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27 Novembre 2024 08:48

5 anni dopo il crollo del ponte Morandi di Genova . I parenti delle vittime: “La morte dei nostri cari è servita a poco”

Su un maxischermo davanti al palazzo della Regione scorreranno i nomi delle 43 vittime . Mattarella: "Fare giustizia è un dovere". Meloni: "Rinnoviamo le scuse doverose dello Stato, la rabbia è sacrosanta".

Egle Possetti, portavoce Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, a margine della commemorazione del disastro avvenuto 14 agosto 2018, in cui la Possetti perse sua sorella, cognato e nipote nel crollo del ponte genovese, ha dichiarato: “Al ministro Salvini dirò che non abbiamo sicurezza nelle infrastrutture“. ed aggiunto “Solo poche settimane fa c’e’ stato un incendio in galleria in Liguria , cinque anni dopo quello che è successo qui, cosa che ha messo in evidenza ancora una volta le carenze. La nostra percezione grave è che la morte dei nostri cari sia servita a poco”.

Il corso della giustizia per accertare le responsabilità della tragedia di cinque anni fa intanto procede velocemente. Sinora in poco meno di un anno sono stati ascoltati circa 170 testimoni dell’accusa in 84 udienze calendarizzate , ma la sentenza sul processo non arriverà prima del 2024. Per la lunghezza e complessità delle udienze ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, che hanno coordinato le indagini della Guardia di Finanza, è stato affiancato anche il pm Marco Airoldi.

Cinque anni dopo il disastro, a settembre è previsto l’avvio in udienza degli esami degli imputati. Sono solo una ventina su 58 quelli che si sottoporranno alle domande: tra questi anche Giovanni Castellucci l’ex amministratore delegato di Aspi,. Alcuni di loro hanno già reso noto che rilasceranno solo delle spontanee dichiarazioni non sottoponendosi all’esame processuale. Successivamente che sarà il turno dei testimoni delle difese.

In questi mesi, con un calendario di tre udienze alla settimana, che si svolgono nella tensostruttura impiantata nel cortile di palazzo di giustizia a Genova, sono state ascoltate le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, si è fatta chiarezza sui rilievi tecnici dei periti che hanno accertato le cause del collasso. Le dichiarazioni in aula rese dagli ex vertici di Atlantia, con le importanti dichiarazioni dell’ex ad Gianni Mion che ha confermato che nel 2010 si parlò di “rischio crollo” per il viadotto in una riunione coi vertici di Aspi, ed Edizione, rispettivamente la holding e la cassaforte degli affari della famiglia Benetton, ma anche gli ex ministri dei trasporti e lavori pubblici come Graziano Delrio e Antonio Di Pietro.

Nel frattempo, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 47 persone nel filone bis di inchiesta sulle autostrade liguri, nato dopo il crollo. Aspi e Spea, le due società coinvolte nel filone principale, sono invece uscite dal processo, patteggiando un risarcimento danni di circa 30 milioni. Secondo l’accusa il ponte è crollato perché si è risparmiato per decenni sulle manutenzioni in modo tale da poter distribuire maggiori dividendi agli azionisti delle società.

Sempre in autunno potrebbe iniziare l’udienza preliminare per il filone bis che vede imputate 47 persone, la maggior parte le stesse del processo principale. L’indagine riguarda i falsi rapporti sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose, il crollo (30 dicembre 2019) della galleria Berté in A26 e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel. Per 12 di loro la procura ha proposto il patteggiamento. Le due società Aspi e Spea sono uscite anche da questo procedimento, dopo avere patteggiato sborsando circa un milione di euro. 

Il Capo dello Stato: “Una catastrofe inaccettabile”

 Il crollo del ponte Morandi di Genova è una vicenda che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l’imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell’Italia. Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini”. ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio in occasione del quinto anniversario della tragedia. “Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”.

“Con il sostegno del Paese intero, Genova ha saputo mettere in campo una grande reazione civile, che è divenuta, forza ricostruttiva. Il nuovo Ponte San Giorgio ha saputo essere un simbolo di ripartenza e di efficace collaborazione tra istituzioni ed espressioni della società. Un risultato importante che dimostra ancora una volta come l’Italia sappia affrontare le sfide più difficili dando il meglio di se’ nell’unità”. ha concluso il presidente Mattarella.

Meloni: “Rinnoviamo le doverose scuse dello Stato”

Nel quinto anniversario del crollo del Ponte Morandi si rinnova il dolore per le quarantatré vite spezzate in una tragedia che ha colpito al cuore Genova, la Liguria e l’Italia intera. Le quarantatré vittime, la sofferenza dei loro cari e i disagi degli sfollati rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria. Così come non dimenticheremo mai l’eroismo dei soccorritori e l’impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo. L’orgogliosa reazione dei genovesi, vettore decisivo della ricostruzione e della rinascita della città, è un esempio altrettanto potente della capacità del nostro popolo di non lasciarsi mai abbattere dalle difficoltà, anche le più estreme, e di sapersi rialzare. Da questa forza, dalla collaborazione tra le Istituzioni e dalle migliori energie del sistema imprenditoriale italiano è nato quel ‘modello Genova’ che ha permesso, in tempi record, di ricucire lo strappo inferto dal crollo del Morandi con la costruzione del nuovo Ponte Genova San Giorgio” ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ma sono tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta. La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto. A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro – tutto -, rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia. Il processo sul crollo del Morandi è ancora in corso. La giustizia sta lavorando e noi, come tutti gli italiani, confidiamo nel lavoro dei magistrati. Il nostro augurio è che la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati. Perché sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita“. ha concluso la Meloni.

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