La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per l’ex sottosegretario “forzista” Nicola Cosentino a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto ritenuto referente del “clan dei Casalesi“. I giudici hanno rigettato il ricorso presentato dai legali di Cosentino, gli avvocati Stefano Montone, Agostino De Caro ed Elena Lepre, che fanno sapere che Cosentino nelle prossime ore si costituirà in carcere.
La vicenda giudiziaria
Cosentino è stato condannato nell’ambito del processo per le infiltrazioni del clan dei Casalesi nell’Eco4, società che all’inizio degli anni duemila ha gestito la raccolta dei rifiuti in una ventina di comuni del Casertano. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Silvia Salvadori durante la propria requisitoria aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato contro la sentenza della Corte di Appello di Napoli, che il 21 luglio 2021 aveva condannato Cosentino a 10 anni, con un aumento di pena di un anno rispetto alla sentenza di primo grado emessa il 17 novembre 2016 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Per Cosentino, ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi era invece arrivata poche settimane fa l’ultima assoluzione. La Cassazione lo scorso 20 marzo ha respinto il ricorso della procura generale di Napoli assolvendo in via definitiva l’ex coordinatore campano di Forza Italia nel processo cosiddetto “Il Principe e la scheda ballerina” nell’ambito del quale Cosentino era accusato di tentativo di reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante mafiosa, in relazione alla costruzione di un centro commerciale (mai realizzato) voluto dal clan dei Casalesi a Casal di Principe (Cosentino era stato condannato in primo grado a 5 anni dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, prima dell’assoluzione in appello del 29 settembre 2020 “per non aver commesso il fattò“).
Nelle motivazioni alla sentenza di assoluzione i giudici hanno evidenziato che Cosentino non aveva interesse a realizzare il centro commerciale, mentre le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia (fra i quali Nicola Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco «Sandokan» Schiavone) sono state giudicate generiche, non riscontrate e in molti casi smentite in dibattimento. Il 4 giugno del 2019, poi, Cosentino è stato assolto dalla Cassazione che nell’ambito del processo “Carburanti” ha rigettato il ricorso della procura generale .
Condanne ed Assoluzioni
L’ex sottosegretario era finito a processo assieme ai fratelli Giovanni e Antonio Cosentino e ad altri imputati, accusati a vario titolo di estorsione e concorrenza illecita aggravati dalle modalità mafiose. I fatti facevano riferimento all’ Aversana Petroli azienda di famiglia dei Cosentino. La Corte d’Appello di Napoli nell’ottobre del 2018 aveva già assolto Nicola Cosentino, dopo che l’ex sottosegretario era stato condannato in primo grado a 7 anni e sei mesi di carcere. Definitiva, invece, la condanna a 4 anni di reclusione per aver corrotto un agente della polizia penitenziaria del carcere di Secondigliano allo scopo di introdurre in cella generi alimentari, vestiti e un Ipod. Il 12 ottobre del 2021, inoltre, la sesta sezione della Corte di Appello di Napoli ha assolto Cosentino dall’accusa di diffamazione. L’ex sottosegretario aveva definito i collaboratori di giustizia “camorristi schifosi che hanno da scontare ergastoli e puntano a salvare i propri patrimoni”, inducendo l’ex camorrista ‘pentitò, Michele Frongillo, a denunciarlo. Infine, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta «P3», Cosentino è stato condannato a 10 mesi non per i reati connessi all’associazione a delinquere ma per “diffamazione” e “violenza privata” nei confronti dell’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro.