Nonostante le assicurazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che aveva voluto riaprire la questione archiviata per decenni alla voce “dottrina Mitterrand”, e nonostante le prese di posizione a favore dell’estradizione espresse dal ministro della Giustizia francese Dupont Moretti, la Corte di Cassazione francese ha confermato ieri il rifiuto all’ estradizione di dieci ex terroristi rossi italiani che vivono in Francia da decenni e che l’Italia richiede alla Francia perchè condannati in via definitiva per atti terroristici durante gli anni di piombo. La Cassazione francese ha quindi confermato definitivamente la decisione della Corte d’appello di Parigi, che nel giugno 2022 si era opposta alla consegna di queste persone all’Italia affermando che va rispettato il loro diritto alla vita privata e familiare cosi’ come il loro diritto a un processo equo.
Le domande di estradizione riguardavano l’ex-terrorista di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell’organizzazione, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi; sei ex militanti delle Brigate rosse: Giovanni Alimonti (classe ‘55) che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica, Roberta Cappelli (classe ‘55) che ha una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità ritenute responsabile per gli omicidi del generale Galvaligi, l’agente Granato e il vicequestore Vinci, Marina Petrella (classe ’54), che deve scontare l’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi e il sequestro del giudice D’Urso e dell’assessore democristiano Cirillo, Sergio Tornaghi (classe ’58), condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli, Maurizio Di Marzio (classe ’61), che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, Enzo Calvitti (classe ’55), che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi; l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura (classe ’52), condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin (classe ’48), che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; l’ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’ Narciso Manenti (classe ’57), che ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.
La Corte di Cassazione francese, si legge nella decisione, “rigetta i ricorsi presentati dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo sufficienti le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità. Quindi il parere è sfavorevole alle domande di estradizioni” nei confronti dei dieci ex terroristi italiani. Gli italiani, ricorda la Corte di Cassazione, sono stati giudicati colpevoli, tra il 1983 e il 1995, dalla giustizia italiana, di attentati terroristici, eversione dell’ordine democratico e omicidio aggravato, commessi in Italia, tra il 1972 e il 1982, durante gli “anni di piombo”. Di queste dieci persone che vivono in Francia, le autorità italiane hanno chiesto la loro estradizione nel 2020 per poter scontare la pena in Italia.
La Corte d’Appello, nel 2022, ricorda la Corte di Cassazione, “si è pronunciata sfavorevolmente su tali richieste di estradizione, ritenendo che diversi ricorrenti sono stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, la legge italiana non offrendo questa garanzia; la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare“. Da ieri questi delinquenti-terroristi esponenti della peggiore “sinistra” italiana continueranno a essere considerati rifugiati politici in Francia, grazie alla “dottrina Mitterand”.
Motivazione che ha fatto reagire subito Mario Calabresi, il giornalista figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972: “Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione“.
“Prendo atto della decisione della Corte di Cassazione”, afferma il ministro della Giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, che aggiunge di aver avuto un colloquio telefonico con il suo omologo italiano, Carlo Nordio, al quale ha “riaffermato di avere piena fiducia nella Giustizia italiana e nella qualità della collaborazione fra Italia e Francia in materia giudiziaria”.
“La mia reazione alla sentenza? Sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così”, ha commentato Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti: “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”. Il peggior contributo alla vicenda arriva per ora da Enrico Galmozzi, fondatore delle brigate combattenti di Prima Linea, condannato per gli omicidi dell’avvocato Pedenovi e del poliziotto Ciotta, che poco dopo la sentenza scrive sui social: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese”.