“E’ Impossibile fermare gli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto. Non per un fattore tecnico ma perché le contestate emissioni di benzene sono ampiamente nei limiti di legge“. Questa la risposta di Acciaierie d’Italia che arriva dal Festival dell’Economia di Trento, organizzato da “Il Sole 24 Ore”, con cui il presidente di Acciaierie d’ Italia, Franco Bernabè, replica all’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci il quale, lunedì scorso, ha intimato ad Acciaierie d’Italia (gestore degli impianti siderurgici) e ad Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli stessi) di intervenire in 30 giorni sulle cause che determinano il fenomeno contestando l’aumento delle emissioni di benzene sulla base dei rilievi di Arpa Puglia e Asl Taranto. Minacciando, entro 60 giorni, il fermo degli impianti.
Franco Bernabè, presidente di AdI, risponde al sindaco di Taranto dal Festival dell’Economia. “C’è una contraddizione di fondo, lo stabilimento emette molto al di sotto dei limiti di legge, quindi possono esserci solo sfiori temporanei ed all’interno dei limiti di legge”. E spiega che quanto si potrebbe respirare è “molto più piccolo del benzene che una persona inala quando va a fare il pieno di benzina“.
Bernabé che sinora al contrario dell’ Ad Lucia Morselli, ha sempre avuto una linea di dialogo con le istituzioni locali di fatto conferma quello che era facilmente ipotizzabile a seguito dell’ordinanza del Comune di Taranto, e cioè che Acciaierie d’Italia quasi sicuramente impugnerà dinnanzi al Tar il provvedimento del sindaco, così come avvenne per l’ordinanza di febbraio 2020, ritenuta legittima dal Tar di Lecce ma subito dopo a giugno 2021 annullata dal Consiglio di Stato. Franco Bernabè afferma quindi il vero quando dichiara che, sulla base dei parametri di legge, l’ex Ilva non ha commesso alcuna violazione. Le norme prevedono infatti che le emissioni di benzene non devono superare, come media
Il ricorso di Acciaierie d’Italia, si spiega, sarebbe legittimato soprattutto dal suo ruolo di “gestore” che detiene la società (al momento 62 per cento Arcelor Mittal, 38 per cento Invitalia). Negli uffici dell’ Ilva in amministrazione straordinaria è in corso una valutazione su un proprio possibile ricorso, dopo che nelle ore successive all’ordinanza i commissari Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo avevano scritto ad Acciaierie d’Italia chiedendo “una circostanziata valutazione in merito all’aumento dei valori di concentrazione di benzene, nonché la genesi dei fattori dell’aumento”.
E’ stato Claudio Barbaro sottosegretario al ministero dell’Ambiente, nel question time del 24 maggio alla Camera dei Deputati in commissione Ambiente a rendere noto che i commissari hanno chiesto “che presso lo stabilimento vengano attuate condizioni di monitoraggio migliorative che consentano approfondimenti ed eventuali, ulteriori rimedi per il contenimento delle emissioni di benzene”.