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22 Novembre 2024 03:21

Si “spacca” il Csm sulla giudice di Catania Iolanda Apostolico

Una parte dei togati prevalentemente di sinistra, chiede di aprire una pratica a tutela del magistrato al centro delle polemiche. Magistratura indipendente però non firma: "La militanza politica non ci appartiene". Quello che dovrebbe capire ed applicare quando insossa la toga la giudice Apostolico...

Il Consiglio Superiore della magistratura si divide sul “caso” del giudice di Catania Iolanda Apostolico. Al centro, la richiesta depositata oggi di aprire una pratica a tutela della giudice che non ha convalidato il trattenimento di quattro migranti a Pozzallo, disapplicando il decreto Cutro, ritenendolo illegittimo. Istanza firmata da 13 consiglieri delle correnti di Area, Md ed Unicost, e dagli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda ,  ma non dai membri togati di “Magistratura indipendente“.

Dal testo finale sul quale era stata organizzata ieri una raccolta firme all’ultimo sono scomparsi i riferimenti diretti alle parole del premier Giorgia Meloni che si era dichiarata “basita” dalla decisione della giudice Apostolico mentre si parla “di dichiarazioni da parte di esponenti della maggioranza parlamentare e dell’Esecutivo che, per modi e contenuti, si traducono in autentici attacchi all’autonomia della magistratura” la solita lagna di quei magistrati-politicanti che si sentono degli “intoccabili” .

La “rimozione” delle parole del premier Meloni non è stato però sufficiente a convincere i consiglieri di Magistratura Indipendente la corrente notoriamente “moderata” dell’organo di autogoverno dei giudici. Si legge ancora nel documento un riferimento alla “grave delegittimazione professionale del giudice estensore dell’ordinanza” per la quale i magistrati firmatari hanno chiesto “con la massima urgenza” l’apertura di una pratica a tutela della Apostolico .

Molte delle accuse nei confronti della giudice di Catania sono consieguenti al suo richiarato orientamento politico, che finché il suo profilo Facebook è stato visibile e, quindi, pubblico, era sotto gli occhi di tutti. C’era in bella mostra, come primo post della sua bacheca, una petizione del 2018 per chiedere ai parlamentari la sfiducia dell’allora ministro Matteo Salvini e c’erano diversi post in difesa di migranti e Ong. Chissà come mai… la giudice ha fatto scomparire il proprio profilo da Facebook ?!!!

Salvini infatti sembra essere particolarmente inviso a tutta la famiglia di Apostolico, come dimostra quel “like” che lo stesso giudice, il 16 agosto 2018, aveva messo su un post di suo marito Massimo Mingrino impiegato del tribunale etneo, anche lui simpatizzante della sinistra rossa, attivista di Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, il quale a differenza di sua moglie ha lasciato aperto il suo profilo. sul quale negli ultimi anni ha pubblicato post assai critici contro la politica in tema di immigrazione degli ultimi governi, senza per altro risparmiare quelli di sinistra. “Minniti, Salvini, Lamorgese, una sequenza senza interruzione – scriveva Mingrino nel 2021 – istituzioni che lasciano crepare migliaia di persone in mare mentre imbarcazioni della Guardia costiera languono nei porti spesso e volentieri con i motori accesi. Potrebbero salvare centinaia di vite ogni giorno”.

Il marito della giudice Apostolico ha pubblicato anche una foto di una festa “multietnica“,che si tenne a Milena, in provincia di Caltanissetta, in quella che lui definisce “la nostra arretrata Sicilia”. All’interno della foto, compaiono alcuni ragazzi di colore che sembrano ballare e la didascalia di Mingrino è molto chiara: “Festa di piazza, si balla, si salta, tutti insieme… Allegria, energia, gioia… Fanculo Salvini. Una didascalia colorita alla quale il giudice ha esternato il suo consenso. Una chiara manifestazione del suo orientamento politico, legittimo al di là di ogni contestazione, finché però non entra nelle aule di tribunale e si indossa la toga di giudice che dovrebbe essere in quella veste apolitico ed imparziale.

La giudice di Catania  Iolanda Apostolico è evidentemente “schierata” in favore di quella sinistra radicale che appoggia con convinzione i movimenti no-borders e le Ong ed è per tale ragione che in molti considerano la sua una sentenza ideologica. Disapplicando il decreto Cutro ha di fatto rimesso in libertà quattro tunisini, dei quali due peraltro già con precedenti. Nessuno di loro ha il profilo del rifugiato, e quindi non si configura per loro la protezione internazionale. Una ragione in più a conferma del sospetto di una decisione “ideologica”, che però la Apolistico rigetta al mittente dichiarandosi convinta dell’inattaccabilità della sua decisione, che verrà  opposta dal Governo, per voce del Ministro dell’ Interno, che ha già annunciato il ricorso in Cassazione, che verrà depositato nei prossimi giorni.

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