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22 Novembre 2024 03:08

La Guardia di Finanza di Taranto confisca ben per circa 2milioni e mezzo di euro

Gli introiti delle lucrose attività delittuose perpetrate sarebbero stati quindi impiegati dal soggetto nell’acquisizione di beni e nella gestione di imprese, queste ultime intestate ai suoi più stretti familiari, il cui valore è risultato nettamente eccedente rispetto alle fonti di reddito ufficiali dichiarate al Fisco.

Nella mattinata odierna i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto hanno dato esecuzione a un provvedimento, emesso dalla Corte di Appello di Lecce, applicativo della confisca definitiva di beni del valore stimato in circa 2,5 milioni di euro. L’esecuzione del provvedimento ablatorio rappresenta l’epilogo di complesse investigazioni, coordinate in ogni loro fase dalla Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia- nei confronti di Salvatore Mignogna, 59 anni, un pregiudicato tarantino ritenuto “socialmente pericoloso” perché condannato per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione dei reati di usura, rapina, estorsione, sequestro di persona, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti e contrabbando di sigarette.

A tale ultimo proposito, è difatti emerso che il pregiudicato ricoprendo un ruolo di rilievo nella frangia jonica, ha partecipato all’associazione di stampo mafioso denominata Sacra Corona Unitadedita all’usura, alle rapine, al contrabbando di tabacchi lavorati esteri e al traffico di sostanze stupefacenti e caratterizzata dal controllo sociale del territorio e delle attività economiche ivi insistenti.

Gli introiti delle lucrose attività delittuose perpetrate sarebbero stati quindi impiegati dal soggetto nell’acquisizione di beni e nella gestione di imprese, queste ultime intestate ai suoi più stretti familiari, il cui valore è risultato nettamente eccedente rispetto alle fonti di reddito ufficiali dichiarate al Fisco.

Sussistendo i prescritti presupposti di natura soggettiva e oggettiva previsti dal “Nuovo Codice Antimafia”, il Tribunale salentino, nel novembre 2020, accogliendo la conforme proposta avanzata dalla Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia-, basata sul solido compendio raccolto dalle Fiamme Gialle tarantine, ha quindi emesso nei confronti del proposto un provvedimento di sequestro anticipato di beni, al quale ha fatto seguito, nel marzo 2022, quello della confisca. Nel luglio 2023 tale provvedimento ablatorio è divenuto definitivo.

Tra i beni oggi confiscati sono ricompresi una villa con piscina in località Lido Azzurro di Taranto, un’autovettura, significative disponibilità finanziarie e i compendi aziendali di 2 avviate imprese, correnti nel capoluogo di provincia, attive nel settore della ristorazione (la “Trattoria del Nonno”) ed una pescheria una operante nel settore della vendita di prodotti ittici freschi. Quanto confiscato sarà definitivamente affidato alla gestione dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata ai fini del proficuo utilizzo.

L’operazione di servizio in argomento testimonia il costante impegno della Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia-  e della Guardia di Finanza di Taranto nell’aggressione dei patrimoni di illecita formazione accumulati dalla criminalità organizzata. Il sequestro di patrimoni illeciti assume un valore anche “sociale” poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate nel tempo alla criminalità.

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