Con 107 sì, 69 no e un’astensione l’aula del Senato ha votato a favore della fiducia posta dal governo sulla manovra 2023, approvandola così definitivamente. “Sono soddisfatto di questa prima manovra economica. La considero una missione compiuta. Scritta in tempi record e in una situazione di contesto eccezionale non positivo, il bilancio che abbiamo presentato rispetta gli impegni presi con gli elettori e ha maturato prima la fiducia dei mercati e delle istituzioni europee e ora ancora piu importante, quella del Parlamento. Prudenza, coerenza e responsabilità costruiscono fiducia. Avanti così“, sottolinea in una nota il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
In precedenza il Senato aveva approvato la fiducia sull’articolo 1 della Manovra con 109 sì. I no erano stati 76. Si era contato un astenuto (la senatrice a vita Elena Cattaneo). Alla seconda chiama era risultato assente il senatore a vita Mario Monti. La prima legge di Bilancio del centrodestra passa all’esame di Palazzo Madama un giorno prima di quanto fatto da Giuseppe Conte e Mario Draghi nella loro prima (e per l’ex governatore della Banca Centrale Europea, unica) Legge di Bilancio.
La manovra del Conte gialloverde del 2018 e quella di Draghi del 2021 furono entrambe approvate il 30 dicembre. Alla prima manovra il governo Meloni incassa il sì definitivo il 29 e tutto questo nonostante le barricate dell’opposizione compatta che, protestando contro il governo per i tempi compressi del dibattito, hanno fatto slittare di un giorno la data decisiva per l’approvazione in Senato.
Il testo della Manovra da 35 miliardi (21 articoli, migliaia di commi, per un totale di 488 pagine) è stato approvato in una corsa contro il tempo ragion per cui il testo della Manovra è stato approvato senza alcuna modifica. La Legge di Bilancio ha raccolto molte critiche, dalle opposizioni, ma anche dai sindacati e dal mondo delle associazioni. Il governo, invece, rivendica con orgoglio le misure prese che, per quasi due terzi sono dedicate al finanziamento degli aiuti a imprese e famiglie per contrastare il caro-energia
“Ringrazio tutte le persone che mi hanno supportato – prosegue Giorgetti – in questo breve e intenso percorso: credo che gli effetti di questa manovra si vedranno nel tempo. È un testo coraggioso con uno sguardo al futuro e alla costruzione di un nuovo assetto sociale che privilegia e tutela i figli e le nuove generazioni senza trascurare la stabilità dei conti pubblici“.
Per Giorgia Meloni aver concesso spazio, da premier e leader del principale partito di governo, spazio alle opposizioni salvo poi subire ostruzionismi e sabotaggi in Senato può aver avuto il sapore amaro della percepita ipocrisia. Ma l’approvazione è stata comunque più celere di quelle di molti esecutivi precedenti. E questo al netto del problema strutturale di un sistema che ha visto le ultime cinque leggi di bilancio discusse, di fatto, in una sola Camera del Parlamento: una prassi sicuramente subottimale ma a cui ogni formazione di governo si è, in passato, appellata per ovviare ai tempi stretti imposti dal giudizio europeo, dai vincoli di spesa e dalla negoziazione politica.
Il presidente del Consiglio Meloni ce alla sua prima prova del fuoco esce con il risultato acquisito su una Legge di Bilancio a cui il centrodestra di governo ha lavorato per poco più di un mese partendo dalla Nota di Aggiornamento al DEF, il Documento di Economia e Finanza, ovvero dall’ossatura programmatica, scritta da Draghi. Tra un testo “blindato” alla Camera e nelle Commissioni, a costo di tempi più lunghi, per essere portato al Senato, l’attenzione ai potenziali rilievi di Commissione Europea, Quirinale e Ragioneria dello Stato e la richiesta immediata della fiducia la manovra di Giorgia Meloni centra il risultato sostanziale: evitare l’esercizio provvisorio. La Meloni non ha a disposizione né la certezza dell’appoggio della Bce al debito italiano che aveva l’Italia nel 2018 né la copertura di una maggioranza di unità nazionale avuta da Draghi nel 2021. E quindi il risultato raggiunto oggi è di per sé una vittoria.