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22 Novembre 2024 02:57

Tutto tace sulla “vertenza Gazzetta del Mezzogiorno” ed i licenziamenti mentre gli editori continuano a prendere appalti pubblici milionari.

Chissà se il vertice dell' Acquedotto Pugliese è a conoscenza che il presidente della CISA spa di Massafra, rag. Antonio Albanese ha dei precedenti penali e ben due processi in corso a carico, uno per smaltimento di rifiuti tossici a Lecce, ed uno aver ostacolato il corso della giustizia a Taranto.

Un raggruppamento di società guidato dalla Cisa di Massafra, di cui fanno parte Suez Italy, Suez International, Edil Alta ed Ecologica spa, con un gruppo di progettazione guidato da Ai Engineering con Consorzio Uning e Suez Italy si è aggiudicato alla fine di settembre un appalto integrato da 81,8 milioni di euro per la progettazione e la realizzazione dell’del primo impianto di dissalazione pugliese, quello che sorgerà a Taranto e renderà potabili le acque salmastre prelevate dalle sorgenti del Tara. Alla base della realizzazione dell’impianto c’è la tecnologia della multinazionale francese della società Suez di Parigi.

Il contratto di appalto verrà firmato al termine delle verifiche sul possesso dei requisiti. Chissà se il vertice dell’ Acquedotto Pugliese è a conoscenza che il presidente della CISA spa di Massafra, rag. Antonio Albanese ha dei precedenti penali e ben due processi in corso a carico, uno per smaltimento di rifiuti tossici a Lecce, ed uno aver ostacolato il corso della giustizia a Taranto. Possibile che all’ Acquedotto Pugliese non sappiano nulla ?

Il dissalatore previsto dall’ Acquedotto Pugliese fa parte di una strategia di diversificazione degli approvvigionamenti. In base al piano industriale predisposto dal presidente Aqp, Domenico Laforgia, e dal direttore generale Francesca Portincasa, questa strategia potrebbe prevedere anche la realizzazione di un secondo dissalatore gemello a Manfredonia.

Il progetto prescelto si basa su una tecnologia sviluppata dai francesi della Suez, già applicata nella realizzazione del dissalatore dell’isola D’Elba, che produce un basso livello di salamoia di scarto (un liquido ad alta concentrazione di sale, che può alterare l’equilibrio delle acque in cui viene riversato). La salamoia finirà nell’area portuale di Taranto, in una zona del molo polisettoriale dove insistono altri scarichi. Il dissalatore del Tara produrrà a regime 650 litri al secondo di acqua che verrà remineralizzata aggiungendo acqua dolce e poi inviata al serbatoio di Taranto da 200mila metri cubi. La realizzazione del dissalatore è finanziata per 27 milioni di euro dal Pnrr, e dovrà essere realizzata entro due anni ed una volta in esercizio sarà il più grande d’Europa.

Alla gara avevano partecipato quattro raggruppamenti societari. L’offerta vincitrice presentata dalla cordata guidata dalla CISA spa è quella che ha ottenuto il miglior punteggio soltanto per il progetto tecnico (realizzato dai francesi della Suez) ma soltanto il secondo miglior punteggio per il ribasso (9,194%) che ha superato la verifica di congruità: il valore di aggiudicazione dell’appalto è stato di 81,8 milioni di euro. Al secondo posto si è piazzato il raggruppamento guidato dalla barese Cobar insieme agli spagnoli di Acciona, al consorzio Infratech, e al consorzio guidato da Castiglia che riuniva le società Putignano di Noci e la Faver di Bari.

Questi i nostri articoli sui problemi giudiziari di Antonio Albanese

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