La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’ Interno, ha notificato un nuovo provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Lecce nei confronti di Giuseppe Catapano imprenditore tarantino operante nel settore del commercio all’ingrosso di mitili.
Catapano era già stato condannato per associazione di tipo mafioso, estorsione e violazioni in materia di armi e munizioni, era stato colpito, nel 2019, da una misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla DIA e conclusasi con la confisca di beni ubicati sul territorio nazionale .
Nel gennaio dello scorso anno la DIA di Lecce guidata dal vicequestore Carla Durante aveva infatti eseguito in Taranto e provincia un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Lecce, Prima Sezione Penale, Misure di Prevenzione, di un patrimonio dal valore di oltre 5 milioni di euro riconducibile al Catapano. Le investigazioni avevano permesso di accertare come il pregiudicato pur non avendo formalmente dichiarato redditi sufficienti a giustificare le sue rilevanti disponibilità economiche, fosse riuscito ad accrescere il proprio patrimonio personale ed imprenditoriale ricorrendo anche all’intestazione di beni a congiunti ed a prestanomi.
Una tesi che venne opposta dinnanzi alla Corte d’appello (processo ancora in corso) dagli avvocati Gaetano Vitale e Luigi Esposito che hanno contestato tutti i motivi alla base della confisca: pericolosità sociale, sproporzione tra reddito e tenore di vita e riutilizzo di denaro di provenienza illecita, sostenendo inoltre che Catapano aveva avuto una condanna per fatti risalenti alla prima metà degli anni Novanta e la sua pericolosità sociale era già stata esclusa dal tribunale di Taranto .
Le ulteriori successive indagini delegate dalla Procura della Repubblica salentina hanno consentito di disvelare l’esistenza di altri investimenti operati dal proposto e, pertanto, di generare una nuova misura di prevenzione in ottemperanza al Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 1805/2018 concernente la cooperazione giudiziaria in materia penale nell’Unione Europea.
Il provvedimento ha riguardato 2 società attive, rispettivamente, in Grecia (nel commercio all’ingrosso di prodotti alimentari) e Bulgaria (nel settore dei trasporti internazionali) ed altri beni lì ubicati per un valore di oltre 2 milioni di euro. L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale ed internazionale.