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22 Luglio 2024 11:20
22 Luglio 2024 11:20

Omicidio Giulia Tramontano, il punto sulle indagini: coltello, impronte e telecamere

L' avvocato Sebastiano Sartori il legale di fiducia nominato da Impagnatiello , ha rinunciato ieri al mandato, ed è stato nominato un avvocato d’ufficio, dopo non poche difficoltà - a quanto si apprende - a reperirne uno disponibile ad assumerne la difesa.

Giulia Tramontano con un cappello da spiaggia, e lui Alessandro Impagnatiello che l’abbraccia sorridente, alle loro spalle il mare: è la fotografia, stampata in grandi dimensioni e appesa al muro dell’appartamento dove la coppia viveva. La coppia era stata in vacanza a Ibiza ad aprile, poco più di un mese prima dell’omicidio. Lo scatto è stato illuminato dai carabinieri. Una fotografia a cui lo stesso Impagnatiello faceva riferimento nei messaggi whatsapp inviati a Giulia nei giorni successivi all’omicidio, per sviare – secondo gli inquirenti – le indagini sulla scomparsa della 29enne.

“Prima in casa continuavo a guardare la nostra foto di Ibiza”, quella di cui “abbiamo fatto il quadro”, scriveva il barman all’utenza di Giulia la sera del 29 maggio, due giorni dopo averla uccisa. “So che non sono stato un fidanzato ideale negli ultimi mesi, ti ho mancato di rispetto”, proseguiva Impagnatiello, arrivando a pregare Giulia, già morta uccisa dalle sue mani: “Dicci solo che stai bene. Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano per buttare giù tutto. Solo questo, ti prego“. Ed, il giorno successivo messaggiava: “L’ho messa come sfondo comunque“.

I carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche di Milano, hanno lavorato per l’intera giornata nell’abitazione di Senago, cercando di raccogliere dettagli e conferme a quanto accaduto nell’appartamento di via Novella a Senago dove la giovane donna, al settimo mese di gravidanza, è stata uccisa dal compagno sabato 27 maggio. Non solo quindi la caccia al coltello utilizzato per uccidere Giulia Tramontano – con il sequestro di un intero ceppo – ma anche la ricerca di impronte digitali e di scarpe, macchie di sangue – copiose a detta del luminol – e l’esito dell’autopsia sul corpo della povera ragazza uccisa da Alessandro Impagnatiello.

Nell’appartamento della coppia è stato sequestrato il coltello usato per l’omicidio. “L’arma è stata repertata. Sapremo tutto quanto all’esito”, ha riferito l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale della famiglia di Giulia Tramontano, lasciando il sopralluogo degli inquirenti nella abitazione di via Novella a Senago.

Non è vero che ha “deciso di uccidere Giulia sabato sera quando se l’è trovata davanti al rientro dall’incontro verità con l’amante presso l’ Armani Bamboo Bar dove lavorava Impagnatiello, e lei gli ha chiesto conto delle sue menzogne, come ha messo a verbale di fronte al gip. C’è il forte sospetto negli investigatori che Alessandro Impagnatiello abbia “premeditato” l’omicidio addirittura un paio di settimane prima, come hanno rivelato gli accertamenti informatici effettuati sul suo computer, quando ha cercato su internet gli effetti che fa il veleno per topi sugli esseri umani. Ed in casa sua ieri è stata sequestrata proprio una confezione di veleno per topi. È una risultanza nelle mani dei magistrati per insistere sull’aggravante della premeditazione del delitto dopo che il Gip Angela Laura Minerva, che ancora non aveva questo elemento quando ha convalidato il fermo, l’aveva esclusa nella convalida del fermo. È questo il nuovo, sconcertante elemento che emerge dalle ultime indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo.

Quella di ieri è stata una giornata di sequestri e rilievi, terminati attorno alle 22. Dopo aver esaminato per oltre 7 ore l’abitazione, i carabinieri hanno effettuato in serata accertamenti nel garage e nella cantina al piano interrato, dove il barman omicida ha confessato di aver nascosto il corpo di Giulia, prima di gettarlo in un’intercapedine dietro a dei box a qualche centinaio di metri di distanza, in via Monte Rosa. Gli accertamenti hanno dato esito positivo: sono state repertate diverse tracce ematiche, il ceppo di coltelli indicato da Alessandro Impagnatiello e una pellicola trasparente, compatibile con quella utilizzata, tra l’altro, per avvolgere il cadavere.

Oggi inizieranno le analisi alla ricerca di impronte che possano dare conferme alla versione del reo confesso oppure raccontare un’altra storia di quanto accaduto nell’abitazione, poi lungo le scale fino alla cantina e poi al garage. E sarà anche il corpo di Giulia, la cui autopsia verrà effettuata venerdì, a raccontare agli specialisti di medicina legale se la giovane si è difesa, quante volte è stata colpita e quando è stata uccisa e abbandonata in via Monte Rosa, a circa 500 metri dalla casa in cui viveva.

Intanto è stato scoperto che Impagnatiello e la madre Sabrina Paulis sarebbero andati in un bar, come confermato agli investigatori il gestore del locale ubicato a qualche decina di metri dal luogo dove è stato trovato il corpo senza vita della vittima per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all’esterno del locale. Domande poste il lunedì, 48 ore dopo la morte di Giulia Tramontano quando della ragazza non si avevano ancora notizie, ma il suo cadavere era nascosto nella cantina dell’abitazione di Senago.

L’elemento investigativo è uno dei tanti che deve essere valutato per verificare la presenza di complici in una fase successiva al delitto, cioè quando iAlessandro Impagnatiello ha occultato il corpo della fidanzata e poi ha cercato di ripulire l’intero appartamento di Senago. La richiesta al gestore del bar, che era all’oscuro dell’omicidio, può essere letta proprio come un tentativo di cercare di far sparire delle immagini che potessero immortalare Giulia e magari un suo allontanamento volontario, una volta scoperto il tradimento. Dalla procura spiegano che “non c’è nessun nuovo indagato” .

La verità, agli occhi del reo confesso Alessandro, è ben diversa: sabato 27 maggio Giulia era già morta , quindi dopo il tentativo di bruciare il corpo e forse alcuni suoi oggetti come il passaporto (mai trovato), e l’omicida l’ha trascinata per le scale del palazzo nascondendola in cantina, per poi trasferire il suo corpo nel garage, prima di abbandonarla in via Monte Rosa. La patente, il bancomat e la carta di credito di Giulia Tramontano sono stati ritrovati in un tombino di viale Enrico Fermi nel parcheggio del capolinea della linea gialla Comasina a Milano. . Era stato  Alessandro Impagnatiello, nella sua confessione, a rivelare di averli gettati in un tombino nei pressi del capolinea della metropolitana 3 Comasina .

Secondo gli inquirenti, l’aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo, l’intento del barman – descritto come un narcisista e un manipolatore – “era prima di simulare una sparizione della giovane, quindi di fingere un suicidio, laddove il suo corpo fosse stato trovato“. Ma qualcosa continua a non tornare nella versione fornita dal barman 30enne sull’omicidio della sua compagna incinta Giulia Tramontano. L’uomo ha confessato di aver ucciso Giulia, di avere tentato di bruciarne due volte il corpo, che ha nascosto prima in garage e poi in auto e infine, nella notte tra martedì e mercoledì scorso, gettato in un’intercapedine in un’area dismessa.

Eppure, quando il cadavere giaceva nella sua auto – stando alla sua ricostruzione – i Carabinieri che indagavano sulla scomparsa della 29enne non ne avevano trovato traccia nel bagagliaio della T-Roc, ben visibile dall’esterno, poiché sprovvisto di copertura.

Il copri bagaglio è stato ora sequestrato e proseguono le indagini,  anche per capire se effettivamente Impagnatiello – come lui dichiara – abbia agito da solo, dal momento dell’omicidio fino a quello in cui ha gettato il cadavere della compagna.

L’ avvocato Sebastiano Sartori il legale di fiducia nominato da Impagnatiello , ha rinunciato ieri al mandato dichiarando: “Ho rinunciato al mandato per motivi connessi al rapporto fiduciario e dunque coperti da segreto professionale, null’altro” aqgiungendo “È stata una questione tra me e il mio assistito”, dopo aver incontrato lunedi il barista nel carcere di San Vittore. Era già stato al suo fianco sabato per l’interrogatorio davanti al gip, e nella notte del 31 maggio quando il barista ha confessato il delitto e fatto trovare il corpo. Ieri l’ormai ex legale ha aggiunto: “È sempre più angosciato”.

E’ stato nominato un avvocato d’ufficio, Giulia Geradini, 36 anni, che per ora non rilascia commenti sul caso che ha preso in mano da poche ore, dopo che ci sono state non poche difficoltà a reperire un legale disponibile ad assumerne la difesa. Nel frattempo nella giornata appena conclusa gli inquirenti hanno riascoltato tutti i familiari della vittima e anche l’addetto alle pulizie che aveva trovato cenere nella casa di Senago, mentre si continua a cercare il telefono di Giulia, gettato – da quanto racconta Impagnatiello – in un tombino.

Anche Impagnatiello ha diritto a un avvocato. Anche chi sia accusato dei peggiori crimini, anche quando il fatto ci sconvolge la coscienza e ci turba l’animo nel più profondo come esseri umani non dobbiamo mai dimenticare che a differenza del criminale uno Stato agisce nel rispetto della legge ed è questo che rende legale l’accertamento di un fatto e la responsabilità di chi ha agito illegalmente e ci assicura la democrazia e lo stato di diritto”.

A dirlo Vincenzo Comi, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma e già presidente della Camera penale di Roma. “L’avvocato – prosegue Cominon è un complice, non abbraccia la causa, ma garantisce a tutti – e dico tutti – il diritto costituzionale alla difesa affinché il processo sia celebrato nel rispetto delle regole e del diritto. Così una sentenza sarà legale e giusta“.

L’impressione degli investigatori è che più si andrà avanti nelle indagini e più si scopriranno le bugie e verità di comodo frutto della personalità “narcisistica e manipolatrice “del 30enne Alessandro Impagnatiello attualmente è detenuto nel quinto braccio del carcere di San Vittore a Milano, monitorato costantemente in un reparto ad alta sorveglianza, . “L’unica forma di pentimento possibile sarebbe il suicidio”, aveva confidato all’ex avvocato alla presenza degli inquirenti.

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