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22 Novembre 2024 12:34

Matteo Messina Denaro ricoverato in ospedale

A giugno l'ultimo intervento poi le condizioni di salute del boss si sono aggravate: "Ha tumore al quarto stadio, non si regge in piedi e non mangia"

Matteo Messina Denaro è stato trasferito all’ospedale dell’Aquila. Il ricovero del boss di Cosa Nostra, detenuto al 41bis nel carcere abruzzese con un tumore al quarto stadio, fanno trapelare fonti interne al carcere, sarebbe conseguente all’intervento al quale è stato recentemente sottoposto Messina Denaro. che secondo fonti mediche, è sottoposto ad intervento chirurgico per un improvvisa occlusione intestinale. Nulla, dunque, a che vedere con la grave patologia per cui boss di Castelvetrano è da tempo in cura chemioterapica.

Nel carcere dell’Aquila, Matteo Messina Denaro è seguito da uno staff medico che, in vista del trasferimento, hanno realizzato una sala ad hoc vicino la cella, dove effettuare le terapie chemioterapiche. Proprio com’era avvenuto con Bernardo Provenzano, l’altro storico capomafia, che nell’ultimo periodo della sua vita venne ricoverato in una struttura carceraria dell’ospedale di Parma. Subito dopo il trasferimento di Messina Denaro nel supercarcere dell’Aquila, il boss trapanese ha incontrato la figlia e le sorelle.

A sollecitare l’immediato ricovero del boss era stato l’avvocato di Messina Denaro, Alessandro Cerella: “Si è aggravato, le sue condizioni sono disperate, non mangia, beve soltanto, non sta bene, necessita di un immediato ricovero in ospedale“, ha dichiarato all’Adnkronos il legale del boss che dallo scorso giugno affianca nella difesa del capomafia l’avvocato Lorenza Guttadauro nipote dell’ex primula rossa arrestato lo scorso 16 gennaio.

Secondo il suo difensore il boss mafioso sarebbe afflitto daun tumore al quarto stadio, con la difficoltà anche a reggersi in piedi, non può stare dentro una cella al 41 bis. Deve essere assistito da un infermiere dentro una struttura ospedaliera il prima possibile”. “Io non sono un medico ma le sue condizioni sono critiche – ha riferito l’ avv. CerellaE’ seguito in maniera encomiabile dal professor Mutti e dal suo staff. Io ripongo massima fiducia nel loro operato ma i medici non possono vederlo quotidianamente e nelle sue condizioni le cose cambiano di giorno in giorno”.

L’ultimo trasferimento in ospedale risaliva a domenica scorsa quando l’ex super latitante era stato condotto nel nosocomio dell’Aquila per una tac. Lo scorso giugno Messina Denaro aveva subito un intervento urologico. “In carcere non può più stare – ha sottolineato CerellaNonostante il nome che porta come a qualsiasi altro detenuto devono essere garantiti i diritti costituzionali e il giudice di sorveglianza, leggendo le carte, dovrebbe capirlo. Il mio giudizio nei confronti dell’amministrazione penitenziaria e del sistema giustizia in generale è fortemente critico. Nei confronti di Messina Denaro c’è un accanimento – ha denunciato il legale – : con un tumore al quarto stadio non può stare in una cella senza un infermiere a bere succhi di frutta, invece di avere delle flebo. Dovrebbe essere controllato h24. Ha difficoltà persino a stare in piedi, ha bisogno di tutte le cure che spettano a un malato“, conclude il legale che lo ha visto l’ultima volta lo scorso 3 agosto.

I due legali presenteranno al tribunale della Libertà dell’Aquila, un’istanza di ricovero urgente all’ospedale dell’Aquila, luogo nel quale il detenuto in regime di 41bis ha già subito un intervento chirurgico urologico il 27 giugno scorso, con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine attorno al presidio.

L’arresto di Matteo Messina Denaro ad opera del ROS dei Carabinieri

Fonti carcere: “Peggiorato ma non è in pericolo di vita”

Sono effettivamente peggiorate le condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, a quanto confermano all’Adnkronos fonti interne al carcere dell’Aquila dove il boss è detenuto in regime di 41bis ma il boss, “non sarebbe in pericolo imminente di vita”, almeno secondo quanto emerso dall’ultima tac effettuata in ospedale domenica scorsa.

Messina Denaro: “Il concorso esterno? Un reato farlocco”

Il concorso esterno? È un reato “farlocco”. Sono le parole di Matteo Messina Denaro pronunciate ai magistrati della procura di Palermo il 13 febbraio. Si tratta del primo interrogatorio i cui verbali sono stati depositati oggi. “Il mafioso riservato – ragiona l’ex superlatitante catturato il 16 gennaio a Palermo, rispondendo su Andrea Bonafede che gli aveva ‘prestato’ l’identità e ritenuto un ‘mafioso riservato’ – è tipo un altro argomento di legge, se vogliamo dire, farlocco, come il concorso esterno, io preferirei, se fosse una mia decisione: tu favorisci… il favoreggiamento prende da 4 a 5 anni, se favorisci un mafioso sono 12 anni; meglio cosi’, si leva il farlocco di torno“.

“Non mi pentirò mai”

“Non sono un mafioso” e “non mi pentirò mai”. Ed ancora: “Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”. Matteo Messina Denaro, nel primo interrogatorio reso ai magistrati di Palermo il 13 febbraio e i cui verbali sono stati ricoverati oggi, si dimostra poco disponibile a concessioni.

“Ora che ho la malattia – spiegava il cambiamento di vita e di stile della latitanza che lo hanno esposto maggiormente – non posso stare più fuori e debbo ritornare qua. Allora mi metto a fare una vita da albero piantato in mezzo alla foresta“. A Campobello di Mazara “mi sono creato un’altra identità: Francesco” e pochi conoscevano la sua vera identita’: “Giocavo a poker, mangiavo al ristorante, andavo a giocare“. Assicura: “Io mi sento uomo d’onore, ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali… magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra”.

Ed afferma di non avere commesso i reati di cui lo accusano: Stragi e omicidi… non c’entro nella maniera più assoluta. Poi mi possono accusare di qualsiasi cosa, io che ci posso fare“. Non c’entrerebbe a suo dire neppure con l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo: Una cosa fatemela dire: forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo, ma con l’omicidio del bambino non c’entro“.

Per il boss decise tutto Giovanni Brusca,e io mi sento appioppare un omicidio, invece secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona. Non lo faccio per una questione di 30 anni o ergastolo, per una questione di principio. E poi a tutti… Cioè loro lo hanno ammazzato, lo hanno sciolto nell’acido e alla fine quello a pagare sono io? Ma ingiustizie quante ne devo subire?”

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