Dopo aver ucciso la compagna incinta con due coltellate ha provato per due volte a dare fuoco al suo corpo con alcol e benzina. Non riuscendoci ha trasportato e nascosto il suo cadavere in un’intercapedine di un edificio che ospita alcuni box in via Monte Rosa. Il corpo di Giulia Tramontano 29enne, incinta al settimo mese, che era scomparsa da cinque giorni da Senago, è stato ritrovato questa notte.
La ragazza era scomparsa da casa nella notte tra sabato e domenica. Nessun segnale di vita per cinque giorni. Ma poco prima dell’una di questa notte è arrivata la triste conferma definitiva che non c’era più nulla da fare. Non è ancora chiaro come la ragazza sia stata uccisa, sembrerebbe che l’omicida abbia infierito sul cadavere con diverse coltellate . Le indagini proseguono sull’ipotesi che il barman 30enne si sia potuto avvalere di un complice, anche se nella sua confessione ha dichiarato di aver compiuto tutto da solo.
È stato il suo compagno Alessandro Impagnatiello arrestato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso ed associato oggi alla casa circondariale di San Vittore, a confessare e raccontare tutto dopo una giornata di frenetiche ricerche e sviluppi investigativi improvvisi.
La velocità delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannnella e del sostituto procuratore Alessia Menegazzo, condotte dai Carabinieri è stata la chiave che ha portato alla soluzione del giallo di Senago. Infatti, come succede, nella maggior parte dei casi di omicidio, quando gli investigatori riescono a raccogliere indizi importanti entro le prime 24/48 ore, quasi sempre le indagini si chiudono accertando i responsabili.
Agli atti dell’indagine vi è anche un’immagine decisiva quando Impagniatiello tra sabato e domenica. esce di casa, e quindi le indagini si concentrano sui suoi spostamenti, fra Senago e Milano, la notte della scomparsa di Giulia. Le ultime tracce di vita della povera ragazza sono rimaste immortalate in una telecamera che riprende la 29enne vicino a casa tra le 19.30 e le 20 di sabato. Invece il compagno-omicida mentendo aveva raccontato agli inquirenti che la fidanzata era a letto e stava dormendo quando lui è uscito di casa alle 7 di domenica mattina .
La confessione agli inquirenti
L’omicida 30enne dopo aver ucciso la povera Giulia Tramontano, ha caricato il corpo nel suo suv ed ha girato per chilometri, contattando una sua collega italo-inglese che era diventata una sua amante, con la quale aveva una storia parallela che Giulia aveva scoperto. “Lei se ne è andata, ora sono un uomo libero”, ha detto giurandole che il bambino che Giulia aspettava non era il suo. Ma la collega italo-inglese, spaventata, ha preferito non incontrare Impagniatiello, rendendosi disponibile solo ad un confronto a distanza. “Martedì mattina verso le 7, vado in cantina e tiro fuori il corpo trascinandolo verso il box – si legge nel verbale della confessione del 30enne -. Poi porto la macchina nel box e carico il corpo nel bagagliaio“.
“Lascio il corpo di Giulia nella macchina fino alla notte di mercoledì quando decido di gettarlo, intorno alle 02.30 del mercoledì in quel posto che già conoscevo e dove poi è stato rinvenuto e che ho comunicato ai carabinieri”. Impagnatiello inoltre precisa che “da quando ho messo il corpo di Giulia nel bagagliaio martedì, io ho comunque usato la macchina andandoci in giro con il cadavere nel bagagliaio”.
Durante la confessione dell’omicidio della compagna Giulia Tramontana, Alessandro Impagnatiello ha raccontato che la 29enne incinta si sarebbe procurata dei tagli sulle braccia da sola, con il coltello con cui stava cucinando. “Mi diceva che non voleva più vivere”, racconta il 30enne reo confesso che, scrivono l’aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo nel decreto di fermo, “ha dimostrato di essere in grado di mentire ripetutamente e di cambiare più volte versione dei fatti”. Agli inquirenti Impagnatiello ha raccontato, quindi, che la compagna “si era già inferta qualche colpo all’altezza del collo” e allora “per non farla soffrire, le ho inferto anche io tre o quattro colpi all’altezza del collo”. A quel punto la donna, incinta di 7 mesi, sarebbe “stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi”. Durante l’accoltellamento, durato a quanto riferisce l’uomo “pochi minuti”, Giulia avrebbe “tentato di divincolarsi in maniera debole” ma senza urlare.
L’incontro di Impagniatiello con l’amante
Dopo aver ucciso Giulia, tra le 19 e le 20 di sabato sera, e avere fatto un primo tentativo di bruciare il cadavere all’interno della vasca da bagno, Alessandro Impagniatiello ha cercato di incontrare anche la sua collega americana e. Il barman 30enne si sarebbe recato a casa dell’amante, a Milano, intorno alle 2 di notte. Ma la donna, spaventatasi, ha preferito non farlo entrare e i due si sono parlati dalla finestra. Subito dopo – secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti – Impagniatiello è tornato a Senago per occuparsi di nascondere il corpo di Giulia. Prima lo porta in un box di famiglia, dove prova una seconda volta a dargli fuoco, e poi lo carica nel bagagliaio dell’auto e lo trasporta fino all’intercapedine di via Monte Rosa dove il cadavere della giovane donna è stato ritrovato questa notte.
Impagniatiello aveva anche falsificato un test del dna per dimostrare alla collega con cui aveva una storia che il figlio che Giulia Tramontano portava in grembo non era suo. L’altra donna, che lavorava con lui all’Armani Bamboo bar, aveva però scoperto la falsificazione. Da lì il chiarimento tra le due donne, avvenuto sabato pomeriggio nel locale milanese. La collega, a cui il 30enne era sentimentalmente legato da un anno, era preoccupata per Giulia e le avrebbe anche offerto ospitalità. “Se hai problemi – le avrebbe detto – puoi venire a stare da me”. La 29enne incinta, però, è rientrata a casa, a Senago, dove l’aspettava il compagno, uccidendola nel loro appartamento, tra le 19 e le 20.30 di sabato sera.
L’uomo, dove aver ucciso Giulia, avrebbe anche mandato messaggi dal numero di cellulare di lei, per rassicurare chi era preoccupato. Rispondendo sotto mentite spoglie anche la collega italo-inglese, che durante tutta la serata ha scritto a Giulia per avere sue notizie. “Lasciami in pace, ti ho mentito” la risposta giuntale in serata dal telefono della 29enne, in realtà scritta dal collega-omicida. La ragazza italobritannica si aspettava un messaggio da Giulia al suo rientro a casa ma le era arrivato un falso messaggio. Le comunicazioni tra le due donne si fermano alle 21.50 di sabato. Lei inizia a chiedere ad Alessandro che fine ha fatto Giulia, ma lui tergiversa. E si presenta a casa dell’ex amante che non lo fa entrare. Nei giorni seguenti spiega che lei non risponde alle chiamate, ed è scomparsa. “In quelle circostanze – aggiunge la ragazza italo-inglese agli inquirenti – ho notato fuoriuscire dallo zaino di lavoro di Alessandro che aveva in spalla dei guanti in lattice di colore azzurro“.
L’ abitazione in cui vivevano Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano nel frattempo era stato messo sotto sequestro dopo che sul Suv del 30enne, barman dipendente lussuoso “Armani Bamboo Bar” di via Manzoni a Milano, erano state trovate delle tracce di sangue. Allorquando i Carabinieri della sezione RIS e della sezione Omicidi hanno analizzato l’appartamento sono state rinvenute moltissime tracce di sangue, in particolar modo sulle scale condominiali e sul pianerottolo. L’omicida aveva anche cercato di occultarle, ma non sono sfuggite alle analisi scientifiche effettuate.
A quel punto il barman ha ammesso la propria responsabilità dicendo “L’ho uccisa io” consentendo agli investigatori dell’ Arma dei Carabinieri di rinvenire il cadavere di Giulia Tramontano. Da un primo esame della sua salma, si è evinto che l’omicida avrebbe persino tentato di bruciarne il corpo, rinvenuto avvolto in alcuni sacchi di plastica. Ai carabinieri è bastato riconoscere il grosso tatuaggio sul braccio sinistro della giovane per riconoscerne senza dubbi la sua identità.
