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6 Luglio 2024 00:24
6 Luglio 2024 00:24

Qatargate. La deputata greca Kaili: “Sono innocente e lo dimostrerò per mia figlia”

"Nel dicembre 2022, quando sono stata informata dai media in quali accuse sarebbero stati coinvolti il ​​mio compagno e il padre di mia figlia, tutta la mia esistenza è crollata, il mondo intero è improvvisamente scomparso, sono andata in mille pezzi".

Le prime parole di Eva Kaili, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo accusata di aver fatto parte di un’organizzazione criminale finalizzata al riciclaggio di denaro, corruzione e concussione che prevedeva il versamento da Qatar e Marocco di “ingenti somme di denaro” per influenzare i processi politici comunitari. La Kaili, uscita in libertà venerdì dal carcere di Harem, ha affidato al quotidiano greco “Vima ” i suoi primi pensieri, raccontando il periodo più difficile della sua vita.

“Nel dicembre 2022, quando sono stata informata dai media in quali accuse sarebbero stati coinvolti il ​​mio compagno e il padre di mia figlia, tutta la mia esistenza è crollata, il mondo intero è improvvisamente scomparso, sono andata in mille pezzi”.

I soldi trovati nella valigia del padre di Eva Kaili che si allontanava dalla casa

Una situazione che le ha causato anchel’assoluto isolamento e rifiuto da parte di tutti, i miei colleghi al Parlamento europeo, il mondo politico del mio Paese, amici, conoscenti. Era come se non esistessi. Mi sono ritrovata in prigione, lontana da mia figlia, con la sola speranza che quello che sto vivendo sia un’illusione. Gridavo “sono innocente”, ma i muri e le sbarre non ascoltano“. In pochi minuti è stata cancellata dal gruppo eurosocialista e rimossa dalla carica di vicepresidente del Parlamento europeo, dopo un votazione. “Mi hanno sottovalutata, insultata come donna, mi hanno screditata, ma non ammetterò mai di aver tradito la fiducia delle persone che per tanti anni mi hanno onorato del loro voto. Mi sono fidata anche delle persone, ho imparato a credere nel mio compagno, nel mio amico“, sottolinea.

Racconta con amarezza che le prime ore in carcere sono state le più difficili.Gli unici che mi hanno creduto sono stati mia sorella, mia madre, mio ​​padre e il mio avvocato greco, Michalis (Dimitrakopoulos, ndr), come le mie compagne detenute avevano imparato a chiamarlo. Alcuni credevano che fossi finita, che fossi sbiadita come personalità“.

Michalis Dimitrakopoulos, difensore di Eva Khaili

Il suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos, al suo fianco fin dall’inizio di questa storia, descrive da parte sua, il proprio punto di vista legale questi 126 giorni trascorsi dalla sua assistita in carcere. “Nel dicembre 2022, faceva molto freddo a Bruxelles, ho incontrato Eva Kaili nella prigione di Haren. Eva mi ha detto “Michael, tutti gli avvocati qui in Belgio mi dicono che se confesso le accuse, tra due giorni sarò con mia figlia, cosa mi consigli di fare?“. Le ho detto: “Eva mia, se hai commesso i crimini che ti sono attribuiti, confessali e vai da tua figlia, ma se sei innocente, combatteremo insieme ovunque vada”. “Michal, sono innocente”, ha insistito. “Eva, andiamo fino in fondo”. Queste parole, appunto, scolpite dal coraggio di Eva, sono state l’inizio di questa avventura del vicepresidente del Parlamento europeo“.

Il punto debole della vicenda secondo la difesa dell’eurodeputata greca, starebbe proprio in quella che per la procura belga è la cosiddetta “pistola fumante”: i soldi trovati in casa della Kaili e del compagno Francesco Giorgi, arrestato nell’ambito della stessa inchiesta e spedito ai domiciliari con il braccialetto elettronico a fine febbraio. “I risultati dimostrano che lei non aveva nulla a che fare con quei soldi. Nessuna impronta digitale di Eva Kaili è stata trovata sulle mazzette di denaro. Questa è la prova più forte e ce ne sono altre”, ha aggiunto il legale. Che si dice certo del fatto che l’ex vicepresidente del Parlamento europeo “non ha ricevuto un solo euro” sfruttando il suo ruolo politico.

