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22 Luglio 2024 16:23
22 Luglio 2024 16:23

Scovato il ‘tesoretto’ della Wagner di Prigozhin: milioni e oro a San Pietroburgo

Sequestrati gli stipendi dei mercenari: 4 miliardi di rubli, equivalente di circa 43 milioni di euro. Prigozhin da 'cuoco di Putin' a traditore della patria

Il ‘tesoretto’ della Wagner e di Yevgheny Prigozhin è stato sequestrato a San Pietroburgo mentre andava in scena la rivolta ed il presunto golpe , che si è arrestato a 200 km da Mosca e dal presidente russo Vladimir Putin. Il servizio di sicurezza russo ha trovato 44 milioni di euro in contanti dopo aver fatto irruzione nel quartier generale della Wagner a San Pietroburgo all’Hotel Trezzini.. Durante la perquisizione condotta nell’albergo, un minivan bianco ha destato sospetti in quanto non apparteneva a nessuno degli abitanti di Akademichesky Lane, la strada dove era parcheggiata la vettura.

A quel punto sono intervenuti gli artificieri per scongiurare la presenza di esplosivo. Ed è così che sono stati scoperti gli scatoloni piene di soldi. All’interno di scatole scovate vicino al rifugio del fondatore e leader del gruppo sono state trovate cinquemila banconote per un valore di circa quattro miliardi di rubli, equivalente a 43 milioni di euro. Dopo che queste informazioni sono state pubblicare dalla stampa locale, Prigozhin ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che oltre al furgone sono stati trovati anche altri due minibus contenenti il suo denaro. Il leader della Wagner ha chiosato: “Abbiamo sempre utilizzato contanti per finanziare le attività del nostro gruppo. I soldi servono per pagare i soldati”. Secondo il canale Telegram che funziona da ufficio stampa del Gruppo, il denaro doveva servire come “risarcimento ‘Cargo 200‘ e altre questioni“, (per i familiari dei combattenti ndr)

Lo ha reso noto il sito Fontanka, aggiungendo che vicino all’ufficio sono stati trovati anche cinque chili di lingotti d’oro, sei pistole in pacchi e cinque mattonelle di polvere bianca. Il denaro, come hanno riferito media russi, sarebbe servito per le spese dell’organizzazione di mercenari. Trovati anche documenti, tra cui passaporti a nome di Prigozhin, con gli stessi dati anagrafici, ma con la fotografia apposta di un altro uomo. Si tratta di un sosia di Prigozhin, che nel 2021 ha girato l’Europa, sostiene il sito Fontanka.

Il business della Wagner va ben oltre la guerra Ucraina-Russia. La compagnia, che ha avuto un ruolo primario nella battaglia di Bakhmut, secondo il Csis (Center for Strategic and International Studies) di Washington ha operato in almeno 30 Paesi e dispone di almeno due campi d’addestramento in Russia. La sua “gestione e le operazioni sono strettamente interconnesse con la comunità militare e d’intelligence russa“. Già nel 2014, la Wagner ha partecipato all’addestramento, l’organizzazione e la fornitura di armi alle milizie filorusse del Donbass. Secondo il Csis, l’organizzazione ha partecipato anche a combattimenti e la raccolta d’intelligence nel Donbass, oltre a essere coinvolta nell’occupazione russa della Crimea.

Negli ultimi otto anni, ricorda il Csis, i mercenari della Wagner sono stati impiegati anche in Siria, Libia, Sudan, Mali, Repubblica Centroafricana, Madagascar, Mozambico e Venezuela. Spesso sono utilizzati per garantire la sicurezza di interessi russi, ma anche dei governi ospiti, e in qualche occasioni sono stati coinvolti in combattimenti.

Ma perché Evgheny Prigozhin ha fermato l’avanzata della Wagner verso Mosca? Quale accordo ha posto fine al ‘presunto’ golpe in Russia? E dov’è ora il leader dei mercenari? Nel “day after” della Russia di Vladimir Putin, abbondano le domande in uno scenario da decifrare dopo la rivolta che si è fermata a 200 km dalla capitale russa.

Evgheny Prigozhin capo militare della Wagner

Dagli hot dog con la senape fatta in casa, nel cucinino della casa della madre, al primo ristorante con le spogliarelliste per attirare clienti e uno speciale proiettore luminoso, usato personalmente per controllare ogni mattina, dopo le pulizie del locale, che non fossero rimaste polvere o briciole sotto i tavoli, fino alle ostriche servite al Cremlino o la ‘cheesecake del milionario‘, offerta in uno dei suoi ristoranti. Il salto di specie di Prigozhin arriba nel 2014, grazie al serbatoio naturale del rancio per i militari. Quando l’ex detenuto imprenditore del cibo, estende i suoi interessi economici ai mercenari che mette a disposizione del Cremlino e delle sue avventure nel mondo, offrendo alla sempre più aggressiva postura di politica estera della Russia, un braccio armato flessibile e estraneo ai vincoli del diritto e delle regole.

L’origine dell’impero costruito dal ‘cuoco di Putin’, una volta uscito di prigione all’inizio degli anni Novanta, scontata la condanna, la seconda, dopo una prima con la condizionale, a 13 anni di carcere per furto con aggressione, sta negli hot dog che vende per le strade di Leningrado, preparando con le sue mani la salsa con cui insaporiva i panini, arrivando a incassare l’equivalente di mille dollari al mese, al netto dei cento euro per chiosco che versava alla criminalità organizzata per protezione.

I profili Telegram russi descrivono una Wagner ora mercenari divisi tra chi confidava in un’azione decisa e chi continua a seguire il leader. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha reso noto che i miliziani non subiranno procedimenti penali: sono liberi di tornare nelle loro basi, in attesa che venga definito il rapporto tra la formazione e il ministero della Difesa. La Wagner finirà sotto l’ombrello delle forze armate? Tutta o in parte? Il principale interrogativo riguarda Prigozhin. Il leader della compagnia, dopo il dietrofront, avrebbe dovuto raggiungere la Bielorussia, secondo il Cremlino. Non è chiaro però dove si trovi ora, dopo aver salutato nella serata del 24 giugno i cittadini di Rostov. Ai media che dalla Russia hanno provato a contattarlo, è arrivata una risposta interlocutoria dell’ufficio stampa: “Manda i saluti a tutti e risponderà alle domande quando comunicherà normalmente

Prigozhin, venerdì sera considerato un traditore, 24 ore dopo è stato sostanzialmente ‘perdonato’, così come i suoi miliziani. Dall’orlo della guerra civile si è tornati ad una apparente normalità, grazie all’intervento a sorpresa come mediatore del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, .

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