La vicenda è nota a tutti: dopo anni di processi per l’uccisione di due marinai al largo delle coste indiane, un arresto (eseguito dalle autorità locali) e infine un proscioglimento per il fuciliere Massimiliano Latorre e il suo compagno, il fuciliere Salvatore Girone, avevano deciso di chiedere un risarcimento allo Stato per l’ingiusta detenzione subita a suo tempo. La segretezza delle trattative aveva imposto il massimo riserbo anche sulla cifra richiesta che, tuttavia, si presume milionaria, considerati i problemi di salute che erano derivati a Latorre dai suoi guai giudiziari. Ora resta la strada della vertenza.
Anche Girone aveva chiesto al suo avvocato, il civilista Enrico Loasses, di assisterlo in una analoga iniziativa legale. L’incontro con il ministero era stato fissato per il prossimo 10 gennaio ma dopo la decisione assunta su Latorre le speranze sembrano a questo punto minime. Dice Loasses: “Prendiamo atto che l’orientamento di questo esecutivo è lo stesso del precedente. Tuttavia se ci convocheranno ascolteremo il loro ragionamento“.
Il ministero della Difesa al quale gli avvocati Silvia Galeone e Fabio Anselmo difensori del marò Latorre, si erano rivolti ha confermato la stessa decisione del precedente esecutivo, guidato da Mario Draghi, cioè quella di respingere le richieste senza lasciare alcuno spiraglio né disponibilità a discutere la cifra. Ed il governo presieduto da Giorgia Meloni, si è adeguato allo stesso criterio.