Questi quattro mesi in carcere sono trascorsi in condizioni tragiche , che fino ad oggi non abbiamo reso pubbliche. Posso dirvi che sta uscendo di prigione a testa alta, con dignità e senza aver confessato crimini che non ha commesso” ha aggiunto l’avvocato. A commentare il caso anche l’ avvocato Sven Marie, altro difensore di Eva Kaili, secondo il quale gli investigatori belgi non avrebbero nuove prove contro la sua assistita. “Kaili è stata interrogata per due settimane, più di 15 ore in totale. Ha risposto a tutte le domande e a tutte le accuse degli inquirenti. Allora dev’esserci un problema perché né il giudice istruttore, né il procuratore federale, né gli investigatori vogliono sentire le risposte della signora Kaili. Nella loro visione a senso unico, vogliono sentire certe risposte, ma non quelle di Eva Kaili – ha dichiarato ad Euronews -. In casi come questo, persone come Kaili, sono considerati un trofeo o un simbolo e vengono mostrati come la Coppa del mondo di calcio. Come un calciatore alza la Coppa del mondo, qui Eva Kaili viene alzata come un simbolo per dimostrare che anche chi ricopre alti incarichi può rimanere in carcere e soprattutto per spaventare gli altri parlamentari“.

Sui minimi contatti con il “mondo esterno”, Eva Kaili ricorda che tutti la invitavano e spingevano a dire tutto il necessario per essere libera un’ora prima. “Tutti mi hanno consigliato di confessare, di andarmene in fretta, di andare da mia figlia“, confessa i primi pensieri oscuri e ricorda che l’unico pensiero che è riuscita a mantenerla in vita, è stato quello di sua figlia, una bimba di due anni. “È vero, posso dirlo, ci sono stati momenti in cui ho pensato di porre fine da sola alla tortura della solitudine assordante. Avevo paura, non l’ho fatto, il pensiero di mia figlia non mi ha lasciato, mi ha sostenuto, mi ha dato il senso di rialzarmi, di lottare per dimostrare che sono innocente, così che mia figlia potesse non vergognarsi di me. Questo scopo mi tiene in vita, mi aiuta”.

Adesso vuole giustizia.Non mi inchinerò, se non riuscirò a convincere la giustizia belga che sono innocente, non tornerò mai più nel mio Paese, mi vergognerò di guardare negli occhi le persone con cui sono amica da quando ero solo una studentessa. La vergogna è un sentimento che non riesco a metabolizzare, mi sconvolge“, conclude, difendendosi ancora una volta e finalmente pubblicamente, evitando di parlare del resto degli imputati nel caso Qatargate .

L’ eurodeputata greca Eva Kaili è stata rilasciata venerdì. Il suo principale pensiero è quello di riabbracciare la figlia, che in questi lunghi quattro mesi ha potuto vedere solo due volte. “Il primo giorno voglio solo essere a casa con mia figlia – ha dichiarato Kaili -. Tutto il giorno con lei. Da gennaio la vedevo solo due volte al mese. Rimarrò a Bruxelles, continuerò a lottare per la mia innocenza” ha sottolineato.

In merito al suo futuro, l’ avvocato Dimitrakopoulos dichiara: “Eva è un essere politico, la storia ha molte pagine bianche nel suo libro personale, alla fine non posso prevedere cosa scriverà. Ma io, ormai vecchio avvocato, dirò: Eppure è innocente”. Dal carcere belga dove è stata detenuta per lo scandalo di corruzione al Parlamento europeo, ha più volte ribadito che la sua custodia cautelare e le sue sofferenze prolungate sono legate al fatto che la Procura belga ne aveva fatto il proprio “trofeo“. La Kaili ha sempre proclamato la sua innocenza, dicendosi convinta di poterlo dimostrare. Ed è pronta a farlo.

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