Esattamente un mese fa il giudice delle indagini preliminari dr.ssa Fulvia Misserini ha disposto il processo per tutti gli imputati del secondo troncone d’inchiesta dell’indagine T-Rex condotta dalla Guardia di Finanza nata sotto il coordinamento dell’ex comandante provinciale della Guardia di Finanza Col. Gianfranco Lucignano.
Secondo le indagini delle Fiamme Gialle accolte e condivise dalla Procura di Taranto, ad allertare la “cricca” dei tangentisti e monnezzari, di essere sotto intercettazione della Guardia di Finanza, sarebbe stato Antonio Albanese, presidente della CISA spa di Massafra, ed attuale co-editore del quotidiano barese La Gazzetta del Mezzogiorno di cui detiene il 50% della società editrice EDIME srl, giornale che si è ben guardato di riferire ai propri lettori tale circostanza.
Purtroppo, guardando le date del provvedimento, facile intuire che anche in questo caso molti degli imputati la passeranno liscia grazie alla prescrizione, considerato che la prima udienza del processo di primo grado si terrà dopo 5 anni dai fatti. Se questi tempi sono “accettabili” per i magistrati degli uffici giudiziari di Taranto (per la gioia dei difensori e degli imputati) è il caso di dire “Addio giustizia” e di poter definire il palazzo degli uffici giudiziari di viale Marche a Taranto il vero porto delle “nebbie” e si capisce come mai il noto avvocato pregiudicato Piero Amara plurindagato, finito sulle cronache di tutti i giornali italiani e dei programmi televisivi , avesse trasferito in provincia di Taranto le sedi legali inesistenti delle sue società. Così come non è un caso se a Roma le Fiamme Gialle, nel corso di una perquisizione disposta e seguita personalmente dal pm Stefano Fava (ora giudice presso il Tribunale di Latina) abbiano trovato in una stanza al lavoro il giovane avvocato Giuseppe (Peppe) Argentino, figlio di quel Pietro Argentino ex procuratore aggiunto a Taranto e successivamente procuratore capo a Matera, dove ha concluso la sua nefasta carriera andando in pensione.
decreto-monnezzopoli-bISRibadiamo il concetto: questa è la vera malagiustizia “monnezza“, che prospera grazie anche ad un giornalismo locale asservito, “comprato & svenduto” per pochi euro, e pensare poi che certi giornalisti pugliesi, in particolare a Taranto, si lamentano che i giornali e le tv locali falliscono !