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22 Novembre 2024 04:41

Il caso Visibilia: la crisi ed i debiti della Santanchè

L’inchiesta della Procura di Milano avviata a novembre del 2022 sul ministro del Turismo, la senatrice Daniela Santanché: «La presentazione di bilanci inattendibili ha ritardato l’emersione di un dissesto patrimoniale significativo, ancora evidente in capo a Visibilia Editrice srl»

Daniela Garnero Santanchè sognava di creare un impero editoriale, che invece sta creando grossi problemi alla ministra del Turismo e senatrice di FdI, a partire dalla Visibilia Editore, un doppione dalla diversa ragione sociale ed attività, della società “madre” Visibilia Pubblicità, che la Santanchè aveva fondato nel 2007, concessionaria pubblicitaria del quotidiano Il Giornale (editore Berlusconi), e dei quotidiani Libero e Il Riformista (gruppo Angelucci) attività successivamente interrotta a cauda degli ingenti debiti milionari maturati dei confronti degli editori.

La società Visibilia Editore avvia le sue attività 6 anni più tardi nel luglio 2013, rilevando dalla Mondadori la rivista Ville e Giardini. L’ anno dopo nel marzo 2014, le acquisizioni di Ciak e  Pc Professionale. Società questa che viene quotata in Borsa sull’Aim Italia, oggi Euronewxt Growth Milan, con l’acquisizione della Pms avvenuta nell’agosto 2014, prendendo il nome dell’acquirente e rilevando con un conferimento aziendale le sue attività. Non contente la Santanchè rileva nel 2015 altri due settimanali storici, Novella 2000 e Visto che fino al 2013 veniva editato dalla Rcs Periodici, entrambi liquidati nel giro di un paio d’anni con il licenziamento dei giornalisti, insieme alla società editrice Visibilia Magazine che li pubblicava.

Il «dissesto patrimoniale» del gruppo, al quale sono collegate attualmente cinque società dal nome Visibilia che comprende Visibilia Concessionaria, Visibilia Srl e Visibilia Editrice, che hanno origine da una cessione di ramo di azienda e collegato accollamento di debiti, per non far emergere il crac, avrebbe origine in realtà sin dall’inizio delle rispettive attività . La Visibilia Editore Spa secondo il commercialista Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi, e consulente della Procura di Milano nell’ambito dell’indagine avviata nel novembre 2022 nei confronti della senatrice Santanchè e altre persone, per “falso in bilancio” e “bancarotta”, a seguito della denuncia degli azionisti di minoranza avrebbe messo a bilancio fin dal 2014 “perdite significative, evidenziando risultati negativi già a livello di reddito operativo” .

Dalle attività societarie della Visibilia Srl, emerge che, oltre a “irregolarità estremamente significative”, nell’”ultimo esercizio prima del conferimento nel 2019 a favore della neocostituita Visibilia Concessionaria Srl, il patrimonio netto fosse già negativo di oltre 8,2 milioni e nei 4 anni precedenti per 5,4 milioni. Ma nonostante tutto ciò quel trasferimento consente “una plusvalenza di 2,971 milioni”.

Daniela Santanchè dopo la nomina nel governo Meloni a ministro, ha ceduto le quote di maggioranza , restando presidente di tutte le società fino al gennaio 2022, adesso vorrebbe respingere l’ipotesi di accusa a suo carico del reato di bancarotta, con la proposta all’Agenzia delle Entrate di versare 1,2 milioni in 10 anni (cioè 120 milioni l’anno) per definire e chiudere il contenzioso con il Fisco. 

Soltanto qualora la proposta dovesse essere accolta, con non poco imbarazzo per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) , il tribunale revocherà l’istanza di fallimento per Visibilia Srl, come si è già verificato per Visibilia Editore e Visibilia Holding, che hanno ripianato i rispettivi debiti, e come ha chiesto Visibilia Concessionaria.

Basterebbe leggere le considerazioni appena depositate dai pm Laura Pedio e Maria Gravina in alcune delle udienze civili, depositale il 25 gennaio e il 3 maggio scorso dal professor Pecchiari in relazione all’incarico di consulenza affidatogli dalla Procura di Milano : “I presupposti per una svalutazione integrale dell’avviamento di 3,8 milioni erano già manifesti al 31 dicembre 2016», e “tale svalutazione è stata evitata dalla società sulla base di una perizia di “impairment test” basata su un piano industriale irrealistico, senza tenere in considerazione che già dall’esercizio 2014 i dati previsionali non erano mai rispettati a consuntivo, e che i consuntivi del triennio manifestavano palesemente la presenza di una evidente crisi strutturale di redditività operativa“.

Ma la procura di Milano ha acceso i propri riflettori anche su Ki Group, società alimentare bio, comprata dalla Santanchè insieme all’ex compagno Canio Mazzaro, finiti al centro dell’inchiesta del programma televisivo “Report” condotto da Sigfrido Ranucci, che ha documentato di dipendenti licenziati senza il pagamento del Tfr (trattamento fine rapporto) , di fornitori non pagati e del crollo azionario che ha ridotto la capitalizzazione in Borsa crollata dai 35 milioni iniziali ad appena 469 mila euro. A questo dissesto societario avrebbe partecipato la Negma, un fondo di Dubai presieduto da Elag Gassman, che ha concesso un prestito convertibile in azioni alla Ki Group per ovviare temporaneamente alla necessità di liquidità, ma che di fatto ha poi causato il crollo del titolo azionario. Gli investigatori vogliono scoprire chi si celi in realtà dietro il fondo fondato nel 2013 da Elaf Gasman, attuale presidente del Cda e che nella sua compagine vede anche due italiani. A rimetterci sono sempre stati i soci di minoranza. Dalle indagini è emerso che sono 16 le aziende italiane sono finite sul lastrico dopo l’arrivo di Negma.

Non sarebbe fuori luogo ipotizzare un avviso di conclusione delle indagini” per Daniela Santanchè per il falso in bilancio, mentre diversa appare l’analisi sui ricorsi con cui la Procura aveva chiesto alla sezione Fallimentare del Tribunale la “liquidazione giudiziale” di alcune società del gruppo per le quali, in una serie di udienze civili in corso la Santanchè ha reperito delle robuste iniezioni di capitali che, insieme a piani di rientro proposti al Fisco, posso fare ipotizzare che le società riescano ad evitare il fallimento, e conseguentemente facciano decadere alla ministra l’addebito di bancarotta.

Nelle stanze di Palazzo Chigi l’inchiesta giornalistica del programma Rai ” Report”viene pesata con la massima attenzione e serietà. Secondo i parlamentari di Fratelli d’ Italia la premier sta seguendo la polemica con evidente disagio e timore per l’immagine del governo. Non è sufficiente la la consueta arrogante soddisfazione con la quale Santanchè spiega ai colleghi di governo che “in Tribunale finora ho sempre vinto“. Il premier Giorgia Meloni tiene moltissimo al Turismo ed è a dir poco irritata per la tempesta mediatica che ha riguardato la ministra del Turismo. Mentre è determinata a sostenerla, come ha fatto per Delmastro e Donzell, una cosa è certa: se la Santanchè venisse rinviata a giudizio, la Meloni le chiederebbe di lasciare il governo..

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