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22 Novembre 2024 03:57

Il premier Meloni lancia il “Piano Mattei”: l’Italia hub europeo per il gas

Le stime del governo italiano prevedono che l’Italia fra cinque anni potrebbe cominciare a smistare al resto dei partner dell' Unione Europea sino 60 miliardi di metri cubi di gas, se non oltre. In testa Germania, Austria e Ungheria. La missione in Algeria di Giorgia Meloni è indirizzata su questo percorso nella cornice di un modello che l’Eni porta avanti con diversi Paesi

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal 22 al 23 gennaio è atterrata venerdì pomeriggio ad Algeri insieme all’ Ad dell’ ENI Claudio Descalzi, in visita nella Repubblica Democratica Popolare di Algeria, e per prima cosa ha reso omaggio al monumento nazionale dei Martiri algerini, dopodichè ha visitato la Fregata “Carabiniere“, della nostra Marina Militare, all’ancora nel porto di Algeri. Nel corso della prima giornata, l’incontro con il Primo Ministro, Aïmen Benabderrahmane, e l’intervento di saluto all’equipaggio della nave “Carabiniere“.

La Meloni Insieme a De Scalzi è stata a cena con il primo ministro Aymen Benabderrahmane. E sempre insieme saranno oggi nel palazzo del presidente Abdelmadjid Tebboune, dove la nostra compagnia firmerà ulteriori contratti nel campo della transizione energetica. Parlando ai marinai italiani Meloni ha sottolineato un concetto: “Nel Mediterraneo viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali. Questo per noi è un territorio cruciale, e il vostro lavoro è strategico per proteggere i nostri progetti”.

Nel corso dell’ultimo Consiglio supremo di Difesa il premier Meloni prima di recarsi in Algeria aveva parlato con il capo dello Stato Sergio Mattarella anticipandogli gli obiettivi del piano strategico che il suo governo vuole raggiungere nel medio periodo e cioè quello di riuscire ad arrivare entro due anni al totale sganciamento dal gas russo, per poi crescere progressivamente come hub di distribuzione di energia dal Nord Africa al cuore dell’Unione europea.

Le stime del governo italiano prevedono che l’Italia fra cinque anni potrebbe cominciare a smistare al resto dei partner dell’ Unione Europea sino 60 miliardi di metri cubi di gas, se non oltre. In testa Germania, Austria e Ungheria. La missione in Algeria di Giorgia Meloni è indirizzata su questo percorso nella cornice di un modello che l’Eni porta avanti con diversi Paesi, e ovviamente anche qui, con accordi multipli che coinvolgono la compagnia statale algerina Sonatrach.

Il governo guidato dal premier Meloni vuole trasformare il nostro Paese in un hub di energia significa aumentare notevolmente il flusso di gas da tutti gli Stati produttori e collegati alla Penisola, dall’Egitto al Mozambico, dall’Azerbajan alla Libia, e secondo le stime del nostro esecutivo un Paese stabilizzato potrebbe veder salire il suo export verso Roma da 2 miliardi di metri cubi a 9 miliardi. Tutto questo significa investire massicciamente nella transizione energetica degli Stati produttori: oggi in Europa arriva il loro gas, domani, ovviamente nel lungo periodo, per noi e per loro, verrà smistata energia pulita. 

Gli accordi che l’Eni oggi firma con la compagnia statale algerina sono indirizzati su questo percorso, per fornire ai propri clienti energia sostenibile e sicura, accelerando al tempo stesso il percorso di decarbonizzazione. Energie rinnovabili, idrogeno, cattura di Co2, bio-raffinazione, sono solo alcuni dei settori degli accordi sin qui firmati con Algeri ai quali oggi si aggiungerà un nuovo contratto. 

Accordi che domani garantiranno un dividendo energetico non solo al Paese ospitante: ad esempio, il “progetto Elmed” che collegherà la Tunisia all’Italia , finanziato al 40% da Bruxelles, che coinvolge la società statale italiana Terna e l’omologa tunisina Steg renderà possibile il passaggio di energia elettrica, con una capacità di 600 Mw, verso l’ Italia, ma non solo di energia prodotta negli stabilimenti industriali tunisini. Questo, infatti, sarà il primo passo concreto di una forte integrazione elettrica fra l’ Europa ed il Nordafrica. 

Il governo italiano spiega che il progetto chiamato dalla Meloni “Piano Mattei” è sostenibile, fattibile e geopoliticamente strategico. Non a caso la Germania lo sostiene, e l’ Austria è in prima fila fra gli Stati europei che ne trarrebbe vantaggio. Chiaramente è un progetto complesso quanto ambizioso. Del piano fanno parte il raddoppio del gas che attraverso il Tap arriva in Puglia, importazioni dall’Egitto di gas liquido che dovrebbero crescere in modo esponenziale, così come dal Congo e dall’Angola, la messa a regime dei grandi giacimenti marittimi del Mediterraneo orientale, di fronte alle coste di Israele, con una una progressione del trasferimento di gas algerino che per voce del presidente Tebboune potrebbe arrivare nel giro di pochi anni a 35 miliardi di metri cubi dai 12 attuali , che nel 2015 arriveranno a 18, secondo gli accordi siglati durante il precedente governo Draghi, e chiaramente degli investimenti in infrastrutture. 

Il gasdotto che attualmente collega Algeri con la Sicilia potrebbe aumentare la portata, senza dover affiancare nuovi tubi sottomarini rispetto a quelli esistenti, ma bensì utilizzando nuove tecnologie che impiegano compressori per accelerare portata e flusso del gas. Il gasdotto Tap dovrebbe invece raddoppiare, venendo affiancato da un doppione parallelo. L’afflusso di gas liquido verso il nostro Paese dovrebbe poi essere accolto, a regime, in almeno 7 centri di rigassificazione italiani, da Rovigo a Piombino, sino a Gioia Tauro.

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