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3 Luglio 2024 12:19
3 Luglio 2024 12:19

Beppe Grillo condannato per diffamazione su un ex parlamentare pugliese del Pd

I giudici: «La critica non si fonda sulla menzogna». Le parole pronunciate ad «Anno Zero» (Raidue) del 9 giugno 2011 contro Cinzia Capano. «Non era alle votazioni e ha boicottato l’Election day». In realtà era in ospedale

Resa nota la decisione e le motivazioni della terza sezione penale della Corte d’Appello di Bari che hanno ribaltato di fatto l’assoluzione in primo grado di Beppe Grillo, il fondatore del Movimento Cinque Stelle, che è stato condannato per diffamazione aggravata nei confronti dell’ex parlamentare barese del Pd Cinzia Capano (avvocato ed attuale componente del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bari).

l’ex onorevole Cinzia Capano

Il collegio giudicante ha depositato le motivazioni del provvedimento dello scorso 30 settembre 2022, sul quale si legge: “Il diritto di critica, anche quella politica è un bene prezioso della democrazia. È uno dei pilastri sui quali si fonda lo Stato democratico. Se viene meno il diritto di critica, viene meno la democrazia. Esso, però, non può spingersi né può essere accolto oltre il concreto senso della ragionevolezza; non può insomma fondarsi sulla menzogna; non può confondersi con la menzogna denigratoria; non può costituire menzogna denigratoria finalizzata all’attacco personale lesivo della dignità della persona“.

“È vero viviamo in un’epoca di post-verità, così come è stata più volte definita da eminenti filosofi e sociologi. È l’opinione che si sostituisce alla verità. – scrivono i giudici – Ciò che conta è ciò che penso, non ciò che è, ma la giustizia si fonda sulla verità, non sulla menzogna e costituisce il primo e più importante baluardo a protezione della civile convivenza“.

Il riferimento dei giudici è alle parole pronunciate dal comico nelle veste di opinion-leader del M5S intervenendo nella trasmissione “Anno Zero” (Raidue) condotta da Michele Santoro, andata in onda il 9 giugno 2011. Grillo intervenendo criticò l’assenza della parlamentare barese in Aula in occasione del voto sulla proposta di accorpare nell’ “Election day” il referendum sull’acqua pubblica a quello amministrativo del maggio 2011, accusando la Capano ed altri parlamentari del Pd che erano assenti di avere volutamente fatto fallire l’accorpamento per boicottare la consultazione popolare a vantaggio delle lobbies della privatizzazione dell’acqua.

Ma i magistrati annotano ed evidenziano che Il giorno del voto, il 16 marzo 2011, la Capano come venne subito riportato in un comunicato dal Pd, era assente in quanto ricoverata d’urgenza in ospedale a causa di un grave malore. “Nonostante ciò, Grillo confezionò il suo intervento televisivo – è riportato nella sentenza – sottacendo quel comunicato, così denigrando, attraverso una palese menzogna e un attacco immotivato alla persona, la Capano” che querelò il “garante” del M5S.

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