“Ho incontrato Marcello De Angelis ieri, in tarda serata, e dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia. Pertanto, manterra’ la direzione della Comunicazione Istituzionale in Regione“. ha annunciato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, dopo le polemiche per i post di De Angelis sulla strage di Bologna.
“So bene che, quanto affermato da Marcello De Angelis nei giorni scorsi in relazione alla strage di Bologna, ha offeso e turbato molti, ma il suo è stato un errore dettato da un forte coinvolgimento personale e affettivo a tragiche vicende che, tutt’oggi, animano la coscienza e il dibattito politico nazionale”, scrive Rocca in una nota. Il fratello di De Angelis, Nazareno detto Nanni, morto nel 1980 in carcere a Rebibbia, era stato infatti falsamente accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage.
In serata Rocca e De Angelis si sono incontrati a cena: “Un punto rilevante su cui ci siamo soffermati a lungo è quello, per me fondamentale, del rispetto delle sentenze. Nella mia vita ho sempre cercato di agire con il massimo rispetto per le opinioni altrui e per la libertà di espressione. Non ho mai censurato nessuno, ho fatto del dialogo il mio faro in qualunque tipo di attività intrapresa e cerco di ascoltare il dolore che si cela anche dietro a un passo falso”, aggiunge. “Dopo una lunga riflessione”, conclude, “ho deciso perciò di comprendere e non allontanare una persona sinceramente addolorata e che, indubbiamente, è una valida risorsa per la mia struttura. Spero che le sue sentite scuse, già espresse sui social, arrivino a tutti quanti con la stessa forza e autenticità che ho percepito io”.
Il capo della Comunicazione della Regione Lazio ha chiesto scusa pur continuando a esprimere dubbi che ancora, dopo 40 anni e nonostante le sentenze, lui conserva. “In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio. Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come ‘E se fossero innocenti’ – ricorda – . Purtroppo sono intervenuto su una vicenda che mi ha colpito personalmente, attraverso il tentativo, fallito, di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage. Questo episodio mi ha certamente portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini“.
“Nel ribadire il mio rispetto per la magistratura, composta da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini, ritengo che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate – dice ancora De Angelis -. Ho appreso che l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri”.
“Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti”, conclude.
La maggioranza parlamentare fa quadrato intorno alla decisione del presidente della Regione Rocca. Giovanni Donzelli esponente di Fratelli d’Italia ha detto: “Non avrei fatto quel post. Dopodiché sono rimasto particolarmente colpito dalle reazioni nei confronti di un giornalista che esprimeva una opinione personale e che ha una storia personale molto particolare per cui merita rispetto“, aggiunge Donzelli. “Sono molto colpito perché non ho visto questo atteggiamento nei confronti di chi da sinistra – penso a Badaloni quando era presidente della Regione – ha messo in discussione quella sentenza esattamente come ha fatto Marcello De Angelis. Come non ho visto le stesse reazioni nei confronti degli esponenti della sinistra che hanno messo in discussione a suo tempo, per esempio, la sentenza su Adriano Sofri“, sottolinea.
Cosa aveva detto Marcello De Angelis
A scatenare le polemiche era stato un post pubblicato da Marcello De Angelis proprio su Facebook lo scorso 3 agosto. Il responsabile della comunicazione della Regione Lazio aveva scritto: “So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini“. E poi aveva aggiunto: “Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e ‘cariche istituzionali’. E se io dico la verità, loro – ahimè – mentono”.