E’ stato il bravo collega ed amico Guido Ruotolo a raccontare oggi sul quotidiano La Stampa di Torino, come a Taranto sia stato evitato in extremis dal Prefetto di Taranto dr. Umberto Guidato un “bis” del “caso Casamonica” di Roma. Infatti un sorvegliato speciale, Angelo Soloperto aveva organizzato per domani (cioè domenica) un mega festeggiamento per il suo 50° compleanno che si sarebbe dovuto svolgere a San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto, chiedendo addirittura il pagamento di un biglietto di 3 euro per chi volesse partecipare al concerto in piazza per la festa del “boss”.
Ad accorgersi immediatamente di quanto stava per accadere ed a segnalarlo alla Prefettura di Taranto, in realtà è stato l’attento Questore di Taranto dr. Mongini (trasferito per meriti di servizio a Verona proprio nei giorni scorsi) che ha ricevuto la segnalazione dai suoi uomini sul territorio che non hanno mai “mollato” il controllo su Soloperto. Giustamente il collega del quotidiano La Stampa si chiede “Quanti cittadini erano pronti a ribellarsi, a impedire una festa pubblica per uno boss mafioso” ? Ed aggiungiamo noi: ed i politici locali ???
” Angelo Soloperto, sorvegliato speciale – scrive La Stampa – domani compirà 50 anni. Voleva organizzare una festa in grande, indimenticabile, nel suo paese, San Marzano di San Giuseppe, provincia di Taranto, paese agricolo dove i vecchi parlano ancora arberesche, il vecchio albanese – prima con uno spettacolo a pagamento (tre euro a biglietto) con il cantante neo-melodico Nino Fiorelli, poi con i festeggiamenti veri e propri, e c’è da scommettere, pure con i fuochi d’artificio”
“Adesso – scrive Ruotolo – la Procura di Taranto vorrà capire chi aveva dato tutte le autorizzazioni al concerto in piazza Palladio, dietro le case popolati della “167”, e chi aveva organizzato il “concerto”. Insomma verificare se e che in termini vi siano state complicità dentro la macchina comunale e a quale livello. Se solo amministrativo-burocratico o anche politico“.
Sulla “mafiosità” del festeggiato Angelo Soloperto che compirà cinquant’anni domani, La Stampa (giustamente, aggiungiamo noi !) non ha “nessun dubbio” in quanto “è il capo di un clan di mafia già arrestato per estorsioni ed appalti truccati. Finì in carcere nel 2004 , e con lui anche l’assessore regionale del governatore Raffaele Fitto, Pietro Franzoso, Forza Italia, che fu anche sospettato di aver fatto assumere il fratello del boss Angelo in una impresa”. Ruotolo aggiunge che “secondo gli inquirenti, il clan era in grado di controllare un pacchetto di novecento preferenze“. Nel luglio 2004 infatti, numerosi esponenti del clan Soloperto vennero condannati dal Tribunale di Taranto in primo grado, che ha riconosciuto la “natura mafiosa dell’organizzazione“.
“Naturalmente succede solo in questo Paese” aggiunge La Stampa, raccontando “che un bravo penalista è riuscito a far scarcerare (il 17 dicembre scorso) Angelo Soloperto rivolgendosi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha confermato la violazione italiana della direttiva che impone degli spazi minimi dove i detenuti devono essere ristretti. Spazi che nel caso di Soloperto, risultavano molto al di sotto della direttiva. E che per questo fu risarcito con 2352 euro “per il trattamento carcerario inumano e degradante subito“”.
In realtà è stato Il Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, in data 17.12.2014 a scarcerare Angelo Soloperto, leader del clan mafioso che porta il suo cognome, accogliendo un’istanza dell’avvocato Alessandro Cavallo, un penalista di Sava (Taranto) , che dimostrava che il suo assistito ha dovuto espiare una pena in una condizione di sovraffollamento, motivo per cui sulla base di tale argomentazione il Magistrato di Spoleto ha ridotto la pena inflitta al Soloperto ordinandone la immediata liberazione e gli ha persino riconosciuto, a titolo di risarcimento una somma pari ad euro 2.352,00.
Dalla vicenda che portò in carcere dieci anni il Soloperto e Pietro Franzoso (successivamente deceduto) sono passati dieci anni. E quindi è bene rinfrescare ai lettori le idee, utilizzando anche il lavoro di altri colleghi, come Giovanna Bruno del Corriere della Sera.
