Ilaria Valentinetti, 43enne è stata arrestata dai Carabinieri del Reparto Operativo di via in Selci a Roma, nell’ambito delle indagini sulla morte del pr barese Francesco Vitale, precipitato dal balcone il 22 febbraio scorso in via Pescaglia, nel quartiere Magliana a Roma. Ad oggi sono a tre le persone ad essere finite in carcere. La compagna di Sergio Placidi avrebbe partecipato, con un ruolo da carceriere: la notte tra il 21 e il 22 febbraio si è recata in taxi in via Pescaglia, con l’obiettivo di controllare l’ostaggio per alcune ore, dato che gli altri presunti rapitori si erano dovuti momentaneamente allontanare.
Fra gli indizi a carico della Valentinetti arrestata e tradotta in carcere domenica scorsa, ci sono intercettazioni ambientali, il segnale del GPS del suo cellulare e la testimonianza del tassista che l’ha accompagnata nel palazzo della Magliana dal quale poi è precipitato Vitale, detto “Ciccio Barbuto“. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip sulla base degli accertamenti svolti dai Carabinieri e su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di Ilaria Valentinetti, la compagna di Sergio Placidi, 48 anni, bloccato in mezzo al traffico sulla via Pontina, vicino Pomezia i primi di marzo dai Carabinieri supportati dai colleghi del Reparto Territoriale di Aprilia e delle Compagnie di Roma Eur e di Pomezia, che lo hanno arrestato per sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante del decesso dell’ostaggio sotto inchiesta per concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione, con l’aggravante di aver causato la morte di Francesco Vitale, volato al suolo dal quinto piano del palazzo con un volo che gli è costata la vita espiando probabilmente un debito non risarcibile. La stessa accusa che aveva già portato in carcere Daniele Fabrizio adesso viene contestata alla donna.
Il pr 48enne, conosciuto con il soprannome di “Ciccio Barbuto“, con precedenti penali , finendo sotto inchiesta in Puglia, era stato segregato e torturato dal gruppo della Magliana di Sergione e Saccottino lo scorso 22 febbraio all’interno dell’appartamento di via Pescaglia 40 a Roma, con un sequestro lampo che aveva come obiettivo la riscossione dai familiari di Vitale di un credito di 500mila euro di droga, una partita di cocaina che non pagata. I sequestratori avevano dato un ultimatum ai genitori di Vitale: “I soldi devono arrivare entro le 8 del mattino del 22 febbraio”. È stato solo a quel punto che i familiari di Vitale si sono recati in commissariato a Bari, dove il fratello di Vitale, parla del debito facendo riferimento a soldi di scommesse non scommesse non restituiti. Ma agli investigatori è subito chiaro che si tratti di droga .
Il giorno prima della tragica morte, Francesco Vitale, era arrivato da Bari insieme alla sua fidanzata Martina per incontrare i suoi creditori. Sulla base dei riscontri svolti dai Carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dai pm Francesco Cascini e Francesco Minisci della procura di Roma, il pr barese è stato segregato in quell’appartamento della scala D almeno 12 ore prima di atterrare sul selciato del cortile condominiale dopo un volo mortale di una decina di metri .
L’ipotesi è che Vitale abbia tentato una fuga disperata dalla finestra, ma mentre cercava di calarsi al piano inferiore ha perso l’equilibrio. Nella sua ultima telefonata alla compagna, prima di morire, aveva detto: “Amore mio, è finito tutto. Dovrai pensare da sola al nostro bambino“.