Su due delibere firmate dal direttore generale della ASL di Lecce, Stefano Rossi, è arrivata la censura della Regione Puglia. Il Dipartimento Salute è intervenuto a gamba tesa nei confronti del manager dell’ASL salentina ordinando la sospensione dell’efficacia dei suoi atti: un incarico di direttore dell’Unità di Terapia intensiva cardiovascolare sul quale gravano sospetti di irregolarità e nomine di capi dipartimento che hanno fanno sorgere più di qualche riserva .
La verifica che lo stesso dipartimento regionale si appresta a svolgere, accendendo i riflettori sulle operazioni a titolo oneroso della ASL di Lecce, farà luce se gli atti firmati da Rossi danneggiano o meno la rete di protezione tessuta con la delibera della giunta regionale 412 del 2023, altrimenti nota come “taglia sprechi”.
La richiesta di spiegazioni firmata dall’assessore alla Sanità, Rocco Palese e dal direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro, è, una significativa contestazione sull’operato di Stefano Rossi . Con questa decisione la Regione Puglia ha mandato un messaggio valido per tutte le ASL pugliesi. Una dimostrazione di efficienza e rigore nell’azione analitica di verifica degli atti e delle possibili alchimie con cui le aziende sanitarie potrebbero danneggiare le direttive e strategie di risanamento dei conti in rosso della sanità pugliese sulla quale grava un deficit quantificato inizialmente in oltre 400 milioni di euro.
Sotto i riflettori del Dipartimento Salute sono così finite la delibera 242 dell’8 giugno 2023 e la 290 del 15 giugno scorso 2023.
La prima riguarda l’assegnazione dell’incarico di direzione della Terapia intensiva cardiovascolare ad un anestesista. L’ assessore Palese ed il direttore Montanaro vogliono fare luce, verificando se il medico, pur considerato uno specialista di valore e comprovata esperienza, abbia realmente il titolo previsto e le competenze necessarie per svolgere il ruolo assegnatogli. Il Dipartimento Salute, ha fatto presente che per questa operazione è prevista una “maggiore spesa presunta di 571,91 euro mensili”. A mettere in allarme la Regione è il contenuto della delibera 290, dal titolo “Approvazione organizzazione dipartimentale Asl Lecce e contestuale conferimento incarichi provvisori direttori di Dipartimento per l’Area Sanità”.
Circola aria di tempesta sui dipartimenti già finiti sotto osservazione , per anomalie nelle procedure di nomina dei direttori , ai quali cui spetta un appannaggio di circa 20 mila euro all’anno. Dopo l’ avvenuta ispezione del Nirs (Nucleo ispettivo regionale sanitario), nei mesi scorsi la ASL Lecce diminuì il numero dei dipartimenti, che originariamente erano 26. Non si ancora capito come mai la direzione generale, all’epoca dei fatti tempi guidata da Rodolfo Rollo, effettuò la nomina dei direttori di dipartimento senza che fosse stato preventivamente istituito il comitato di dipartimento che, come da regolamenti vigenti, è tenuto a selezionare ed indicare la terna di candidati alla direzione.
La ASL Lecce passata sotto la guida di Stefano Rossi, per cercare un rimedio alle anomalie gestionali , oltre a diminuire il numero dei Dipartimenti, aveva prorogato i direttori dei Dipartimenti che si erano salvati dal “repulisti”. Una decisione che non sembra convincere i vertici sanitari della Regione Puglia.
Il Dipartimento Salute si rivolge a Stefano Rossi con delle osservazioni che sembrano una contestazione per avere proceduto alla rimodulazione dei dipartimenti senza avere il semaforo verde dal Dipartimento regionale barese. Rossi, che a suo tempo aveva chiesto l’autorizzazione a riassettare l’organizzazione dipartimentale non aveva mai ricevuto alcuna risposta, e ciò nonostante avrebbe ugualmente proceduto secondo i suoi voleri, applicando il principio del silenzio assenso.
Secondo la Regione Puglia, che contesta l’operato di Rossi, evidenziando la mancata risposta alla sua nota con cui “richiedeva autorizzazione a procedere alla rideterminazione degli incarichi direttivi e, quindi, alla rimodulazione dei dipartimenti … in alcun modo poteva ritenersi quale tacita autorizzazione…” altro non era che un “non assenso” in quanto la delibera della Giunta Regionale 412/2023 con atto dello stesso esecutivo regionale “ha ben chiarito la necessità di espressa autorizzazione”. Un vero e proprio messaggio “in codice” inviato da Bari alle direzioni provinciali delle ASL pugliesi , abbastanza chiaro ed eloquente: senza il semaforo verde della giunta regionale non si decide nulla.