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La vicenda in questione venne approfondita abbastanza bene anche dall’ inviato Davide Carlucci del quotidiano La Repubblica (leggi QUI dall’archivio ) il 19 dicembre 2014, che riportiamo “integralmente” di seguito:
Franzoso, le relazioni pericolose
LECCE 19 dicembre 2004 – Ieri mattina, da una cella del carcere di Lecce, ha professato la sua innocenza. Ha raccontato ai giudici la sua storia di politico di lungo corso che non avrebbe mai avuto bisogno di stringere sodalizi con i clan. Ma Pietro Franzoso, l’ assessore regionale ai Trasporti arrestato giovedì dalla Dda ( la Direzione Distrettuale Antimafia – n.d.r. CdG ) di Lecce per un’ ipotesi di voto di scambio con il clan criminale dei Soloperto, deve fare i conti con le intercettazioni e i riscontri che corroborano l’ ordinanza di custodia cautelare firmata da Enzo Taurino. E che disegnano un quadro preoccupante – se confermato – degli intrecci tra malavita e politica nel Sud Tarantino. Uno scenario così inquietante da motivare – per la prima volta, forse, almeno in Puglia – la necessità dell’ arresto proprio ora, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, con la «sussistenza di un concreto pericolo di reiterazione» del reato. Una necessità che l’ avvocato Pasquale Corleto contesta: «Dopo quasi cinque anni dall’ episodio contestato, il chiarimento dato oggi dall’ uomo in manette poteva tranquillamente essere fornito senza ricorrere alla cattura». «E i voti di chi~ No! Ma mò gli devo dire pure il fatto di Franzoso! Devo dire il fatto di Franzoso!». La serie di intercettazioni in mano alla Dda inizia così, con la presentazione del tema, come si faceva nelle novelle medievali. I personaggi che entrano in scena sono Angelo Soloperto e sua moglie Stefania Cantarone, reclusi nella casa circondariale di Taranto. Nella loro conversazione in cella dell’ ottobre 2003 si materializza così “il fatto di Franzoso”. Un episodio isolato – l’ assunzione, il 24 maggio 2000, di Pietro Soloperto, fratello del boss, nella Iris di Franzoso in cambio di un pacchetto di voti da parte dei clan – ma inserito in un contesto fitto di “relazioni pericolose”.
«Ah, Eh, ha detto Franco (il fratello di Angelo, ndr), ha raccontato il fatto~ Eh! è andato in cassa integrazione!», dice la signora Cantarone. Risponde il marito: «L’ hanno fatto licenziare apposta, no?». E la moglie: «Non si sa per che cosa!». Angelo Soloperto ritorna sul “fatto di Franzoso“. E la moglie commenta: «Ah! Lo sai che ha detto Franco? “Lo vogliono rovinare proprio!».
«No, è la verità», replica il marito. Ma il “fatto”, sembra di capire, è anche qualcosa che non è ancora ben emerso: un appalto. «Moh, oggi viene Franz (l’ avvocato Pesare difensore di Soloperto, ndr) e glielo dico, il fatto di Franzoso, il fatto della gara d’ appalto che vincemmo».
C’ è poi un riferimento a un altro episodio “elettorale”. Dice la donna: «Ho detto di dirgli pure: “Che fece avere il posto a mio fratello! Il posto per le votazioni, fece avere il posto a mio fratello Franco» (Un nome quest’ ultimo, che però non compare nella trascrizione della Polizia).
E ancora: «Vedi che quelli, Franco e Sergio si sono mossi per il fatto delle votazioni, per mezzo mio!». E si tira in ballo, “Giacchetta“, ovvero Pasquale Lonoce, cognato di Ciro Intermite, ex vicesindaco di San Marzano di San Giuseppe ed esponente di Forza Italia. Sarebbe stato lui a fare da intermediario e a ricompensare Franzoso con un contributo di 5 milioni di lire. Particolare, quest’ ultimo, recisamente negato da Lonoce.
Soloperto fu assunto subito dopo le elezioni. Una carriera rapida: manovale, dopo sei mesi ottiene il contratto a tempo indeterminato, poi diventa autista di secondo livello, infine è promosso al terzo. Quando i Carabinieri interrogano la moglie sulle modalità di assunzione, l’ assessore segue con “partecipazione” l’ audizione e s’ informa su chi la sta interrogando: «Ma chi sta? Sto capitano qua?». L’ ordinanza accenna anche al conflitto d’ interesse di Franzoso: mentre partecipava, a nome della Provincia o della Regione, alle sedute del comitato portuale del porto di Taranto nelle quali si affidavano lavori, la sua azienda otteneva un subappalto da 640 milioni di lire. Ma l’ accusa principale riguarda il successo “anomalo” alle elezioni. Da attribuire all’ assunzione di Pietro Soloperto, già arrestato per rapina e denunciato per detenzione e porto illeciti d’ arma, “esplosione in luogo pubblico”. Ma soprattutto, fratello di Angelo. «A San Marzano era il sindaco – lo descrive Lonoce – tutto quello che voleva era un ordine».
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Pietro Franzoso fu “premiato” ed eletto deputato di Forza Italia. Successivamente nel 2011 è deceduto dopo un incidente, venendo travolto dalla pesante struttura del cancello dello stabilimento della società Iris di Torricella (di proprietà della moglie), che aveva perso le guide dei binari. Il nome di Franzoso compare nelle intercettazioni sulla vicenda giudiziario “Ambiente Svenduto” sull’ ILVA , che potete ascoltare con le vostre orecchie attraverso un dossier sempre del quotidiano La Repubblica, cliccando QUI
C’è da augurarsi a questo punto, che venga fatta chiarezza, senza che dei fascicoli pendenti presso la Procura della Repubblica di Taranto non si perdano…anche questa volta (come raccontano in ambienti giudiziari) sopratutto quando vedono coinvolti un avvocato ed un giornalista indagati per favoreggiamento. Anche perchè loro questi posti ed il luogo della festa “bloccata” dal Questore e Prefetto di Taranto, dovrebbero conoscerli bene…