Il gup di Firenze ha dichiarato illegittimi i sequestri scattati nel corso dell’inchiesta Open di chat e mail di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Francesco Bonifazi che peraltro non è neanche indagato, relativi al periodo in cui erano parlamentari. Il Gip contestualmente in linea con la richiesta della procura, ha chiesto alla Camera ed al Senato l’autorizzazione a procedere al sequestro. La decisione arriva sulla scia della sentenza della Corte costituzionale, secondo cui chat e mail avrebbero dovuto essere acquisite solo dopo il vaglio delle Camere, perché protette dalle garanzie costituzionali che tutelano la corrispondenza dei parlamentari. L’udienza preliminare riprenderà il 4 aprile 2024.
Immediato il commento di Renzi su X (Twitter): “Oggi ennesima puntata dell’udienza preliminare Open. La gup ha detto che i sequestri di corrispondenza fatti dal pm Turco erano illegittimi. Tanto per cambiare. Quindi ennesima vittoria nostra, ennesima sconfitta dei pm di Firenze. Una vicenda sempre piu’ incredibile”.
Le conversazioni erano finite agli atti dopo essere state acquisite dagli inquirenti anche presso terzi. Come Marco Carrai, notoriamente “braccio destro” del leader di Italia Viva, uno degli 11 protagonisti dell’inchiesta sulla macchina da eventi che organizzava l’evento della “Leopolda” a Firenze, e che secondo le accuse era di fatto uno schermo per aggirare le norme di trasparenza sul finanziamento ai partiti. Il fatto è però che la “Leopolda” non era una manifestazione di partito.
L’altro bersaglio delle “acquisizioni” era stato Vincenzo Manes, anch’egli non indagato, al quale l’ex premier Renzi aveva chiesto in una chat su Whatsapp un passaggio scontato senza dover spendere una somma enorme per volare a Washington, dove era atteso per la cerimonia per i 50 anni dalla morte di Robert Kennedy. “E’ Una figata storica quella di parlare ad Arlington per la cerimonia di Bob Kennedy, 50 anni dopo – scriveva il 4 giugno del 2018 Renzi in chat a Manes – devo però votare contro i grillini martedì alle 17, rischio di non avere voli (…) non posso evitare di votar la sfiducia a queste merde”.
In una nota informativa la Guardia di Finanza aveva messo in evidenza lo scambio di messaggi prima del viaggio, con Renzi che avrebbe mostrato perplessità per i costi di affitto di un jet privato – soluzione adottata in seguito per una spesa di 135.000 euro a carico della Fondazione – e chiedeva una mano per ottenere uno sconto rispetto ai centomila euro di preventivo. “C’è qualche tuo amico riccone che viaggia dopo le 18 verso Washington? O hai contatti per prendere un aereo a poco?”. Successivamente arrivava la rassegnazione: “Stiamo prendendo un volo privato come Fondazione, non abbiamo alternative, temo. Speriamo di poter partire da Parigi o Londra in serata”.
Nel contesto del quadro normativo “assume una rilevanza centrale“ la decisione della Corte Costituzionale di quest’anno sul caso Renzi/Open: “I giudici hanno chiarito che il concetto di corrispondenza, cui va assicurata la tutela accordata dall’articolo 15 della Costituzione, si estende a ogni strumento che l’evoluzione tecnologica mette a disposizione”. Inoltre secondo la Consulta nel pieno rispetto del diritto di difesa, l’indagato “deve avere accesso alla prova anche se acquisita all’estero ottenendo la versione originale e criptata dei messaggi e le chiavi di sicurezza necessarie alla decriptazione“.
| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |