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22 Novembre 2024 10:13

Qatargate. Giorgi si pente davanti ai giudici: “Ho preso i soldi, ma ora liberate la mia compagna”

A casa dell' eurodeputata greca la polizia belga ha trovato 150mila euro in contanti, mentre altri 600mila sono stati trovati ben stipati nella valigia che il padre della Kaili portava via con se , abbandonando in tutta fretta l' Hotel Sofitel nel quartiere europeo di Bruxelles. Ad Abbiategrasso nell'abitazione di Giorgi la Guardia di Finanza di Milano in esecuzione di un ordine di investigazione europeo ha trovato invece circa 20mila euro in contanti nascosti nell’armadio.

Francesco Giorgi l’esponente del Pd, uno dei quattro arrestati nell’inchiesta della procura belga, compagno nella vita dell’eurodeputata greca Eva Kaili, ha confessato: “Ho fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno” crollando davanti ai magistrati di Bruxelles, Giorgi ha ammesso di aver agito illegalmente e si è dichiarato “pentito” ed ha confessato che il suo ruolo era quello di gestire i contanti. E’ stato incriminato e incarcerato dal giudice Claise per corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale.

Il trentacinquenne sbarcato in Belgio nel 2009 per uno stage ha fatto la sua carriera al Parlamento Europeo  sotto l’ala protettiva dei socialdemocratici, ha ammesso le proprie responsabilità con le sue dichiarazioni verbalizzate lo scorso 10 dicembre a seguito del suo arresto dichiarandosi consapevole di aver agito nell’illegalità.

Giorgi ha cercato di proteggere la sua compagna, l’ex vicepresidente Eva Kaili ora destituita del Parlamento europeo e madre della loro figlia di 22 mesi, chiedendo che venisse scarcerata. Il legame politico di Giorgi con Antonio Panzeri ha avuto inizio circa tredici anni fa poco prima del trasferimento di Giorgi a Bruxelles: secondo quanto raccontato dall’assistente parlamentare, si erano incontrati in una conferenza. “Gli ho chiesto di prendermi per uno stage e lui lo ha fatto“. Da quel giorno è iniziata una lunga collaborazione con Panzeri diventato di fatto il mentore, la figura di riferimento per il giovane di Giorgi appassionato di Europa che faceva i primi passi nelle aule dell’Europarlamento facendogli da assistente venendo così introdotto negli ambienti della politica.

L ‘ex assistente di Antonio Panzeri che lavorava per l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino, ha confessato agli inquirenti belgi guidati dal giudice Michel Claise di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar per condizionare i processi decisionali dell’Ue. Lo riporta il quotidiano Le Soir stamani, citando documenti giudiziari. Nel frattempo si apprende che ci sono anche le agenzie italiane Aise ed Aisi, per i rispettivi ambiti di competenza tra i servizi europei che hanno collaborato alla fase di intelligence nell’indagine sul cosiddetto ‘Qatargate‘ .

Quando Panzeri nel 2019 non è stato rieletto il debito “morale” di Giorgi nei confronti dell’ex sindacalista della Cgil di Milano era grande, e quando le cose si sono messe male ha continuato ad aiutarlo. Giorgi ha cominciato così ad occuparsi della “cassa” dell’organizzazione, un impegno per riconoscenza nei confronti di chi lo aveva fatto lavorare con la politica, ha spiegato il giovane alla magistratura belga, ma anche per denaro. Soldi di cui lo stesso ha ammesso di avere davvero bisogno, essendo il suo stipendio da assistente soltanto di circa 2500 euro al mese.

Nell’interrogatorio Giorgi ha ribadito che quei soldi erano destinati solo a a se stesso ed a Panzeri cercando in tutte le maniere di alleggerire le accuse a carico della sua compagna, sostenendo che non fosse destinataria di quelle cifre: “Farò il possibile affinché la mia compagna sia libera e possa occuparsi di nostra figlia di 22 mesi“. L’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, difensore della Kaili, intervenendo in una trasmissione televisiva in Grecia, sostenendo che “Il denaro che è stato trovati nella sua casa non le apparteneva, Giorgi è l’unico che può fornire risposte sula loro esistenza di cui lei non ne sapeva nulla“.

In realtà alla Kaili ed alla sua famiglia, di soldi ne sono stati trovati non pochi. A casa dell’ eurodeputata greca la polizia belga ha trovato 150mila euro in contanti, mentre altri 600mila sono stati trovati ben stipati nella valigia che il padre della Kaili portava via con se , abbandonando in tutta fretta l’ Hotel Sofitel nel quartiere europeo di Bruxelles. Ad Abbiategrasso nell’abitazione di Giorgi la Guardia di Finanza di Milano in esecuzione di un ordine di investigazione europeo ha trovato invece circa 20mila euro in contanti nascosti nell’armadio. I finanzieri domenica sera hanno trovato la chiave di una cassetta di sicurezza bancaria, ma chiaramente la filiale della banca era chiusa nel weekend. Ci sono tornati martedì e dentro hanno trovato altri 20 mila euro, sempre in contanti.

Mentre risulta quasi impossibile al momento accertare la provenienza di quei soldi in Italia e quando Giorgi li abbia chiusi in quella cassetta. Al contrario una parte dei contati trovati a Bruxelles in casa Panzeri ed in casa Giorgi, hanno lasciato dietro di se una traccia. La fascetta che li avvolgeva consente di risalire ai conti correnti belgi da cui sono state prelevati, circostanza questa che potrebbe consentire di identificare chi li abbia consegnati a Panzeri, nella doppia veste di “corrotto” e “corruttore” di altri parlamentari e funzionari.

Secondo il quotidiano belga Le Soir, che ha visionato i documenti dell’inchiesta, Giorgi ha puntato il dito verso altri europarlamentari, Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, dei Socialisti & Democratici, colpevoli di aver intascato alcune somme attraverso Antonio Panzeri, ex europarlamentare del Pd e fondatore della Ong Fight Impunity. Secondo quanto risulta dai documenti, Giorgi, Panzeri e Cozzolino hanno avuto contatto con l’ambasciatore del Marocco in Polonia, Abderrahim Atmoun e con la Dged, il servizio di informazione esterna marocchina, per questo il Marocco è colpevole per corruzione.

La figura ed il ruoli di Giorgi porta dritto a Cozzolino: europarlamentare napoletano alla terza legislatura, esponente storico della sinistra italiana, che negli ultimi mesi però si è avvicinato al M5S. L’eurodeputato al momento non risulta indagato e non è stato contattato al momento dai pubblici ministeri di Bruxelles. Ma ricopre una ruolo “chiave” per ricostruire il quadro di relazioni tra gli Stati esteri e la politica di Bruxelles. Infatti Cozzolino è stato al centro di un’altra circostanza importante: il 23 novembre scorso votò contro la risoluzione del Parlamento europeo sulla Russia come Stato terrorista. L’europarlamentare napoletano si difende e cerca di allontanare i sospetti: Giorgi non si occupava di Qatar ma dei rapporti dell’Ue con i Paesi del Maghreb – Marocco, Tunisia, Algeria – visto che Cozzolino è presidente della delegazione Ue per le relazioni con i paesi del Maghreb e l’Unione del Maghreb arabo, comprese le commissioni parlamentari miste Ue-Marocco, Ue-Tunisia e Ue-Algeria.

l’europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino

Cozzolino sempre secondo quanto fanno sapere dal suo staff avrebbe deciso di prendere Giorgi come assistente perché già lo conosceva come esperto dei Paesi nordafricani al Parlamento europeo, nella sua attività precedente. Proprio per questo motivo, a loro dire, non ci sarebbe stata un’interlocuzione con Panzeri a proposito di Giorgi in quanto questi era già noto come esperto di Maghreb a Cozzolino, il quale si sarebbe mostrato “sorpreso” dell’arresto del suo collaboratore.

“Sono profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee. Personalmente sono del tutto estraneo alle indagini: non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni ne’, tantomeno, sono stati apposti sigilli al mio ufficio”. A dichiararlo è l’europarlamentare Andrea Cozzolino, in merito all’inchiesta ‘Qatargate‘.

Secondo le disposizioni del Tribunale di Bruxelles, a restare in carcere per almeno un mese sono Giorgi e Panzeri, mentre Nicolò Figà-Talamanca esce sotto regime di sorveglianza con braccialetto elettronico. Su Eva Kaili invece il tribunale ha rinviato l’udienza al 22 dicembre poiché al momento, nel carcere in cui è detenuta è in corso uno sciopero. La magistratura belga intanto sta esaminando le posizioni di altri deputati del Parlamento europeo che potrebbero essere coinvolti nella vicenda. Sott’occhio degli inquirenti sarebbero finiti circa 60 eurodeputati che potrebbero aver ricevuto tangenti da Paesi stranieri.

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