Il ricordo di Giovanni Falcone ed una secca replica a chi le attribuisce un legame d’amicizia con l’ex Nar Luigi Ciavardini. Così l’ on. Chiara Colosimo ha esordito da presidente della Commissione Antimafia. La sua elezione è stata accompagnata dalle polemiche per dei presunti (in realtà inesistenti ) legami con l’ex terrorista nero che oggi fa parte di una associazione che si occupa di reinserimento di detenuti. E proprio in quest’ultima veste Colosimo lo ha incontrato “nell’espletamento delle funzioni di consigliera regionale”, spiega ai cronisti che la interpellano a Palazzo San Macuto, sede della Commissione. “Nella mia vita hanno sempre parlato i fatti e le battaglie che ho fin qui condotto, invito i famigliari delle vittime qui, è casa loro”, spiega la deputata di Fratelli d’Italia, considerata tra gli esponenti più vicini alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, se non la sua “pupilla”.
L’intervento della Colosimo
La neo-eletta Presidente ha affermato: “Rivolgo il primo pensiero a Giovanni Falcone, nell’anniversario della strage di Capaci in cui perse la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, e alla sua scorta composta da Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. E alle vittime di tutte le stragi, di stampo mafioso e terroristico”. E rivolgendosi agli altri componenti della Commissione ha aggiunto,: “Esprimo l’auspicio che tutti noi, insieme, potremo svolgere un proficuo lavoro, offrendo un contributo fattivo all’attività di contrasto alla criminalità organizzata”.
Dal Consiglio comunale al Parlamento
La Colosimo che ha iniziato a fare politica in Alleanza Nazionale e dopo in Fratelli d’Italia, percorendo l’intero percorso politico nell’amministrazione pubblica: eletta in Consiglio comunale a Roma, dove è arrivata durante la giunta Alemanno, al Consiglio regionale del Lazio, oggi in Parlamento, spiega:
“Non ho amicizie, ma ho espletato nella mia funzione di consigliere regionale anche il compito di incontrare i detenuti. Conosco Ciavardini perchè lui è in una associazione che si occupa di reinserimento di detenuti”, evidenzia riferendosi al rapporto di frequentazione che le viene attribuito dalla solita stampa sinistrorsa a caccia di streghe nel centrodestra.
Una presunta vicinanza denunciata dalle opposizioni anche sulla base di una inchiesta giornalistica di Report, che ben si è guardata a portare alla luce tutti i rapporti fra i brigatisti di sinistra ed il PCI ora PD. e Per il capogruppo Pd in Commissione Antimafia, il senatore Walter Verini l’elezione di Chiara Colosimo, “rappresenta uno schiaffo che la commissione e questo Paese non meritavano”. Per Verini, i partiti della maggioranza “hanno dimostrato sordità e chiusura” alle richieste delle opposizioni.
I dem avevano tenuta la porta aperta ad altre soluzioni. Proprio Verini, arrivando a Palazzo San Macuto, aveva rivolto “un appello alla maggioranza per cambiare il nome di Chiara Colosimo alla presidenza della commissione” aggiungendo che, se l’appello non fosse stato accolto, “anche in extremis” il Pd avrebbe dato “un segnale forte di dissenso non partecipando al voto”. Ciò che poi puntualmente è avvenuto. Ma la maggioranza parlamentare del centrodestra eletta, è bene ricordarlo sempre, democraticamente dagli elettori, non si è fatta condizionare ed ha confermato l’indicazione della Colosimo.
Il Terzo Polo contro Pd e M5s
Al momento del voto, dalla sala al quinto piano del Palazzo sono usciti i componenti delle opposizioni. Tranne quelli di Azione-Italia Viva. Raffaella Paita spiega che il suo gruppo parlamentare non condivide la scelta di uscire dall’Aula. “Non si esce dalle Aule, non l’abbiamo mai fatto” ha annunciato, prima, di non voler votare ed il suo gruppo ha indicato il nome di Dafne Musolino, senatrice delle Autonomie che ottiene quattro voti. La maggioranza è rimasta compatta su Chiara Colosimo: 29 voti sui trenta di cui dispone (la diretta interessata ha preferito di non votarsi), ed è stata eletta presidente.
E’ stato sul secondo voto che Azione-Iv ha preso le distanze con il resto delle opposizioni. Federico Cafiero De Raho, ex Procuratore antimafia, arrivato al termine della sua carriera andando in pensione, è diventato parlamentare M5s, è stato eletto vicepresidente assieme a Mauro D’Attis di Forza Italia. Per De Raho hanno votano anche i dem che, alla terza ed ultima votazione, sono riusciti a fare eleggere segretario Anthony Barbagallo. Elezione questa che è la prova, secondo Raffaella Paita, della “spartizione” che c’è stata fra Pd e M5s, lasciando Azione-Iv fuori dall’accordo. “Pd e M5S si sono divisi i ruoli e porteranno a casa un segretario è un vice presidente. Non entro nel merito dei nomi, ma hanno stretto un accordo senza coinvolgere noi”, spiega l’esponente renziana.
Immediata e scontata la replica del Pd: “Italia viva falsifica, ancora una volta, la realtà delle cose. Siamo rientrati in Aula per votare De Raho vicepresidente. Una garanzia, l’esatto contrario delle spartizioni”. Al di là dello scontro con Italia Viva e Azione, la scelta di non partecipare al voto in Aula ha però creato più di qualche malumore e dissenso in alcuni deputati dem che affermano “Non c’è stata alcuna condivisione della scelta”, affermano: “Se ci avessero interpellato, forse, qualcuno avrebbe fatto presente che non era il caso di uscire dall’Aula. In fondo siamo rimasti a votare anche con Nicola Morra“.