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29 Novembre 2024 20:32

Fake news e dati Ads-diffusione della stampa confermano : la Gazzetta del Mezzogiorno è in una profonda crisi di vendite. E gli editori hanno più di qualche problema…

Nessuna verifica giornalistica post-annuncio, la cosa più comica che per vedere del giornalismo serio ed attendibile in Puglia bisogna cercarlo rivolgendosi al noto programma tv "Chi l'ha visto ?". E' proprio il caso dire: "E' la stampa monnezza !"
di Antonello de Gennaro

 Ads ha reso disponibili dal 13 aprile, i nuovi dati mensili stimati dagli Editori (leggi QUI) riferiti al mese di febbraio 2023 relativi a quotidiani stampati, da cui emerge e si conferma la crisi irreversibile di vendite del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, reduce da un doppio fallimento (Edisud-Mediterranea) , ed il cui corpo redazionale e l’attuale direzione “improvvisata” non riescono a sovvertire. Incredibilmente il giornale barese è sceso a vendere al momento una media di circa 6.000 copie, cioè 2000 in meno rispetto alle 8.000 che vendeva al momento della chiusura fallimentare.

Quello che molti si chiedono che fine faranno i 140 dipendenti dell’ attuale società editrice EDIME srl (che ha appena 10mila euro di capitale sociale) a dicembre 2023, alla scadenza dei due anni di propria gestione durante la quale ha dovuto rispettare le condizioni di gara ed assegnazione fallimentare, garantendo il posto a tutti. Se durante la gestione della Gazzetta del Mezzogiorno in esercizio provvisorio sotto la curatela fallimentare con 8.000 copie vendute, perdevano 300 mila euro al mese, adesso è facilmente ipotizzabile e calcolabile (anche a causa degli aumenti della carte e del costo dell’energia elettrica ) che le perdite mensili oscillino fra i 450/500 mila euro al mese. E che alla scadenza dei due anni si prevedono forti tagli di personale. Inoltre corre voce (stiamo verificando) che la EDIME srl, abbia ceduto la testata La Gazzetta del Mezzogiorno ad altra struttura societaria per meglio proteggerla in caso di un nuovo fallimento.

Gli attuali editori Miccolis ed Albanese (soci al 50%) in fatti non se la passano molto bene, in particolar modo ECOLOGICA impresa dell’indotto ex Ilva, con circa 200 addetti che si occupano di pulizie industriali, che ha comunicato ad Acciaierie d’Italia che “stante il perdurare dell’incertezza sulle modalità di liquidazione delle spettanze maturate, soprattutto dello scaduto oltre i 180 giorni, saremo costretti, nostro malgrado, a sospendere tutte le attività sino ad oggi garantite”.  decisione conseguenziale all’insolvenza di Acciaierie d’Italia, che malgrado i solleciti, non paga il lavoro svolto in fabbrica e lo scaduto fatture si va ampliando.

Ma anche la CISA spa di Massafra non se la ride molto. Il suo “patron” Antonio Albanese è stato mandato sotto processo dinnanzi al Tribunale di Taranto ed a quello di Lecce notizie che la Gazzetta del Mezzogiorno poco deontologicamente tiene in silenzio occultandole ai propri lettori , non è riuscito ad ottenere il raddoppio del suo stabilimento di smaltimento rifiuti a Massafra, così come non è riuscito ad ottenere finanziamenti per l’ex Hotel Appia Terminal , e tantomeno ha mai realizzato la tanto “strombazzata” Cinecittà di Puglia...!

Così scriveva 3 anni fa la Gazzetta del Mezzogiorno: «Non abbiamo certezze sui tempi di realizzazione del centro medico e di ricerca. Ma è più importante sapere – evidenzia Quarto (sindaco di Massafra n.d.r.) – che si farà il progetto della società Appia Medical Center, già illustrato alle istituzioni facenti parte del Contratto istituzionale di sviluppo Taranto». L’iniziativa è ambiziosa. «E non solo. In quanto – spiega il sindaco – prevede la trasformazione e riqualificazione dell’immobile per un investimento totale pari a circa 50 milioni di euro, garantendo un’occupazione a regime tra fissi e a tempo determinato superiori alle 150 unità». Di quel progetto è rimasta solo l’idea, perchè contrariamente a quanto sostenuto (“la famiglia Albanese intende realizzare nell’immobile che ospitava l’ex Hotel Appia, struttura ricettiva abbandonata da anni a seguito del fallimento della società che la gestiva“) non è stato realizzato nulla non essendo riusciti ad accedere a fondi regionali, nazionali e comunitari. Ma si sa, che applicare il “fact-checking” giornalistico in Puglia è un pò come cercare dell’acqua nel deserto !

