate “bollenti” arrivavano da ovunque. Dalla Presidenza della Repubblica, a Palazzo Chigi, dal CSM al Ministero di Giustizia. E proprio quel giorno a Roma è stato deciso la prossima nomina di un nuovo Procuratore della Repubblica a Taranto (Sebastio a fine anno va in pensione) , che arriverà al 100% da fuori Taranto con una missione molto chiara: riportare serenità, efficienza, equilibrio, ma sopratutto legalità all’ interno degli uffici di giustizia di Taranto dilaniati da guerre e gelosie interne, da conflitti d’interesse noti a tutta la città di Taranto ( mai controllati e rimossi…da chi dovrebbe fare rispettare le Leggi). Un Palazzo di Giustizia, quello di Taranto che ha visto arrestare un pubblico ministero, un giudice, per fortuna non si trova tutti i giorni …
Una magistratura più “attenta”, serena ed equilibrata non avrebbe mai presentato il ricorso alla Corte Costituzionale, dove è pressochè scontato il rigetto, che purtroppo però non porterà alle dimissioni il magistrato che lo ha firmato (è un suo diritto previsto dalla Legge) come accadrebbe in un Paese più serio del nostro, dove la “casta” dei magistrati è convinta di essere al di sopra di tutti, dimenticando che “la Legge è amministrata in nome del popolo italiano” (e non dei partiti o correnti sindacali dei magistrati…) e che sopratutto “La Legge è uguale per tutti“. E sopratutto avrebbe pensato e riflettuto a lungo prima di andare a confutare le consulente tecniche dell’ ILVA effettuate da dei “luminari” del settore, professori universitari di elevato prestigio, al cui confronto il copioso curriculum dell’ ing. Barbara Valenzano, attualmente dirigente dell’ ARPA Puglia, e custode giudiziario dell’ AF0 2, scompare !
Ora mentre tutti a Taranto credono di diventare protagonisti nel processo “Ambiente Svenduto” ignorando che in conseguenza di quanto sta accadendo nello scontri fra poteri dello Stato a Taranto, pochi, quasi nessuno ha capito che invece tutto ciò porterà molta forza alla pressochè sicura applicazione della “legittima suspicione” (art. 45 del Codice di Proceduta Penale) e lo spostamento del processo ad un Tribunale più sereno e sicuramente meno influenzabili dall’opinione pubblica e dalla stampa a gettone…..
Per chi non è pratico del Codice Penale, vi spiego cosa prevede esattamente la”legittima suspicione“ (art. 45 del Codice di Proceduta Penale: “In ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo, ovvero la sicurezza o l’incolumità pubblica o determinano motivi di legittimo sospetto , la corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale presso la corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o dell’imputato [ Artt. 60-61 c.p.p.], rimette il processo ad altro giudice, designato a norma dell’articolo” .)
Una cosa è certa: negli uffici giudiziari di Taranto si preannuncia un autunno caldo. Molto “caldo”.