L’ Agenzia delle Entrate si è impegnata ad aumentare di 2,8 miliardi di euro le entrate entro il 2025 riducendo l’evasione fiscale. Una lotta all’evasione a colpi di algoritmi e big data. L’analisi dei big data e l’interoperabilità delle banche dati costituiranno degli strumenti fondamentali per raggiungere questo obiettivo. “L’ Archivio dei conti correnti è una risorsa fondamentale – ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Ruffini in un’intervista al Corriere della Sera – . Le prime estrapolazioni basate su dati pseudonimizzati consentiranno di individuare, ad esempio, i soggetti che avevano grandi movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la dichiarazione dei redditi“. Ma come funzioneranno i controlli?
Il processo di analisi del rischio prevede dieci fasi che partono dall’individuazione della platea di riferimento, definizione del criterio di rischio e scelta del modello di analisi all’identificazione dei soggetti e alla predisposizione delle liste selettive, ha spiegato l’Agenzia delle Entrate nella sua “Informativa sulla logica sottostante i modelli di analisi del rischio basati sui dati dell’archivio dei rapporti finanziari”. Nel corso dell’analisi dei dati viene sempre garantito l’intervento umano e non si fa uso di alcun tipo di processo decisionale completamene automatizzato, assicura l’ Agenzia delle Entrate. Inoltre gli esiti delle analisi non vengono utilizzati per emettere direttamente provvedimenti, ma soltanto per segnalare alle strutture di controllo i soggetti con un elevato livello di rischio.
Cos’è l’anonimometro e come funziona
L ’Agenzia delle entrate ha sviluppato un algoritmo, l’ “anonimometro”, che consente di utilizzare e incrociare le informazioni contenute nell’Anagrafe dei conti correnti per individuare i soggetti a rischio e gli evasori. I dati personali dei contribuenti nel momento in cui vengono utilizzate le informazioni dell’archivio, vengono pseudonimizzati cioè sostituiti da dei codici fittizi, in modo che, nel corso del trattamento dei dati finanziari non sia mai possibile associarli a una determinata persona, prima che sia stata verificata la presenza di un rischio fiscale. Questo meccanismo ha già ottenuto il parere favorevole del Garante della privacy.
Lotta all’evasione: come vengono incrociati i dati
Il processo di incrocio dei dati può avvenire in due modi. Si possono usare come punto di partenza i dati finanziari e dei conti correnti e successivamente confrontarli con quelli delle banche dati del Fisco o, al contrario, si può partire da una platea di titolari di partita Iva “che operano in uno specifico settore economico e dichiarano ricavi o compensi inverosimili per la categoria di appartenenza” e poi verificare i movimenti sui conti correnti. “La variabile predittiva sarà associata esclusivamente ai soggetti per i quali è già stato deterministicamente individuato un rischio fiscale e non vincolerà in alcuno modo il personale addetto alle strutture di controllo”, spiegano dall’ Agenzia delle entrate.
Le analisi statistiche
Le analisi statistiche a loro volta, possono consentire di individuare anomalie rilevanti nella distribuzione di alcune variabili come il numero di accessi alle cassette di sicurezza, la frequenza dell’apertura e/o chiusura di rapporti, l’elevata numerosità di conti correnti e altre tipologie di rapporti finanziari. L’ Agenzia delle Entrate chiarisce che “le incongruenze oggettive e concrete che connotano la posizione fiscale di un contribuente, emerse nell’ambito delle analisi svolte, saranno oggetto di successivi approfondimenti a cura delle strutture locali preposte ai controlli, le quali garantiranno in ogni caso il pieno rispetto del principio del contraddittorio“.