Per non parlare poi delle invenzioni giornalistiche firmate Massimo Scagliarini che nell’agosto 2020, sempre sulla Gazzetta del Mezzogiorno, così scriveva testualmenteLo scorso anno l’imprenditore tarantino Antonio Albanese, il re delle discariche, ha ridato impulso al progetto di riqualificare il parco a tema Felifonte, a Castellaneta Marina, trasformandolo in studi cinematografici con un investimento stimato in 50 milioni di euro. È bastato passare la voce perché l’idea rimbalzasse su riviste e siti specializzati, attraendo l’interesse degli addetti ai lavori”.

In precedenza a marzo 2020 un sito locale che si occupa di Massafra e Castellaneta, destinatario di non poche inserzioni pubblicitarie provenienti dalle attività di Antonio Albanese, il 3 marzo 2020 scriveva testualmente una marea di “fake news” telepilotate.: “Felifonte si estende su un’area di 45 ettari che saranno convertiti in studi cinematografici all’avanguardia, per circa 18mila metri quadrati, di cui 9 studi di posa (il più grande di 5mila mq.) e 2 piscine, ideali per le riprese subacquee, che faranno di Castellaneta Marina la nuova Cinecittà.

A capo del progetto “Apulia Studios”, come detto, Antonio Albanese, l’imprenditore massafrese presidente della CISA Spa operante nel settore del trattamento dei rifiuti, che si avvale della consulenza qualificata di due dirigenti ex Apulia Film Commission, nonché fondatori della società di produzione cinematografica e televisiva romana Fidelio: i baresi Silvio Maselli e Daniele Basilio.Il progetto – dal costo di 50 milioni di euro – sarà cantierizzato nei prossimi mesi e si articolerà in due fasi: la prima vedrà luce nella primavera dell’anno prossimo ( quindi 2021 n.d.r.) e riguarderà i primi impianti di medie dimensioni, la seconda prevede il completamento degli studi di posa più imponenti entro la fine del 2021″ . E meno male che chi ha scritto queste fesserie, di cognome fa “Serio” !

Persino l’edizione barese del quotidiano La Repubblica contribuiva ad una disinformazione pugliese, scrivendo “La notizia viaggia sui siti dedicati al cinema, compreso quello del Mia, il primo mercato italiano che riunisce l’industria audiovisiva: “Prende il via il progetto ambizioso di trasformare un parco acquatico di 450mila metri quadrati in degli studios all’avanguardia entro il 2021″. Sarebbero grandi quanto 60 campi di calcio, e si chiameranno Apulia studios, con l’intenzione di diventare il fiore all’occhiello del settore nella regione, in grado di moltiplicarne l’attrattiva. Dietro la rinascita di Felifonte c’è Antonio Albanese, imprenditore di Massafra impegnato nel settore dello smaltimento rifiuti ( sua la Cisa spa).

Aggiungendo “La conversione di Felifonte nella Cinecittà di Puglia dovrebbe avere un costo di 50 milioni di euro, e i lavori potrebbero cominciare già nel 2020: almeno per la realizzazione degli studi di medie dimensioni e delle vasche, per completare il tutto alla fine del 2021.”Architetti e ingegneri avrebbero stilato un progetto di 18mila metri quadrati di studi cinematografici, il cui maggiore arriverà a misurarne 5mila”.

In realtà nulla di tutto quanto annunciato da Albanese è mai stato realizzato !

Anche in questo caso, nessuna verifica giornalistica post-annuncio, e la cosa più comica che per vedere la Cinecittà di Puglia…ed il centro di ricerca medica della famiglia Albanese, e sopratutto del giornalismo serio ed attendibile bisogna rivolgersi al noto programma tv “Chi l’ha visto ?“.

E’ proprio il caso dire: “E’ la stampa monnezza !

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Grazie, Antonello de Gennaro

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