di Vincenzo Cesareo *
Taranto è destinataria da tempo di un’attenzione, da parte del governo centrale, che non ha precedenti. Un interesse che abbiamo accolto con grande favore e che non vogliamo disperdere nel clima di incertezza che la complessità della questione Ilva purtroppo ci consegna, con i suoi ma e i suoi se. Oggi vorrei che uscissimo da questo Consiglio Centrale forti di nuove consapevolezze.
Non impegnerò molto del vostro tempo per questo mio intervento, ma vorrei tuttavia riuscire a rendere al meglio il momento delicato e importante che vive in questo momento il sistema Taranto nella sua interezza. Mi concentrerò, giocoforza, su parte di questo sistema, che è poi quello che ha consentito alla grande fabbrica di viaggiare speditamente nei suoi primi 50anni di vita e che in questi ultimi tre anni, particolarmente, ne ha praticamente retto le sorti.
Sto parlando delle aziende dell’indotto Ilva di Taranto, delle “nostre” aziende, di quelle piccole, medie e grandi imprese che hanno scommesso su una partita che pur non avendo ancora perso le ha sicuramente –e pesantemente – penalizzate. Oggi le aziende dell’indotto registrano, a livello nazionale, un passivo di 250 milioni di euro: 150 riguardano Taranto e la sua provincia. Una cifra che incombe gravemente sui bilanci di quelle realtà che, contrariamente ad altre, sono ancora in piedi e che hanno retto l’onda d’urto della crisi dell’ Ilva, con tutti gli strascichi che la stessa ha prodotto.
Senza queste aziende il sistema Ilva perde una parte importante della sua identità: professionalità consolidate, esperienza e preparazione acquisite in decenni di rapporto con la grande fabbrica. La città rischia di perdere un pezzo fondamentale del suo tessuto produttivo. Non basta assicurare la produzione. Non basta far andare avanti le pur indispensabili, fondamentali opere di risanamento e di bonifica. E’ un intero sistema che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale.
Finora le istanze portate avanti da Confindustria, che nel difficile percorso degli ultimi 24 mesi ha sostenuto fortemente il nostro impegno, profuso per consentire a queste imprese di traguardare un momento difficile attraverso l’adozione di strumenti mirati (sospensione dei tributi erariali, accesso al Fondo di Garanzia), non hanno ottenuto alcun tipo di riscontro.
Il Governo, pur guardando a Taranto con un’attenzione indubbiamente eccezionale, guardando a questa città come realtà industriale da salvaguardare e rendere nuovamente competitiva, non è riuscito a garantire a queste aziende, e quindi a tutto il nostro sistema produttivo, il ristoro anche parziale di quelle risorse che pure hanno consentito all’azienda dell’acciaio di andare avanti quando la situazione era già fortemente compromessa.
Noi abbiamo bisogno di dare risposte ai nostri imprenditori. Imprenditori abituati, nel tempo, ad affrontare gli alti e i bassi di un mestiere difficile. Noi abbiamo questa fortuna. La fortuna di avere piccoli imprenditori, e capitani d’industria, che rischiano ogni giorno investendo in idee e progetti. Abbiamo il dovere di sostenere questo grande impegno.
Non possono, queste aziende, pagare un dazio così alto, e oggi siamo qui anche per questo e abbiamo bisogno di voi: per ribadirlo ancora una volta e con forza, per testimoniare il sostegno di Confindustria a imprese che dopo tante promesse oggi non vedono ancora una reale via d’uscita! C’è, dall’altra parte, la grande partita della “risalita” del nostro territorio.
Dobbiamo andare avanti con la forza delle nostre idee, con la certezza delle cose da fare, delle potenzialità offerte da una città ancora in gran parte inespressa. E’ da questo assunto che nasce il nostro Progetto di Sviluppo per l’Area di Taranto – che abbiamo già portato alla vostra attenzione – all’interno del quale si tracciano proposte di politica industriale individuando precisi asset su cui intervenire: la città, il rafforzamento del sistema produttivo, l’attrazione degli investimenti, con l’ipotesi di adozione di una serie di strumenti, fra cui la zona economica speciale. Viene richiamata l’adozione di strumenti ad hoc quali, in primis, l’accordo di programma.
Nel documento si ipotizza una visione più ampia del concetto di sviluppo, partendo dal riconoscimento di Taranto quale “area in situazione di crisi industriale complessa”, da portare alla condivisione del Governo centrale e delle istituzioni, Regione, Provincia e Comune. In base a tale status, possono essere attivati specifici progetti di riconversione e riqualificazione industriale che godono pertanto di una cornice normativa già indicata dal governo. Ma non ci siamo, tuttavia, fermati all’adozione di un solo strumento.
Da questo ampio documento, infatti, è scaturita successivamente la “road map” anticrisi che abbiamo sottoscritto con Cgil Cisl e Uil provinciali. La piattaforma di Confindustria e sindacati supera le logiche di breve periodo dettate dalle singole emergenze, rafforzando ed allo stesso ampliando gli obiettivi del Cis, il Contratto Istituzionale di Sviluppo, proprio ieri sul tavolo del Governo, per guardare al territorio in una logica sistemica di lungo periodo. Vengono focalizzati, in particolare, i problemi occupazionali e l’uso della contrattazione quale strumento capace di garantire un armonico sviluppo del territorio fondato sull’applicazione di buone pratiche.
E’ importante quindi proseguire per la strada della concertazione, ottimizzare le risorse, individuare le leve da muovere ed andare avanti nel segno della concretezza che da sempre ci contraddistingue: ma è fondamentale- e questa è la migliore sede per poterlo affermare – che lungo questo percorso si vada assieme, perché il Sistema Taranto non crolli, con grande nocumento per Il Paese e altrettanta grande soddisfazione per i suoi concorrenti esteri. Perché – non ci stancheremo mai di dirlo – non sarebbero solo le aziende del territorio ad accorgersene, o il già pesantemente penalizzato tessuto sociale ed economico tarantino. Pesante sarebbe l’impatto sulla produzione, nazionale ed europea. Pesante l’impatto sulla bilancia commerciale, sull’export pugliese.
Ma più che le cifre, parla una realtà che cambia sotto i nostri occhi, ogni giorno, e che ci impegna a trovare la strada della crescita e dello sviluppo industriale: moderno, sostenibile, ecocompatibile. Noi crediamo, siamo ancora convinti, che si possa fare. E vorremmo voltarci, nel mezzo di questo percorso, ed avere la certezza di non essere soli.
- Presidente Confindustria Taranto