Un’ordinanza firmata dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, ricalcando un’ analogo provvedimento del 2020 improduttivo di alcun effetto, ha intimato ad Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria di cercare una soluzione tempestiva per individuare gli impianti responsabili dell’aumento della concentrazione di benzene registrata dalle centraline atmosferiche entro 60 giorni, senza la quale bisognerà procedere allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo.
Una nota del sindaco di Taranto spiega la ragione di questa nuova ordinanza: “Abbiamo ricevuto dall’Asl evidenze chiare rispetto al rischio per la popolazione, in particolare riguardo al danno provocato dall’aumento della media annuale della concentrazione di benzene, anche se al di sotto dei limiti di legge. Un’ulteriore relazione di Arpa ci ha consentito di correlare i picchi registrati all’attività dell’acciaieria, per questo l’ordinanza è mirata ad AdI e Ilva in as”. Con l’ordinanza, spiega il Sindaco del capoluogo jonico “abbiamo applicato quella precauzione che ci assegnano le norme, rispetto a un problema che era stato già sollevato e affrontato anche all’interno dell’osservatorio ispirato all’articolo 41 della Costituzione, che abbiamo insediato a gennaio. I nuovi elementi ci hanno messo nelle condizioni di procedere e ora attendiamo le necessarie risposte“.
Qualcuno però a Taranto si pone la domanda: ma siamo sicuti che le emissioni di benzene non provengano dalla raffineria ENI di Taranto, dirimpettaia dello stabilimento siderurgico ? A suo tempo venne aperto un fascicolo dalla Procura di Taranto dopo un sopralluogo in elicottero da due magistrati, ma chissà che fine ha fatto…