E’ forte il sospetto che sia stato proprio Impagnatiello ad inviare gli ultimi sms trasmessi dal cellulare della ragazza sabato sera. L’ultimo intorno alle 21.30 quando avrebbe scritto a un’amica di essere turbata dopo una discussione con il fidanzato e di voler solo andare a dormire. In realtà tutta una squallida volgare messinscena.
L’incontro di Giulia con l’amante all’ Armani Bar di Milano
Dalle indagini era subito venuto a galla che Giulia aveva avuto una pesante discussione con il fidanzato-convivente dopo aver scoperto una relazione parallela avuta con la collega italo–inglese che alcuni mesi fa era anche rimasta incinta, prima di decidere di interrompere la propria gravidanza. E le due donne proprio nella giornata di sabato avevano avuto anche un confronto chiarificatore decidendo di incontrarsi con l’uomo all’Armani bar di Milano, dove Alessandro Impagnatiello lavorava come barmam. il quale alloro vista è scappato via da perfetto vigliacco, lasciandole da sole nel bar.
Giulia Tramontano e l’altra donna , italo-inglese, si sono confrontate a lungo arrivando alla conclusione di essere state entrambe vittime di un uomo che le aveva ingannate per tanto tempo e che prima di loro aveva già avuto un figlio da una terza donna. Interrogata dagli investigatori, l’italo-inglese, ha evidenziato che con Giulia si era subito creato un clima di reciproca solidarietà.
“Alessandro era venuto con la madre a chiederci le immagini delle telecamere”
Il bar “9” di Senago è a 100 metri dal punto in cui è stato trovato il corpo di Giulia Tramontano, il cui fidanzato-omicida Alessandro Impagnatiello la sera del 27 maggio, accompagnato dalla madre e da un uomo, è passato lunedì mattina al bar per chiedere le immagini delle telecamere di sorveglianza posizionate fuori. A testimoniarlo un video girato dalle telecamere interne del locale che mostra i tre che chiedono informazioni ai presenti. Lo ha raccontato poi lo stesso barista.
Pm: “Mai andare a incontro chiarificatore”
Nel corso della conferenza stampa tenutasi in procura a seguito del fermo si è appreso delle ricerche effettuate sul web su come uccidere la fidanzata e poi sbarazzarsi del corpo, fatte sabato sera da Alessandro Impagniatiello poco prima che la giovane vittima 29enne di Senago rientrasse in casa . “Questo omicidio oggi lo qualifichiamo come premeditato per le chat, i messaggi e le ricerche su internet che ci dicono che l’assassino prima di incontrare la sua vittima aveva già in animo di ucciderla”, ha detto il Generale Iacopo Mannucci Benincasa comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, . “Sono state proprio le ricerche in rete che ci hanno consentito di capire che stava aspettando la vittima a casa e aveva già deciso come ucciderla e come disfarsi del cadavere”, ha aggiunto la pm Alessia Menegazzo, aggiungendo che proprio “il combinato disposto delle telecamere, delle stringhe di ricerca e degli arrivi ci ha consentito di avere orari precisi” sugli spostamenti di Impagniatiello.
“Questa vicenda rappresenta ancora una volta l’esito e la tragica conseguenza di atteggiamenti sopportati dalla donna di violenza da parte del suo compagno”, ha sottolineato il procuratore aggiunto Letizia Mannella che ha aggiunto: “Si tratta di femminicidio”. E ha sottolineato: “La ragazza aveva già dovuto subire un tradimento grave ed era incinta. E soprattutto la donna ha subito l’estrema violenza dell’omicidio in quanto donna e compagna di una persona che non la voleva più come tale”. A chi domandava se Impagniatiello avesse precedenti per violenza contro le donne, Mannella ha risposto di no.
“Quello che è veramente importante in questa vicenda è che deve insegnare a noi donne di non andare mai all’incontro della spiegazione. È un momento da non vivere mai, perché estremamente pericoloso”, ha aggiunta ancora l’ aggiunto Mannella.